“Una tra le più sottili menti matematiche di ogni tempo”. Così Thomas S. Eliot definì Blaise Pascal in un saggio oggi ripubblicato nel volume dei “Pensieri (e altri scritti)” di Pascal edito da Oscar Grandi Classici della Mondadori. In effetti hanno dell’incredibile le notizie a noi pervenute su quel genio morto a soli 39 anni.

MENTE ECCELSA

“Un giorno, il padre sorprese il figlio in ricerche di geometria e si accorse subito che, senza sapere che quei teoremi esistevano nei libri sotto altri nomi, Blaise, dodicenne, aveva dimostrato completamente da solo, disegnando delle figure per terra, le trentadue prime proposizioni di Euclide. Gilberte [la sorella di Blaise, ndr] si ricorda a tale proposito che il padre fu ‘spaventato dalla grandezza e dalla potenza di quell’ingegno’. Negli anni che seguirono, Blaise Pascal metterà a frutto il suo immenso talento… A partire dai diciassette anni frequenta i maggiori dotti del suo tempo. Presto si succedono le scoperte e le pubblicazioni. Nel 1642, a diciannove anni, inventa una macchina di aritmetica, antenata delle nostre calcolatrici”.

Così papa Francesco ricorda Pascal – che pure con i gesuiti polemizzò molto – nella Lettera Apostolica “Sublimitas et miseria hominis” in occasione del IV centenario della sua nascita (1623-2023).

Egli infatti non fu solo un grande nel sapere scientifico e matematico, ma anche uno dei più straordinari apologeti del cristianesimo e sempre con la forza della razionalità che cerca la verità.

La sorella Gilberte diceva: “Fin dall’infanzia, non poteva arrendersi se non a ciò che gli apparisse manifestamente vero; così che, quando non gli si davano buone ragioni, ne ricercava lui stesso”.

Pascal – per tutti i futuri Voltaire – resta il gigante invincibile che mostra il mistero della vita e la profonda ragionevolezza della fede cristiana.

“Questo esercizio fiducioso della ragione naturale, che lo rende solidale con tutti i fratelli umani in cerca di verità” scrive il Papa “gli permetterà di riconoscere i limiti dell’intelligenza stessa e, nel contempo, di aprirsi alle ragioni soprannaturali della Rivelazione, secondo una logica del paradosso che costituisce il suo marchio filosofico e il fascino letterario dei suoi Pensieri: ‘Alla Chiesa fu altrettanto difficile mostrare, contro chi lo negava, che Gesù Cristo era uomo, quanto mostrare che era Dio. E le apparenze erano altrettanto grandi’”.

I frammenti postumi – pubblicati appunto con il titolo “Pensieri”, materiali raccolti per una futura grande opera apologetica – sono una lettura straordinaria. Berdjaev dirà che Pascal scopre per primo ciò che Dostoevskij mostrerà: l’unico problema esistenziale dell’uomo è riconoscere la salvezza nel mistero di Cristo.

IL MEMORIALE

Mistero che fece irruzione nella vita di Pascal con l’esperienza mistica che visse il 23 novembre 1654. Scrisse un “Memoriale” di quell’evento su un foglio che tenne cucito nella fodera del suo mantello.

Con precisione matematica annotò: “Lunedí, 23 novembre, giorno di San Clemente, papa e martire. Dalle dieci e mezzo circa di sera sino a circa mezzanotte e mezzo”.

Alcune sue brevi note: “Fuoco. Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti. Certezza, Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesú Cristo”.

E poi: “Oblio del mondo e di tutto, fuorché di Dio. Egli non si trova che per le vie insegnate nel Vangelo. Grandezza dell’anima umana. Gioia, gioia, gioia, lacrime di gioia. Ch’io non sia separato da lui in eterno. Gesú Cristo. Gesú Cristo”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 24 giugno 2023

 

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