Entrambi i nuovi presidenti di Camera e Senato, nei loro discorsi di insediamento, hanno citato papa Francesco in modo non formale.

Ignazio La Russa ha detto: “saluto con grande rispetto il sommo Ponteficeche anche in questi giorni ci ha dato un segno della sua alta guida spirituale e morale, sottolineando come la risposta necessaria per contrastare e cercare di battere la povertà sia il lavoro degno e ben remunerato”.

Lorenzo Fontana ha lanciato un segnale ancor più forte: “Voglio dedicare un primo saluto al Pontefice Francesco che rappresenta il riferimento spirituale della maggioranza dei cittadini italiani e promuove il rispetto dei più alti valori morali nel mondo, a partire dal rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali umani e che sta svolgendo un’azione diplomatica a favore della pace senza eguali”.

Dunque i diritti sociali, i più alti valori morali a partire dalla dignità umana e dai diritti dell’uomo, infine la testimonianza profetica del Papa per la pace.

Sono principi che non somigliano alle caricature mediatiche del Centrodestra. Principi che fanno riferimento al magistero sociale del Papa e sono sintonizzati con l’anima profonda del popolo italiano, che – sulla guerra in Ucraina – si è sempre riconosciuto nelle posizioni di Francesco e non in quelle del governo Draghi.

Nel recente sondaggio di Pagnoncelli per “Di Martedì”, il 60 per cento del campione interpellato ha detto: “è il momento che Zelensky scenda a patti con Putin”. Solo il 27 per cento sceglie “di sostenere oltremodo Zelensky contro Putin” (il 13 per cento nessuna opzione).

Pesa, in questo desiderio di pace, la preoccupazione per il disastro economico e sociale che il perdurare della guerra sta provocando e che, ancor più gravemente, ci investirà nei prossimi mesi. Ma, fin da febbraio scorso, tutti i sondaggi hanno sempre dato questo responso.

È un desiderio di pace a cui solo il Pontefice ha dato voce e che ora si sta facendo sempre più forte. Ieri è uscito un Appello (“Un negoziato credibile per fermare la guerra”) che propone sei punti per una trattativa. Porta la firma di intellettuali di diverse culture come Franco Cardini, Massimo Cacciari, Pietrangelo Buttafuoco, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Mauro Magatti, Stefano Zamagni, Eugenio Mazzarella, Antonio Baldassarre.

Il governo di Centrodestra dovrà tener conto dell’opinione prevalente fra gli italiani: il “segnale” lanciato dal nuovo presidente della Camera può preludere a una svolta rispetto alla linea ultrabellicista del governo Draghi (specialmente sostenuta dal PD di Letta e del ministro Guerini).

Martedì scorso l’editoriale di “Avvenire” (giornale della Cei) si concludeva così: “Bisogna mettere fine all’inutile strage. E per farlo è indispensabile una risoluta iniziativa dell’Europa, che faccia leva sui sempre più evidenti dubbi degli Usa e sull’evidentissimo disagio di Vladimir Putin. È l’ora che Italia, Germania e Francia si sveglino e tornino al ruolo che la Storia ha loro assegnato. Fuori da qui sarà comunque un disastro”.

In effetti è sempre più evidente che fomentare la guerra per vincere è una strada suicida per tutti. Perché questa guerra non può essere vinta da nessuno, può solo essere persa da tutti: l’unica strada razionale è la trattativa. Ricordando che “non è morale il moralismo dell’avventura”, ma “il compromesso è la vera morale dell’attività politica” (Joseph Ratzinger).

Ieri Luca Ricolfi, su “Repubblica”, ha sottolineato che l’idea di un cessate il fuoco e di “passi ulteriori verso accordi di pace” si sta finalmente facendo strada anche negli Stati Uniti: “Biden si sta rendendo conto che arrivare alle elezioni di Midterm con un’opinione pubblica spaventata dal rischio di un conflitto nucleare può costargli caro”, inoltre “lo spettro di una recessione mondiale” sta “inducendo i principali giocatori in campo (Cina e Usa in testa) a correre ai ripari”.

Un futuro governo Meloni, che sulla pace stabilisce un asse con la Santa Sede – come nei decenni della prima Repubblica per la politica estera italiana – poi può trovare un rapporto con chi, come Macron, in questi mesi, ha tenuto aperto un dialogo con Mosca, ma anche con la Germania, considerando i suoi problemi energetici e le voci autorevoli che si sono espresse per la diplomazia come Angela Merkel (o, negli Usa, Henry Kissinger).

Questa è ormai la strada obbligata per gli Usa e per i Paesi della UE, come pure per l’Ucraina e, dall’altra parte, per la Russia e la Cina. E ciò dimostra che il grido profetico del Papa, fin dall’inizio, non era astratto idealismo(tanto meno era vicinanza a Putin), ma grande realismo.

Il cambiamento di clima implica una svolta nel pensiero politico anche in Italia. Occorre de-ideologizzare la guerra. Come scrive Ricolfi “finché si continuerà a pensare che qualsiasi gesto di apertura equivale a ‘dare ragione a Putin’ nessun percorso di pace sarà possibile”.

Deve tornare in campo la realpolitik. “La crisi ucraina” osserva Ricolfi “è stata affrontata, finora, nel registro morale, con scarsa attenzione alle cause della guerra e alle conseguenze delle azioni che si intraprendono. È venuto il tempo, se vogliamo provare a entrare in una fase di raffreddamento, o contro-escalation, di rovesciare il registro e tornare alla politica”.

Un governo di Centrodestra può farlo. Invece il Pd, che della lettura ideologica e metafisica della guerra ha fatto la sua cifra, pretendendo di distribuire patenti di ortodossia atlantica o affibbiare sprezzanti bolli di putinismo, non sa uscire dalla trappola in cui si è rinchiuso.

Ora è dilaniato fra le interviste (ancora) ultra belliciste del suo ministro della guerra Guerini e i fulmini contro Stoltenberg (Nato) del suo governatore Vincenzo De Luca.

Letta appare frastornato e non sa più a quale manifestazione pacifista può partecipare senza sentirsi rinfacciare la sua linea bellicista.

Infatti il portavoce di un’associazione pacifista, che organizza le manifestazioni, ha dichiarato: “se, come ha detto Letta, bisogna andare avanti con la guerra fino alla vittoria dell’Ucraina, non vedo come il Pd possa partecipare”.

Il PD è prigioniero dei suoi stessi proclami ideologici. Il Centrodestra invece può fare politica, con UE e Usa, e cogliere con realismo il vento nuovo della pace. Anche per scongiurare il tracollo economico.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 17 ottobre 2022