“America is New Rome”. Così Elon Musk ha rilanciato dei tweet di “Culture critic” che ieri sera avevano 21 milioni e mezzo di visualizzazioni e migliaia di like e commenti (numeri simili ha fatto il tweet di Musk sull’America come la Nuova Roma).

L’AMERICA EREDE DI ROMA

Il thread di “Culture critic” esordisce così: “L’America fu fondata per essere la vera erede dell’antica Roma. Ma la maggior parte delle persone non sa quanto siano profondi i parallelismi (…). Ecco perché viviamo ancora a Roma e perché questa volta non crollerà”.

Vi si legge “che i Padri Fondatori americani volevano emulare e perfezionare la Repubblica Romana” e “scelsero come sigillo un’aquila, simbolo di saggezza e potere per Roma, ma un’aquila originaria del Nord America”.

Dopo le analogie fra le due storie, si sottolinea l’esplicita volontà di ispirarsi a Roma. Per esempio: “La virtù civica di Cincinnato (console e generale romano, ndr) era al centro della visione dei Padri Fondatori: una repubblica che non sarebbe mai caduta sotto la tirannia. Cincinnati prese il suo nome proprio per ricordare ciò”.

“Culture critic” sottolinea i richiami culturali, come la pianta a griglia delle città o l’architettura. Per esempio “la possente Penn Station di New York fu costruita sul modello delle Terme di Caracalla, prima di essere demolita”.

In particolare però Roma ispirò l’assetto istituzionale: “Questo era lo splendore della Repubblica a Roma: Consoli (simili ai monarchi), Senato (aristocratico) e Assemblee (democratiche). Il sistema americano seguì quel modello: la Presidenza (di tipo monarchico), il Senato (aristocratico) e la Camera (democratica)”.

Poi il thread spiega che proprio la trasformazione della repubblica romana in tirannia indusse i Padri Fondatori a guardarsi da questo rischio. Lo fecero specialmente con la separazione dei poteri teorizzata da Montesquieu e con la proclamazione dei diritti inalienabili dell’uomo: “Il primo emendamento del Bill of Rights: libertà di religione, libertà di parola e libertà di stampa che nessun governo può togliere”.

Ma non può esserci – pensarono i Padri Fondatori – un sistema istituzionale così perfetto da proteggere totalmente e per sempre dall’abuso di potere, quindi – “affinché una repubblica sopravviva” – occorre “la virtù civica” del popolo, cioè “la dedizione al bene comune che hanno visto in Cincinnato, Cicerone e incarnata da Washington”.

IL GLADIATORE COME RAMBO

Tuttavia se agli albori gli Stati Uniti si sono ispirati alla repubblica dell’antica Roma, nel XX secolo – per il ruolo internazionale e il peso economico acquisito con la prima guerra mondiale e poi con la seconda – hanno cominciato a somigliare anche alla Roma imperiale.

Del resto la grande importanza storica di Roma, sia pure radicata nei valori civili della repubblica, si è espressa soprattutto con l’Impero.

Musk ha in mente questa Roma, come del resto suggerisce lo slogan trumpiano Make America Great Again. La sua ammirazione per la Roma Caput mundil’ha manifestata anche di recente, quando è venuto nella città eterna. E l’ammirazione degli americani è anch’essa cosa nota.

Peraltro proprio ora esce Il Gladiatore II di Ridley Scott, un sequel del Gladiatore uscito nel 2000 in cui il parallelismo fra Roma e gli Stati Uniti è evidentissimo.

Si potrebbe perfino ipotizzare che i due film del Gladiatore rappresentino, sul piano simbolico, per l’epoca Trump, quello che Rambo significò per l’epoca Reagan. D’altronde hanno delle analogie tematiche perché mettono in scena, tutti, lo scontro fra un’America/Roma fedele al suo ideale e un’altra America/Roma ritenuta ingiusta e sbagliata.

Quindi il tweet di Musk sul parallelismo Roma/America ripropone un classicodella storia statunitense.

Ma il mito della Roma imperiale in realtà attraversa i millenni e ha sedotto molti. Era un Impero così grande che nel IV secolo d.C. decise addirittura di dividersi in due.

ROMA ATTRAVERSO I MILLENNI

L’impero romano d’Oriente aveva, come capitale, Costantinopoli che diventò la “seconda Roma”: fino al 1453, quando fu espugnata dai turchi ottomani di Maometto II che mise fine, dopo mille anni, all’Impero bizantino, acquisendo però lui stesso il titolo di “Qaysar-ı Rum”, ovvero Cesare dei Romei (forse Erdogan, oltre alla nostalgia politica per l’Impero ottomano, potrebbe avere anche quella per il millenario impero romano d’oriente).

Dopo la caduta della “seconda Roma”, la Russia – figlia del cristianesimo ortodosso di Costantinopoli – si ritenne erede e cominciò a considerare Mosca come “terza Roma” dal tempo di Ivan il Grande che aveva sposato Sofia Paleologa, nipote di Costantino XI, ultimo imperatore di Costantinopoli (Czar o Zar viene da Caesar).

C’è chi ritiene che le ambizioni attuali di Vladimir Putin – che ha unito l’eredità imperialista dell’Urss a quella della Russia zarista e ha stretto un’alleanza di ferro con il Patriarca ortodosso di Mosca – possano avere questo orizzonte simbolico, ma in realtà l’uomo sembra più un pragmatico che un utopista.

L’Impero romano d’occidente fu “rifondato” da Carlo Magno nel IX secolo come Sacro Romano Impero e finì formalmente nel 1806, ma c’è chi ritiene che simbolicamente sia arrivato fino al Novecento con l’Impero asburgico e quello tedesco.

Aldo Cazzullo, nel suo libro su Roma, spiega che anche Napoleone e l’Impero britannico ebbero Roma come modello (come pure il fascismo).

D’altra parte la Comunità economica europea nasce nel 1957 con i Trattati firmati, non a caso, a Roma, per richiamarsi all’antico impero romano e all’Europa di Carlo Magno. Sennonché poi, diventando UE nel 1992, ha cambiato orizzonte culturale acquisendo un forte baricentro tedesco e, col tempo, una decisa connotazione laica di sinistra.

Ora con la crisi franco-tedesca e la presidenza Trump inizia una nuova fase storica che potrebbe vedere l’Italia come protagonista. Roma potrebbe riportare l’Europa alle sue radici.

Antonio Socci

Da “Libero”, 22 novembre 2024