Il mistero di quella ferita nascosta… con una promessa di Gesù.

Il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, pochi mesi fa ci ha elargito questa sorprendente rivelazione: “infine sono Dio” (L’Espresso, 24 novembre 2005). Voleva essere una provocazione intellettuale, in conclusione di un discorso confuso su Darwin. Ma il cardinal Martini, volendo pubblicare una conferenza sul “dialogo fra le religioni”, avrà pensato che La Repubblica fosse il posto adatto. Mi ha colpito che il prelato – parlando di rapporti fra religioni – non abbia mai rammentato Gesù Cristo, nemmeno per sbaglio. Ha fatto dotte riflessioni sul “linguaggio” biblico, ma del Salvatore nulla. Molte parole, ma del Verbo non c’è traccia.

Non è questione di citazioni, ovviamente. Ma viene da chiedersi malinconicamente se non siamo ormai passati tutti dal Verbo alle chiacchiere. Se non abbiamo sostituito l’annuncio della Chiesa Cattolica – “Il Verbo si è fatto carne” – con quello della “chiesa catodica” che più o meno suona: il Verbo si è fatto carta. Mi chiedo se non finiamo tutti, come Scalfari, per confondere Dio con Io, innalzando altari al secondo. Ho ripensato ai versi di Eliot: “O sciagurata generazione d’uomini colti/ traditi nei dedali del vostro stesso ingegno/ Vi ho dato mani che distogliete dall’adorazione/ Vi ho dato la parola e voi la usate in infinite chiacchiere/ Leggete molto, ma non il Verbo di Dio/ Costruite molto, ma non la Casa di Dio”.

Il cardinal Martini non è più arcivescovo di Milano, ma l’epoca di Tettamanzi non sembra diversa, è quella – per capirsi – dove la presidenza dell’ Azione Cattolica ambrosiana sembra aver confuso la Costituzione italiana con il Vangelo e ha lanciato la crociata sul referendum del 25 giugno (e quello di anno scorso sui fondamenti della vita umana?). Leggo in un articolo di Sandro Magister sull’Espresso che, nella cattedrale di Milano, una delle diocesi più importanti del mondo, dal 22 settembre scorso si vuole “modernizzare” il cristianesimo con “videoinstallazioni, musica elettronica e arte astratta”. Il 7 giugno scorso, settimana di Pentecoste, il pubblico è stato deliziato da lettura di Spinoza, il 16 maggio da una conferenza di Panikkar (chiedere informazioni in proposito a Joseph Ratzinger). L’11 maggio, “per introdurre un ciclo dedicato al libro di Giobbe” spiega Magister “è stato chiamato a parlare in Duomo il professor Massimo Cacciari: oltre che sindaco di Venezia, filosofo ‘non credente’, come altri che in anni precedenti avevano preso parte a incontri promossi dal cardinale Martini col titolo, appunto, di ‘Cattedra dei non credenti’. Cacciari ha tessuto l’elogio del vivere senza fede e senza certezze”.

Che geniale idea. Chissà perché non è mai venuto in mente ai padri della Chiesa. Magister prosegue: “Ma forse il momento più rivelatore di come oggi nel Duomo di Milano si intenda fare ‘nuova evangelizzazione’ è stata la Quaresima del 2004… L’intento dichiarato, in tre serate, era di meditare sulle ‘ultime parole di Cristo in croce’. Ma invece che i testi dei quattro Vangeli, al pubblico accorso in Duomo sono state lette – da intellettuali e attori di grido – pagine di autori come Oscar Wilde, Marguerite Yourcenar, Pier Paolo Pasolini, Jack Kerouac. Il tutto era accompagnato da musica e video. Tra i cantanti c’era Alice, vincitrice del Festival di Sanremo nel 1981. Tra i videoartisti c’erano Bill Viola e Michiel van Bakel”. Col pubblico che voltava le spalle all’altare.

Cosa è diventato il nostro cristianesimo? Non è un vanesio brancolare nel buio, un fatuo vaniloquio che strizza l’occhio al pensiero dominante? Temo di sì. E dov’è il cristianesimo vero? Proprio in questi giorni ho letto il libro di Andrea Tornielli, “Il segreto di Padre Pio e Karol Wojtyla”. Senza aver mai fatto conferenze sul dialogo fra le religioni, né trovate multimediali, padre Pio continua ad attrarre atei e agnostici, protestanti, mangiapreti e perfino induisti e buddisti. Padre Pio non parlava di Dio, ma parlava con Dio. Non andava in televisione né rilasciava interviste. Eppure tutto il mondo correva lassù, in quello sperduto paesetto del Gargano. Perché? Cosa c’era? Come era cominciato il “caso padre Pio”? Tornielli ricorda un appunto fondamentale del novembre del 1910 dove il frate scrive: “Da parecchio tempo sento in me il bisogno di offrirmi vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio ora è diventato una forte passione”. Che significa questo desiderio di “offrirsi” per la salvezza dei peccatori come e con Gesù? Don Giussani ha spiegato che proprio questa è la vita cristiana, cioè la santità: “il santo, ciò che brama non è la santità come perfezione; è la santità come incontro, come appoggio, adesione, immedesimazione con Gesù Cristo. L’incontro con Cristo gli dà la certezza di una Presenza la cui forza lo libera dal male e rende la sua libertà capace del bene”.

