L’agonia di questo governo si trascina in un’imbarazzante ricerca di transfughi che paralizza tutto, mentre l’Italia è in emergenza sanitaria ed economica. L’obiettivo è un qualche rattoppamento dell’esecutivo. Oggi Eugenio Scalfari su “Repubblica” sostiene che “Conte è appoggiato in questo suo tentativo anche dal presidente della Repubblica”. Ma, per quanto mi risulta, questo non è vero. Il Presidente Mattarella è invece il primo ad essere sconcertato dalla situazione a cui vorrebbe metter fine per dare all’Italia la stabilità di guida di cui ha assoluto bisogno. Ed ecco l’articolo che ho pubblicato stamani su “Libero”.

 

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Ma come e perché siamo arrivati a questo punto? Come e perché ci siamo ritrovati ad essere fra i paesi più devastati del mondo dal Covid (per numero di vittime e crollo economico), mentre il governo dà lo spettacolo avvilente di questi giorni?

Perché questo esecutivo non risponde del suo fallimento, nemmeno in Parlamento, sebbene (come dimostra il formidabile libro di Luca Ricolfi, “La notte delle ninfee”) i suoi disastrosi errori siano palesi?

Come e perché quell’Italia che è stata un tempo la quarta potenza industriale del mondo, oggi depressa e collassata, è ormai un cumulo di rovine?

I prossimi mesi saranno ancora più drammatici dal punto di vista economico e sociale, mentre continua l’emergenza sanitaria: com’è possibile che nessuno se ne renda conto e nel governo siano tutti assorbiti solo dallo stare attaccati alle poltrone?

Come e perché l’Italia deve ancora subire un esecutivo fallimentare che non è solo minoranza nel Paese (e lo attestano le elezioni tenutesi in questi due anni), ma ormai è minoranza pure in Parlamento (come dimostra la recente crisi) e cionondimeno si è abbarbicato agli scranni e sembra tenere “a propria disposizione” le istituzioni per giorni, come sua proprietà, con questa imbarazzante ricerca di transfughi?

Se perfino un sondaggio di “Termometro politico” riportato da “Repubblica” ci dice che il 57,2 per cento degli italiani vuole le dimissioni di Conte e “il 53 per cento considera ‘immorale’ la ricerca dei voti dei ‘costruttori’”, significa che nel Paese il disgusto per la sceneggiata è a livello di guardia e probabilmente molto superiore ai numeri (già alti) del sondaggio.

Alle molte domande che ho fatto sul “come e perché” tento di dare una risposta: tutto questo è la conseguenza delle devastanti anomalie di questa disgraziata legislatura iniziata col voto del 2018.

Enucleo le anomalie. In quelle elezioni si confrontavano tre schieramenti: il Centrodestra, i grillini e la Sinistra. La coalizione che ha avuto più voti (vicino al 40%) è stata quella di Centrodestra, ma inutilmente ha chiesto di avere un mandato esplorativo per tentare la costituzione di un governo.

Scartata dal Quirinale questa possibilità, si è imposto il ruolo centrale del M5S che aveva raggiunto il 32%, un enorme voto di protesta contro i disastri del quinquennio precedente egemonizzato dal Pd.

La centralità del M5S è la prima devastante anomalia per la clamorosa impreparazione dei suoi eletti, per l’assurdità delle loro idee e perché – essendo un voto di pura protesta – nel giro di un anno il loro consenso è crollato nel Paese (infatti si è dimezzato alle europee del 2019).

Si sono così trasformati in un gruppo di parlamentari che, sapendo di non avere un futuro nel Paese, devono aderire a qualunque accordo di governo nel Palazzo se vogliono conservare per cinque anni il seggio: in particolare (quando Salvini ha capito che non poteva governare con loro) si sono alleati, nell’estate 2019, col Pd contro cui avevano condotto tutta la campagna elettorale.

