Il “partito cristiano” di cui ha scritto Vittorio Feltri potrebbe venire alla luce veramente o è un’ipotesi del tutto accademica?
Prima di dare una risposta bisogna capire come la Chiesa giudica la situazione italiana post-elettorale.
Cosa sta pensando il cardinal Ruini, guida dei cattolici italiani e straordinaria intelligenza politica?
Credo che il suo parere sia molto vicino all’ editoriale di ”Avvenire” di venerdì, dove si segnalava la “insufficientissima” vittoria del centrosinistra (l’aggettivo è di Sartori) e dove si sottolineava che portare “alle cariche apicali dello Stato”, presidenza della Camera e Quirinale, un comunista e un post comunista, Bertinotti e D’Alema, rappresenterebbe “un tale spostamento a Sinistra” da risultare dirompente.
L’editoriale si appellava infine a Prodi: “se vuole onorare il suo impegno di governare per tutti gli italiani, non potrà non farsi carico dell’equilibrio generale del Paese prima che di quello della coalizione”.
Naturalmente Ruini sa bene che Prodi – peraltro carattere vendicativo e settario – se ne infischia di “unire il Paese”: a lui interessa solo tenere insieme la sua affamata armata Brancaleone per conservare la cadrega.
Così come Ruini sa benissimo che il “cattolico” Prodi, per conservare il potere, è pronto a cedere su qualunque trovata laicista venga lanciata da comunisti e radicali (come ha dimostrato nel referendum sulla legge 40).
Ruini sa infine che nel centrosinistra sono pochi coloro condividono le posizioni della Chiesa e il flop elettorale della Margherita li rende ancora più deboli.
Un’altra cosa che Ruini e la Chiesa sanno è che nei cinque anni di governo del centrodestra le posizioni cattoliche sono state straordinariamente vincenti.
Il bilancio è davvero stupefacente, assai più roseo di quando c’era la Dc.
Innanzitutto la legge 40 sulla fecondazione assistita che, se non rispecchia le posizioni della Chiesa, tuttavia rappresenta un felice punto di incontro fra umanesimo laico e cristiano, sulla cultura dei diritti dell’uomo.
Ha fatto passi avanti, insieme alla “cultura della vita”, la cultura della “libertà di educazione”, grazie all’ottimo ministro Moratti e ha fatto passi indietro la cultura zapateriana (per esempio con il rifiuto del divorzio-sprint, dei Pacs e con la clamorosa disfatta radicale nel referendum sulla legge 40).
Poi c’è la famiglia e l’aiuto alla natalità: è ovvio che la politica demografica è un tema del tutto laico, che dovrebbe essere strategico per una classe dirigente seria, in un Paese a crescita zero come il nostro, ma sta molto a cuore anche alla Chiesa.
Il centrodestra si è mosso forse senza un progetto unitario, ma con tante iniziative di valorizzazione.
Ne ricordo alcune: assegno di 1000 euro per il secondo figlio nato o adottato tra il 1 dicembre 2003 e il 31 dicembre 2004; bonus bebè di 1000 euro per le famiglie dei bambini nati nel 2005 con reddito inferiore a 50.000 euro; aumento della detrazione dell’imposta sul reddito per ciascun figlio a carico (dai 208.08 euro dei tempi dell’Ulivo a 516.46 euro a partire dal 2002); aumento di tale detrazione a 774.69 euro per ogni figlio con disabilità (prima non c’era differenza); deduzione fino a 1820 euro per chi paga una badante per un familiare non autosufficiente (legge finanziaria 2005); istituzione di un fondo per gli asili nido, con 50 milioni di euro di dotazione a partire dal 2002; 161 milioni di euro assegnati alle Regioni per aiutare le nuove famiglie ad acquistare la prima casa (legge finanziaria 2003); 10 milioni di euro di sostegno per le spese sostenute nel 2004 dalle famiglie che hanno adottato un bambino straniero; e poi 190 milioni di euro dal 2003 al 2006 per rimborsare le famiglie che scelgono per i figli le scuole non statali.
Si possono ricordare ancora provvedimenti sociali come l’aumento delle pensioni minime e l’esonero dal carico fiscale delle famiglie più indigenti.
Importante per la Chiesa è stata anche la politica che il governo ha fatto a sostegno delle aggregazioni sociali, dove i cattolici sono particolarmente presenti: ecco la legge sul 5 per mille e la legge per gli oratori fra l’altro con l’esenzione dal pagamento dell’ici.
Infine la sistemazione definitiva degli insegnanti di religione nelle scuole italiane.

