A 96 anni Eugenio Scalfari continua ad elargire all’umanità le sue perle di saggezza. E pare che voglia proseguire a lungo perché si preoccupa per il sole che fra 5 miliardi di anni si spegnerà.

Infatti, spaziando dalla filosofia alla letteratura, dalla politica alla teologia, gli capita spesso di concludere con l’allarme perché “il Sole – la nostra stella portante – sta invecchiando” e, anche se “ci vorranno millenni per vedere un sole ombroso”, lui, Scalfari, è preoccupato. Evidentemente prevede di esser presente allo spiacevole evento e già riflette sul da farsi.

Ieri però ha evitato il solito finale sul sole e, dopo aver scritto del rapporto fra Benedetto XVI e papa Bergoglio, a sorpresa, ha concluso così: “Questo è il futuro, e non ci dimentichiamo le particelle elementari che ruotano intorno al principe di Salina. Speriamo bene”.

Cosa c’entrava? Un messaggio cifrato? La solita, strampalata, evocazione letteraria? Per la verità surreale era tutto l’articolo. Però, dato il rapporto personale che Scalfari vanta con papa Bergoglio (il quale talora sembra usare i loro colloqui per mandare messaggi sulle sue avanzatissime posizioni dottrinali) viene la curiosità di leggere questo pezzo, anche perché “Repubblica” lo ha confezionato in prima pagina con un titolo assai promettente: “Quell’intesa tra i due Papi sui grandi temi dell’umanità”.

L’inizio è solenne: “In queste ore” scrive Scalfari “si sta confermando un accordo intellettuale di grande interesse nella Chiesa cattolica e non soltanto. Si tratta di una intesa tra i due Pontefici: Papa Francesco e Papa Ratzinger”.

L’articolo è corredato da una foto dei due pontefici al concistoro, ma, a parte quella foto (che non significa null’altro che reciproca cortesia), non si vede quale “conferma” ci sia stata (e quando e dove) di un “accordo intellettuale” dal momento che i pontificati di Benedetto XVI e di papa Bergoglio sono su binari diametralmente opposti e anche i pronunciamenti di Ratzinger, da papa emerito, sono tutti sulla linea cattolica del suo pontificato e del pontificato di Giovanni Paolo II. Agli antipodi delle dichiarazioni e dei gesti di Bergoglio.

Anche “i grandi temi dell’umanità” su cui, secondo Scalfari, concorderebbero non sono enucleati perché non esistono. Per Benedetto XVI la più grande tragedia del tempo presente è la cancellazione di Dio, mentre per Bergoglio è il clima. Più divergenti di così…

E’ curiosa però questa sottolineatura di Scalfari: Benedetto XVI è “dimissionario dalle sue funzioni di un tempo, ma pur sempre titolare delle sue teoriche funzioni che dureranno fino a quando la sua vita glielo consentirà”.

Non so se Scalfari si renda conto della complessità teologica dell’argomento che enuncia e di quale ginepraio canonistico implichi, ma certo è significativo se questo concetto proviene dalle sue conversazioni con Bergoglio.

Perché conferma che, con il suo (misterioso) “passo di lato”, Benedetto XVI non ha rinunciato al “munus petrino” e questo apre enormi interrogativi su qual è la situazione attuale della Chiesa e chi è il Papa.

Addirittura Scalfari scrive che “tutte le decisioni della massima importanza che i Papi possono prendere potranno e dovranno essere da entrambi concordate ed attuate”. Ma ciò non è mai accaduto in questi otto anni e significherebbe un papato condiviso, una novità di importanza epocale.

Scalfari prosegue in modo enigmatico: dice che “una situazione di questo genere non era mai avvenuta” (è vero), ma poi cita tre nomi di papi come precedenti (a meno che non alluda a quelli dello Scisma d’Occidente e allora è un segnale che non è farina del suo sacco).

Parla di una “intesa fraterna fra i due… già da tempo discussa dai due attuali pontefici la cui parità” sarebbe stata “da tempo riconosciuta sul piano del pensiero, ma non in modo così formale e sostanziale”. Ma a cosa allude? E’ assertivo, ma non cita nessun fatto pubblico.

Scalfari aggiunge che “oggi riusciamo quasi a immaginare la presenza di due Papi che riescono ad affrontare assieme i grandi temi dell’umanità”. Poi si incarta sul tema della Trinità, con un finale esilarante sulle “religioni diverse” per le quali “Francesco e Ratzinger si divideranno il compito di aver contatti”. Gli esempi? “Pensate ai valdesi, ai cinesi, ai russi, agli irlandesi, ai turchi” (gli “irlandesi” o “i cinesi” sarebbero religioni?)

Difficile raccapezzarsi in un tale guazzabuglio. Ma forse il “cardinal Scalfari” ha orecchiato qualcosa. Bergoglio di fatto ha esaurito il suo pontificato, ormai ingolfato e drammaticamente divisivo dentro la stessa Chiesa. E’ plausibile che s’illuda di rilegittimarlo nei prossimi mesi con l’autorevolezza di Benedetto XVI? Oppure negli ambienti bergogliani si teme il grande carisma di Benedetto che un numero sempre maggiore di credenti vede come il “vero papa” e il vero faro?

Scalfari riferisce confusamente su strategie che ha orecchiato e citare il principe di Salina, protagonista del “Gattopardo”, gli è sembrato pertinente. Ma le particelle elementari? Un’allusione all’indivisibilità? Cosa sta accadendo oltretevere?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 6 dicembre 2020

 

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