Il Pd è l’altra colossale anomalia. Perché nel 2018 aveva subito la sconfitta più cocente, crollando al minimo storico. Si era scontrato ferocemente col M5S fino al giorno prima, ma appena ha scorto la possibilità di rientrare dalla finestra del potere, dopo essere stato cacciato dalla porta, si è tuffato sulle poltrone ministeriali e ne ha fatto la propria religione: è diventato letteralmente un partito per il potere.

Basti ricordare che Zingaretti ripeteva: “io, e lo dico davanti a tutti e lo dirò per sempre, io mi sono perfino stancato – e lo trovo umiliante – mi sono stancato di dire che non intendo favorire nessuna alleanza o accordo con i 5 Stelle. Non governo con loro!”

Subito dopo, appena il M5S è stato mollato da Salvini, Zingaretti si precipita a far sposare il suo Pd col M5S. Senza nulla comune, nessun programma, nessuna visione del Paese, Pd e M5S si sono inventati il solito collante: l’odio per un Nemico.

Come dice il professor Ricolfi: “la classe dirigente che guida la sinistra, non avendo vere soluzioni per i problemi del paese, ha bisogno di un nemico da demonizzare, disprezzare, odiare: ieri era Berlusconi, oggi è Salvini”.

Un governo nato “contro”, nato dichiaratamente per impedire agli italiani di decidere (perché altrimenti – era il ritornello del Pd – avrebbero fatto vincere il centrodestra), nato cioè con questo disprezzo per il popolo italiano e la democrazia, non poteva che dare risultati disastrosi.

L’Italia è finita in mano allo sconfitto delle elezioni del 2018 e allo sconfitto delle europee del 2019, mentre il partito di maggioranza relativa (la Lega alle europee ha preso il 34,2 per cento) e la coalizione di centrodestra, maggioritaria nel Paese (49,5%), sono all’opposizione.

A queste anomalie si è aggiunta l’anomalia assoluta: Giuseppe Conte. Qui lascio la parola allo storico Ernesto Galli della Loggia che ha spiegato tale anomalia (addirittura) sul “Corriere della sera”: “da tre anni Presidente del Consiglio – caso mai verificatosi a memoria d’uomo in alcun regime democratico – (è) un signor nessuno mai presentatosi in alcuna competizione elettorale, privo di qualunque immagine pubblica precedente, estraneo a qualunque affiliazione che potesse farne indovinare le idee e i valori. E, come l’esperienza ha dimostrato, proprio perciò disposto a essere qualunque cosa, ad abbracciare qualunque punto di vista, a presiedere coalizioni di governo e a promuovere leggi le une l’opposto delle altre”.

Queste tre anomalie, M5S, Pd e Conte sono legate da un solo formidabile, ma devastante, mastice: mantenere il potere. Obiettivo perseguito con il più spregiudicato trasformismo.

Può sprofondare l’Italia, possono ricevere le più cocenti bocciature dagli italiani (che non sanno più come gridarlo), ma loro non si schiodano dal potere. E non si schiodano nemmeno se la componente renziana – con un sussulto di consapevolezza, vedendo che non si può andare avanti così – mette il governo in minoranza al Senato.

A questo punto non si tratta solo di scongiurare un grottesco rattoppamento di questo esecutivo, ma anche un suo camuffamentotramite la sostituzione di Conte con un qualche Gualtieri.

Cadremmo dalla padella nella brace, perché non cambierebbe nulla e perché la performance di Gualtieri come ministro dell’Economia è stata pessima (chiedere tutte le informazioni a Claudio Borghi che le snocciola di continuo). S’impone di mettere in sicurezza il Paese spazzando via anzitutto la logica del “potere per il potere” che caratterizza Pd, M5S e Conte.

Qualunque sia la via scelta (elezioni anticipate o governo istituzionale o di unità nazionale) c’è bisogno di tornare a un esecutivo fatto di persone capaci e competenti che pensino solo ed esclusivamente alle emergenze del Paese e che antepongano l’interesse dell’Italia alle poltrone.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 24 gennaio 2021

 

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