“La cosa più importante da sapere su Charlie Kirk è che era un guerriero gioioso. Questo trentunenne era l’attivista conservatore più importante d’America, ma non era un uomo arrabbiato. Era sposato, aveva due figli piccoli ed era un devoto cristiano evangelico. Quando gli è stato chiesto in un’intervista come sperava di essere ricordato dopo la sua morte, ha risposto: ‘Per il mio coraggio nella fede’“.

Così Rod Dreher su Kirk. In effetti egli era detestato dai progressisti non solo per la sua opposizione al “politicamente corretto” e all’ideologia woke. Ma anche per il cordiale rispetto che aveva verso di loro. Li trattava come si deve fare fra esseri umani e “provava a dialogarci. Due colpe imperdonabili” scrive Ludovico Vicino “per chi disprezza l’umanità e odia se stesso”.

Kirk ha portato nelle università americane, piene di dogmatismo ideologico e intolleranza, il seme prezioso della libertà, del confronto sereno con tutti e della razionalità.

“Charlie era affascinato dalle idee ed era sempre disposto a imparare e a cambiare idea”, ha scritto JD Vance. Ascoltava tutti e accettava duri attacchi e insulti. Lui non insultava mai e di solito trionfava con la sua strepitosacapacità dialettica. È riuscito addirittura a influire sul voto giovanile alle ultime elezioni presidenziali, come gli ha riconosciuto con ammirazione Trump.

I Campus si appassionavano ai suoi eventi intitolati “Prove Me Wrong” (dimostrami che ho torto). A quello di mercoledì indossava una maglietta con la scritta “Freedom” (libertà). Era il primo di quindici appuntamenti in altrettante università, attualmente in polemica con Trump che contesta la soffocante egemonia woke.

In un’America spaccata in due, Kirk rappresentava un possibile futuro di rispetto reciproco. Sapeva che, a quelle sue assemblee, diventava un bersaglio. Riceveva minacce, ma riteneva fondamentale che le due Americhe si parlassero. Diceva: “Quando le persone smettono di parlare, ecco che arriva la violenza, arriva la guerra civile”.

Chi lo ha messo a tacere con la violenza vuole appunto che vinca l’odio, la guerra civile. Chi ha sparato non voleva uccidere solo lui, ma anche la speranza,la possibilità, che tanti giovani hanno scoperto, di un dialogo libero, senza pregiudizi, con la fiducia nella ragione e nell’umanità.

Ecco perché quell’arma ha sparato contro tutti gli americani e contro tutti noi. Il messaggio di questo assassinio è racchiuso nello slogan che era usato dalla Brigate rosse in Italia: “Colpiscine uno per educarne cento”.

Uccidendo il corpo, volevano uccidere l’anima di Kirk. Cosa c’era nell’anima di questo giovane americano? Quel “dialogo socratico” (come lo definisce Giovanni Sallusti) con cui dissolveva i dogmatismi ideologici, i pregiudizi, l’intolleranza e il conformismo, portando tutti a valutare i fatti e gli argomenti con obiettività, nasceva dalla sua profonda fede cristiana.

Amava Colui che, inerme, con la sua presenza, i suoi atti e la sua parola, senza sottrarsi all’odio e al martirio, ha cambiato il mondo.

In un tweet dell’aprile 2021, Kirk aveva scritto: “Gesù è morto per noi. È stato torturato per noi. È un dono per gli uomini feriti. È un maestro per chi si è perduto. Ha sofferto affinché noi potessimo essere perdonati. Gesù è amore. Gesù è il Signore”.

Charlie testimoniava la sua fede apertamente come il tesoro più prezioso che aveva. Dicono che ultimamente lui, evangelico, si stesse avvicinando alla Chiesa Cattolica. E, in effetti, in un suo video recente, ha avuto parole toccanti per la figura della Madonna e ha invitato i protestanti a onorarla di più.

In ogni caso da persone come lui e da altri evangelici che vivono sotto regimi avversi, sopportando coraggiosamente persecuzione e martirio, i cattolici hanno da imparare. Intendo  noi cattolici italiani ed europei che neanche ci accorgiamo più delle testimonianze e delle continue notizie di martirio che ci arrivano, ogni settimana, dai cristiani in Africa o in Asia.

La nostra non è solo tiepidezza. È qualcosa di peggio. Il Vangelo ci mette in guardia dal rinnegamento e dal tradimento. Paolo VI denunciò il “fumo di Satana entrato nel tempio di Dio” (un pensiero estraneo e avverso). Don Giussani ammoniva: “la Chiesa ha avuto vergogna di Cristo, di dire chi è Cristo”.

Su tutto questo dovremmo riflettere. Se consideriamo gli ultimi decenni vediamo che, nella Chiesa, è accaduto qualcosa di strano: è stato considerato “magistero” ciò che contraddice l’insegnamento cattolico di sempre. Dilaga la subalternità a tutte le mode ideologiche mondane. Il conformismo progressista, anche sui temi più opposti al cattolicesimo, è diventato la via indicata, da seguire.

Non solo si evita di dare una chiara testimonianza cristiana e di prendere posizione controcorrente su temi scottanti, ma nella Chiesa si è cominciato a bollare come “divisivo” chi lo fa (come Kirk).

Così si teorizza l’opposto di ciò che Gesù dice di se stesso: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (cioè la divisione, un diverso sguardo su tutto).

Subito prima Egli aveva detto: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10, 32-36).

Proprio mercoledì, il giorno dell’assassinio di Kirk, la liturgia cattolica aveva questo passo del Vangelo: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.  Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti”. Ma “guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc 6, 22,26).

È facile vedere chi sono gli ecclesiastici e i cattolici acclamati e osannati dai media, dall’ideologia dominante.

Antonio Socci

Da “Libero”, 12 settembre 2025