La pandemia ha avvelenato il clima che già prima era abbastanza rancoroso. In particolare ad incendiare il dibattito pubblico è stato l’irrompere del fenomeno Novax.

Cosa s’intende per Novax? Non si tratta di chi ha paura a fare il vaccino o di chi ha domande (più che legittime) o dubbi, i quali meritano rispetto e risposte serie e argomentate.

Non si tratta nemmeno di chi critica la gestione dell’emergenza pandemica, disastrosa soprattutto nel primo anno (governo Conte2): questo giornale ha sempre raccontato e criticato gli errori, i ritardi, la confusione, le assurdità di tutte le fasi dell’emergenza.

No, per Novax s’intende un’ideologia. Si potrebbe forse definire: un’ideologia del sospetto universale che delegittima (e rifiuta) ogni autorità.

Ora si ipotizza addirittura che i Novax si trasformino in partito e Michele Serra, su “Repubblica”, auspica la nascita di questo “partito sanguisuga”(così lo chiama lui) perché a suo avviso “si limiterebbe a dissanguare la destra lasciando indenne la sinistra”. Ma non è vero che i Novax sono tutti di destra. Fra l’altro gli intellettuali di riferimento sono perlopiù di sinistra.

Oltretutto i Novax non fanno che rivitalizzare un partito che in Italia c’è sempre stato: il “partito preso”. È il partito impermeabile ai dati di fatto che lo smentiscono, il partito che vede gli altri come Nemici (e non come avversari), il partito che non è interessato al merito dei problemi, ma solo alla domanda “da che parte stai”, perché crede che la realtà sia o “tutta bianca” o “tutta nera”. Mentre la realtà ha mille sfumature e quasi mai è solo bianca o solo nera. Pure le persone non sono mai solo bene o solo male.

Questo manicheismo è tipico dell’ideologia, specialmente quella che per decenni è stata professata a sinistra con una certa dose di rancore e fanatismo. C’è chi cerca origini culturali elevate del “partito Novax” evocando Foucault, Marcuse o la Scuola di Francoforte o la rivoluzione conservatrice libertaria. C’è chi ritiene che, dietro Marx, faccia capolino Nietzsche.

Di fatto il fenomeno Novax è trasversale, da sinistra a destra, e ha “contagiato” pure fasce di opinione pubblica che non erano e non sono di sinistra o di destra, ma hanno idee conservatrici, liberali, a volte sono cattolici e tradizionalisti moderati. Sono caduti nell’ideologia senza neanche rendersene conto e ora sono intrappolati in quei meccanismi psicologici.

Il “partito preso” ovviamente non riguarda solo i Novax. Non ne è immune neanche qualche Sivax. Ma emerge pure su altri temi. Lo si rintraccia per esempio nel dibattito interno alla Chiesa. È una logica che (apparentemente) rende tutto semplice e facile, una logica binaria: bianco o nero. Tutto viene letto e interpretato con questi occhiali. Però la realtà non è mai così. Come pure le persone.

Diverso è l’atteggiamento di chi cerca la verità, un mestiere da uomini liberi: per loro c’è da approfondire i problemi, da comprendere le persone e le idee, da capirne la complessità e spesso le contraddizioni. E questo costa sforzo di immedesimazione e di intelligenza, studio, tolleranza.

Per gli adepti del “partito preso” invece è tutto semplice: basta definire da che parte si sta. Non sono ammessi dubbi. Avanzi una riserva rispetto al “partito” che ti viene attribuito? Allora sei subito bollato come uno che è passato con il Nemico.  Esprimi apprezzamento per qualcuno “dell’altra parte” che magari hai spesso criticato? Allora significa che hai “tradito”. Da una parte i dannati, dall’altra i salvati. È il pre-giudizio universale.

Gli adepti del “partito preso” non vogliono accettare che la realtà sia sempre più vasta e complessa delle loro gabbie ideologiche. Ti incasellano in un loro schema mentale e se tu poi dici cose che li sorprendono e non stanno in quel banale schema ti accusano di essere un voltagabbana.

Non riflettono sul merito di ciò che dici. Il problema è solo inscatolartie magari – in mancanza di argomenti – attaccare l’argomentatore sul piano personale come nemico.

Tale atteggiamento, che risparmia la fatica di capire, è un’autodifesa da una realtà che è sempre molto complessa, imprevedibile e quindi è da loro sentita come oscura e minacciosa.

Inscatolare la realtà nei tuoi schemi binari è un meccanismo mentale che ti dà l’impressione di conoscerla già e dominarla quando invece non ci hai capito nulla. L’ideologia è costruita esattamente così e per questo, come sappiamo dalla storia, produce disastri.

Alla base di tutto c’è la paura della realtà, la paura di ciò che non si conosce, paura del mistero che sono le cose e le persone, paura di scoprire qualcosa che destabilizza i propri fragili schemi, le precedenti convinzioni o l’idea che si ha di se stessi e della propria esistenza nel mondo. Accettare invece di mettersi in discussione significa essere uomini liberi.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 19 dicembre 2021