E’ SPARITO IL CENTRODESTRA (MA SOLO DAL PALAZZO DELLA POLITICA)
Dov’è finito il Centrodestra? Esiste ancora? La risposta a questa domanda diventa sempre più urgente. Nel Paese c’è sicuramente un “popolo di centrodestra” che continua ad essere maggioritario (nei sondaggi stacca di molti punti la Sinistra), ma nei palazzi della politica non si vede più una leadership riconosciuta e una coalizione unita. Anzi, pare che ogni giorno crescano le polemiche, le diffidenze e le distanze fra i leader.
Da queste colonne, con mesi di anticipo, ci eravamo chiesti se il Centrodestra sarebbe arrivato unito alle elezioni politiche, viste le scelte opposte sul governo Draghi, e avevamo espresso forti dubbi sulla possibile ricucitura.
Gli eventi ci stanno dando ragione e ora quella domanda torna con drammaticità, perché alle elezioni del 2023 manca solo un anno ed è anche possibile che il governo in carica vada in crisi, che si sciolgano le Camere e che si voti a breve, nel 2022.
È pur vero che la sopravvivenza, stentata e turbolenta, di questa legislatura è garantita da un partito formidabile, quello che molti chiamano “il partito del mutuo”, cioè la volontà di permanenza dei parlamentari attuali che, in gran parte, sanno che non verranno rieletti per varie ragioni.
Tuttavia l’esecutivo Draghi ha esaurito la sua ragion d’essere portando a compimento la vaccinazione e l’approvazione del Pnrr. Adesso si apre una stagione conflittuale perché si dovranno fare scelte politiche che vedranno divisi i componenti dell’attuale maggioranza: è impossibile che, nell’imminenza della campagna elettorale, i partiti rinuncino alle loro scelte di fondo, specialmente sulle questioni economiche e fiscali. Si delegittimerebbero agli occhi dei loro elettori alla vigilia del voto.
Del resto il premier – dopo aver mancato l’obiettivo del Quirinale – sembra cercare l’occasione per potersi chiamare fuori. La prova generale si è già vista la settimana scorsa: sappiamo che non accetterà altri episodi analoghi.
Infine è molto difficile che – se cade questo esecutivo – se ne possa fare uno “balneare” con un diverso premier, che magari rattoppi la vecchia maggioranza del Conte 2. Sarebbe debole, senza la credibilità internazionale di Draghi, tenuto insieme solo dalla volontà di sopravvivenza dei parlamentari.
Quindi – in caso di crisi – è molto probabile il voto. Per questo il “popolo di centrodestra”, la parte d’Italia che si sente alternativa alla Sinistra e vorrebbe invertire il declino del Paese, guarda con sconcerto il divampare delle polemiche e delle divisioni fra i partiti della sua coalizione.
Quell’elettorato aveva mandato un segnale di malessere con l’astensionismo alle amministrative dell’autunno scorso, in cui il Centrodestra si era presentato con candidati sbagliati perché decisi all’ultimo momento e senza unità d’intenti.
Dopo la sconfitta non c’è stata nessuna riflessione politica vera e non si è visto nessun tentativo ritrovare una solida unità e di darsi una strategia e un progetto.
Le vicende relative all’elezione del presidente della Repubblica hanno mandato in pezzi anche l’ultimo residuo di unità che, pur mugugnando, i partiti del Centrodestra avevano conservato.
Ora tutto sembra frantumato. Una parte sta nella maggioranza di governo e una parte all’opposizione, le divisioni fra i leader sono evidenti e dichiarate e ognuno dei tre partiti – più o meno esplicitamente – rivendica per sé una leadership politica che – a quanto pare – punta a Palazzo Chigi malgrado gli altri.
Del resto non si vede all’orizzonte nessuna iniziativa per sminare il terreno, ricucendo i rapporti fra i leader: i personalismi sembrano prevalere.
Tanto meno c’è in atto un lavoro di elaborazione di un programma serio, unitario e ponderato per il Paese. Né è in corso la selezione e la preparazione di una classe di governo che sappia far fronte all’enorme mole dei problemi che incombono sull’Italia.
Ai pochi che avvertono i leader del Centrodestra che il tempo si sta facendo breve, sembra di abbaiare alla luna. Risultato possibile: avremo di nuovo il Pd al governo per altri cinque anni e proseguirà il declino dell’Italia.
Antonio Socci
Da “Libero”, 21 febbraio 2022