In effetti questa immedesimazione con Cristo per il frate cappuccino arriva, per grazia, a un vertice vertiginoso, lo stesso di san Francesco. Nel 1911, annota Tornielli, iniziano per padre Pio dei fenomeni strani che culminano con l’incredibile dono delle stimmate, le ferite della crocifissione di Gesù che si aprono sulla carne del frate (padre Pio è il primo sacerdote stimmatizzato). Quelle ferite sono un enigma per la scienza trattandosi di piaghe che non si rimarginano e neanche vanno in cancrena.

Il libro di Tornielli, grazie alla documentazione pubblicata recentemente da Stefano Campanella, direttore di “Tele Radio padre Pio”, rivela che il frate aveva un’ulteriore ferita, che era la più dolorosa, di cui nessuno seppe mai nulla: sulla spalla, la stessa ferita che a Gesù fu provocata dal legno della croce portato fino al Calvario. Una ferita che gli scoprì tre ossa e la cui traccia si scorge anche nella Sindone. Di quella ferita di padre Pio, spiega Tornielli, solo un uomo aveva saputo: un giovane sacerdote polacco che venne a confessarsi dal frate a San Giovanni Rotondo nella Pasqua del 1948. Quel sacerdote era Karol Wojtyla. A lui padre Pio confidò che quella era la ferita più straziante.

Insieme con le altre piaghe essa dava dolori atroci al frate durante ogni santa messa nella quale il cappuccino riviveva fisicamente la passione di Gesù. Un fiume immenso di persone attraverso padre Pio ha ottenuto miracoli straordinari e soprattutto il miracolo della conversione. Satana (che i teologi moderni non rammentano mai) colpiva e torturava continuamente il frate, che era sottoposto a persecuzioni, calunnie, condanne e umiliazioni pure da parte degli stessi ecclesiastici (come molti santi).

Padre Pio accettò tutto per abbracciare ancora di più il dolore di tanti esseri umani, compresi quelli che soffrono in Purgatorio. Prende su di sé e sconta con la sua sofferenza un fiume immenso di peccati e, commosso per i tanti malati che gli si rivolgono, cerca di soccorrere anche la loro sofferenza. Intercedendo per loro, ottenendo spesso prodigiose guarigioni, ma anche concretamente con una grande opera che è un rifugio di tutti i sofferenti, oggi diventato ospedale d’avanguardia nel mondo: la Casa sollievo della sofferenza, fondata proprio 50 anni fa.

Il santo frate voleva far comprendere che la sofferenza chiede carità a tutti e che, vissuta con amore, ha un valore immenso. Era il testimone di quel Gesù che nei vangeli si vede sempre preso da compassione per il dolore degli esseri umani. Quel Gesù che – dicono gli evangelisti – spesso arrivava a sera sfinito perché, senza mai fermarsi, instancabilmente, ascoltava tutti, accoglieva tutti e “guariva tutti”. Questo Dio che si commuove per le nostre sofferenze e che le prende tutte su di sé, questo è il cristianesimo.

E qui si intuisce forse perché Dio abbia voluto nel nostro tempo un santo come padre Pio che i media, sprezzanti, definiscono “medievale”. Lo ha spiegato bene il cardinal Siri: “con le stigmate che ha portato e con le altre sofferenze fisiche e morali, padre Pio richiama l’attenzione degli uomini sul corpo di Cristo come mezzo di salvezza… E’ una verità talmente importante che quando gli uomini, lungo il corso della storia, l’hanno dimenticata o hanno cercato di travisarla, Dio è sempre intervenuto con avvenimenti, fatti, miracoli. Nel nostro tempo, la tentazione di dimenticare la realtà del Corpo di Cristo è grandissima. E Dio ci ha inviato quest’uomo col compito di richiamarci alla verità”.

PS In visione Gesù rivelò a San Bernardo di Chiaravalle l’esistenza di questa straziante ferita e gli promise che per chiunque si rivolgerà a lui in virtù di questa santa piaga, recitando ogni giorno tre Pater, tre Ave e tre Gloria… “perdonerò i peccati veniali e non ricorderò più i mortali e non moriranno di morte improvvisa e in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine e conseguiranno la grazia e la misericordia”

Fonte: (C) Libero 14/06/2006

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