Sta passando stranamente sotto silenzio sui media un decreto della Chiesache avrà grosse conseguenze sui movimenti ecclesiali come Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, Movimento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito e altri.

Ma in questo caso bisogna riconoscere che papa Bergoglio ha preso davvero una decisione saggia e ispirata a vera paternità.

Il decreto, firmato l’11 giugno dal card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, con l’approvazione del papa, ricordando che “il governo, all’interno delle aggregazioni di fedeli” deve essere “esercitatocoerentemente con la missione ecclesiale delle medesime… ha ritenuto necessaria la regolamentazione dei mandati delle cariche di governoquanto a durata e a numero, come anche la rappresentatività degli organi di governo, al fine di promuovere un sano ricambio e di prevenire appropriazioni che non hanno mancato di procurare violazioni e abusi”.

Così, “valutata l’utilità del ricambio generazionale, nonché l’opportunità di promuovere un avvicendamento negli incarichi di governo”, la Santa Sede ha stabilito che le cariche direttive nei movimenti ecclesiali avranno una durata massima di cinque anni per due mandati consecutivi.

Alberto Melloni ha scritto che in pratica il decreto “fissa la liquidazione dei capi in carica”. In effetti sarà un cambiamento radicale per molti movimenti. Nel caso di CL significa l’uscita di scena di don Julian Carron (che è al vertice di CL da ben sedici anni) e del suo stato maggiore.

Perché questa decisione? I movimenti ecclesiali sono fioriti fra gli anni del Concilio e il ’68, quando una scristianizzazione galoppante stava desertificando le chiese. Sono nati da fondatori animati da grande passione evangelizzatrice, hanno coinvolto migliaia di persone, soprattutto fra quei giovani che ormai non si vedevano più nelle parrocchie.

Con i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI hanno avuto il riconoscimento entusiastico della Chiesa che ha puntato su di loro per l’evangelizzazione. In effetti per decenni si è vissuta un’autentica primavera cattolica.

I problemi sono cominciati (per la morte dei fondatori, ma non solo) negli ultimi 10-15 anni.

La diagnosi della Chiesa sulla situazione dei movimenti ecclesiali è contenuta nelle righe del decreto citato (alquanto severo), ma anche in una nota esplicativa del Dicastero dove si mettono in guardia i movimenti da rischi come forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi. Un cattivo esercizio del governo, inoltre, crea inevitabilmente conflitti e tensioni che feriscono la comunione, indebolendo lo slancio missionario”.

La nota ricorda le parole del papa attuale che richiamando alla “conversione missionaria… indica come prioritari il rispetto della libertà personale; il superamento dell’autoreferenzialità, degli unilateralismi e delle assolutizzazioni; la promozione di una più ampia sinodalità, come anche il bene prezioso della comunione”.

È una correzione che può aiutare i movimenti a ritrovare slancio. Per esempio, Comunione e Liberazione, che era stato il movimento più vivace e più presente nella vita sociale del Paese, dopo la morte di don Giussani(avvenuta nel 2005) è pressoché sparita dalla società, dal mondo giovanile (scuole e università) ed ha perso anche la sua originalità culturale. Non solo.

Sotto la grigia conduzione dello spagnolo don Carron (per biografia e formazione estraneo alla storia del Movimento), CL ha perso il carisma di Giussani e lo slancio missionario. Infine ha perso anche molti aderenti.

Se alcuni movimenti ora sembrano accogliere il decreto vaticano come unagrande occasione di conversione, dentro CL si avverte il malumore degli attuali vertici (esternato da qualche intellettuale d’area). Infatti lo stato maggiore ciellino per ora non ha ritenuto neanche di informare il suo popolo su ciò che la Chiesa ha deciso e che richiede.

La Chiesa – spiegando che il carisma di un movimento non appartiene al capo pro tempore, ma a tutti coloro che hanno seguito Gesù Cristo tramite quel particolare accento – chiama ciascun aderente a CL (e agli altri movimenti) a farsi carico personalmente della conversione e del rinnovamento della sua comunità. Fino a votare nuovi dirigenti.

Tuttavia i gruppi di CL sembrano avvolti da un sonno profondo e ignorano ciò che la Santa Sede chiede loro.

Un ciellino di lungo corso come il giornalista Robi Ronza, autore di uno storico libro-intervista con don Giussani, ha descritto nel suo blog la reazioni dello stato maggiore al decreto parlando di “silenzio attonito” e “atteggiamenti” lontani dal sensus Ecclesiae che è “l’eredità dell’insegnamento, della vita e del pensiero di Luigi Giussani”.

Ronza conclude: “c’è chi cerca di fare come se nulla fosse successo, c’è chi pensa che non ci hanno capito, e c’è chi è convinto si tratti di una tempesta cui resistere a denti stretti nell’attesa che finisca e che tutto torni come prima. Non va bene: il decreto non va sopportato bensì accolto, non va subito bensì cordialmente attuato”.

L’attuazione però richiede che i ciellini aprano gli occhi su quello che è successo al loro movimento negli ultimi sedici anni. E non è cosa facile né  indolore. Tempo fa (nel 2017, prima di questa tempesta) don Carron disse: “se non pensiamo che Francesco sia la cura è perché non capiamo la malattia”.

Oggi ripeterebbe questo concetto?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 luglio 2021