Dall’altra parte – da Sinistra – arrivavano e rischiano di arrivare non solo Pacs, attacco alla legge 40, attacco al Concordato, all’ora di religione e perfino al crocifisso, ma anche e soprattutto una fortissima polemica anticattolica che pretende addirittura di imbavagliare i vescovi e i parroci.
E’ per questo motivo che il 9 aprile scorso (e bastava ascoltare gli ultimi interventi di Ruini, di monsignor Amato e del papa, oltreché Radio Maria, per rendersene conto) c’è stato uno spostamento di voto cattolico così cospicuo a favore della Casa delle libertà (peraltro la Margherita rimprovera alla Rosa nel pugno di esserne la causa avendo scatenato una anacronistica “caccia ai cattolici”).
Da sempre Renato Mannheimer spiega che il voto cattolico – per il suo posizionamento centrale e moderato – è quello che ogni volta fa pendere l’ago della bilancia a Destra o a Sinistra.
Il fortissimo recupero della Casa delle libertà – che sarebbe una vittoria se fosse stato evitato almeno uno dei vari errori sulle liste, in Veneto come in Sicilia – è dovuto anche a questo fenomeno.
Non a caso le regioni cattoliche del Nord hanno votato compatte per la CDL. In sostanza sul “pareggio” ha influito molto il voto cattolico.
E dunque adesso? Bisogna tener presente che la preoccupazione di Ruini e della Chiesa italiana non è inannzitutto politica.
E’ una preoccupazione per il bene della nazione italiana che ovviamente identifica il bene – oltreché nella prosperità economica e sociale – nella tenuta dei valori della nostra tradizione.
Il Papa e la Chiesa universale oltretutto puntano sull’Italia come avanguardia di una nuova rinascita cristiana. Lo ha spiegato Ruini nell’intervista ad Avvenire del 19 aprile. Ecco il passo cruciale: “Benedetto XVI conosce bene l’Italia e la ama. Aveva già dato molto al nostro paese come cardinale e moltissimo sta dando in questi mesi, con numerosi interventi nei quali sottolinea una specificità dell’Italia in Occidente: quella di una nazione alle prese con la secolarizzazione e la scristianizzazione ma che può contare su una vitalità religiosa, su un radicamento popolare della fede, su una presenza capillare della Chiesa e anche su una capacità di risposta culturale all’egemonia della razionalità ‘chiusa’. Nella coscienza degli italiani ci sono convinzioni profonde che riguardano proprio i valori non negoziabili.
Come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI attribuisce all’Italia il compito di offrire all’Europa una testimonianza tangibile di come sia possibile essere un paese moderno e laico che però sa vivere attingendo oggi alle sue radici cristiane”.
In effetti il caso clamoroso del referendum sulla legge 40 conferma che esiste in Europa un “caso Italia”.
Si tratta di rinascita della sensibilità religiosa molto simile agli Stati Uniti (una china inversa a quella imboccata dalla Francia).
La Chiesa italiana era fortemente preoccupata dal possibile trionfo del centrosinistra per le spinte giacobine che si potevano scatenare. La situazione di quasi pareggio appare molto più tranquillizzante e induce la Chiesa a suggerire soluzioni condivise e a diffidare delle ali comuniste, radicali e massimaliste che vorrebbero occupare tutte le cariche istituzionali.
Se il “Prodino” naufragasse a breve la Chiesa – discretamente, per evitare un Paese alla deriva, non potendo votare subito – vedrebbe probabilmente di buon occhio un governo a termine che coinvolgesse anche il centrodestra, per fare, concordemente, alcune cose importanti per il Paese.
In questo senso la Chiesa si trova oggi sulle posizioni del buon senso su cui si trovano anche i cosiddetti “poteri forti” che giudicano disastroso, per la politica economica, un governo “prodinotti”. Ma non si deve immaginare questo scenario – chiamiamolo “governo Monti” – come un inciucio.
C’è un fatto nuovo da capire: le elezioni del 2006 hanno segnato la radicalizzazione del centrosinistra e un’importante alleanza fra Chiesa e Casa delle libertà.
In sostanza (ed è questa la mia risposta a Feltri) il “partito cristiano” c’è già: è il centrodestra.
E’ nato con le elezioni del 2006. Un partito di ispirazione cristiana, ma anche umanistica, federalista e liberaldemocratica. Ispirazione e cultura in cui si trovano concordi tutti i partiti del centrodestra.
Una compattezza culturale sconosciuta al centrosinistra.
Ma con un neo: l’idea sballata di Fini di dar vita a una destra “laica” di tipo francese, idea fallimentare e, se perseguita, destinata a dissolvere la Casa delle libertà, facendo ricompattare al centro – quando Berlusconi dovesse uscire di scena – i cattolici, i moderati e i liberali.
Comunque Berlusconi appare saldo in sella e pronto alla rivincita che potrebbe giocarsi presto.
La mossa di portare Andreotti alla presidenza del Senato – oltre a scombinare i giochi del centrosinistra – potrebbe anche essere un segnale di “allargamento” del centrodestra verso i cattolici dell’altro fronte.
Ma per avere respiro strategico la Casa delle libertà dovrebbe rendersi conto delle cause profonde della sua tenuta e dare solide radici culturali e politiche a questa “sintonia culturale”. Prima del “partito unico del centrodestra”.

Fonte: © Libero – 23 aprile 2006

Print Friendly, PDF & Email