Buongiorno dottor Socci,

sono Max De Martino e coordino da sette anni il sito dedicato a Tiziano Terzani.
Sarei lieto se, da professionista quale la considero, pubblicasse questa mail senza tagli.
Sono felice che il vostro giornale dedichi spazio a Tiziano.
Mi dispiace però osservare che molte delle osservazioni sul “popolo di Terzani” (e su Terzani stesso) che lei espone nel suo articolo siano figlie di una analisi a mio giudizio sommaria e superficiale: non ha letto i libri di Tiziano.
Innanzitutto lei ripete più volte che noi consideriamo Terzani un “guru”. Nulla di più sbagliato. Se fosse venuto ad una delle oltre 100 proiezioni pubbliche dell’ultima intervista rilasciata da Tiziano, si sarebbe reso conto che, dietro a questo “popolo” di lettori ci sono operai, avvocati, manager, e, si immagina? Anche sacerdoti! Nessuno in cerca di un guru. Tutti però alla ricerca di una vita “altra”, in cui magari si possa dedicare più spazio ai sentimenti e meno alla materialità.
Anche dei Francescani, che hanno dedicato ad un incontro con Tiziano una pubblicazione (http://www.dioesiste.org/prefazione.htm) che contiene molti riferimenti al Vangelo e un richiamo di Tiziano all’elogio della povertà. Saranno forse anche loro degli “ecopacifisti”, come lei ci dipinge? O forse stanno seguendo, sempre come lei dice “la moda del momento”?
Lei dice di non voler irridere il fenomeno che si è sviluppato intorno ai libri e alle letture di Tiziano, però poi ci descrive come degli allocchi che cercano in un “guru” la verità. E mette tra virgolette “grande inviato” parlando di Terzani, alludendo che non lo sia stato. Questo, da giornalista, non le fa affatto onore. E credo che i colleghi di Tiziano (Ettore Mo, Valerio Pellizzari, Martin Woollacott, Ryszard Kapuscinski) avrebbero molto da dire in merito.
Tiziano era schierato politicamente ed era partito per l’Asia alla scoperta dell’ideale comunista (che sul suo sito dice “farle schifo”, quale finezza!). Era la fine degli anni sessanta. Poi fu cacciato dalla Cina perché criticò i comunisti cinesi, scrisse male di Pol Pot… Si, ritornò sui suoi passi.
E’ un peccato mortale? Forse significa essere coerenti col mestiere di giornalista che nel proprio lavoro “mette il cuore”. E Tiziano, seppure avesse un carattere “tosto”, perlomeno non si è mai vantato, come invece fa lei sul suo sito, di aver scritto dei libri “polemici, integralisti e maleducati”.
Tanto per farle capire chi è parte di questa community, la invito a partecipare questa sera, 28 luglio, agli incontri “autoorganizzati” che si svolgono in tutta Italia per ricordare Tiziano, leggendo brani dei suoi libri. Ha visitato il nostro sito e sa dove trovarci.
Cordiali saluti e, dato che questa è una “moda del momento”, lasciamola ai “modaioli”. Non ci interessa avere spazio su Libero che credo abbia cose più importanti di cui parlare.

Max De Martino

P.s.: Saluti alle amiche suorine di clausura che ammiro per la loro scelta, certo difficile e coraggiosa. Se mi manda l’indirizzo, manderò loro “Lettere contro la guerra”. Vedremo cosa ne pensano…

Caro De Martino,

ebbene sì, glielo confermo: il comunismo “mi fa schifo”. Non trova “fine” questa mia convinzione? Non ci perderò il sonno. Però mi incuriosisce sapere se invece le sembra “fine” essere comunisti o esserlo stati o aver sostenuto, in qualche periodo della vita, organizzazioni come vietcong e khmer rossi o regimi rossi. Per quanto mi riguarda, le dirò di più. Il comunismo mi ha sempre fatto schifo, già da ragazzo, cioè a 14 anni, verso il 1974, quando lessi “Vivere senza menzogna” e poi “Arcipelago Gulag” di Solzenicyn. Da anni si sapeva già tutto quanto bastava per inorridire del comunismo. Ogni comunismo. E se un ragazzino di provincia come me (di famiglia proletaria, senza mezzi) poteva maturare allora questo giudizio, confermato dalla storia, com’è possibile che luminari della cultura o del giornalismo, con più mezzi per informarsi, viaggiare e vedere di persona, non volessero vedere e talora contribuissero alla grande menzogna dell’ideologia? Considero i loro tardivi ripensamenti come la lettrice di Repubblica (citata nel mio articolo): troppo comodi. E poi bisognerebbe discutere su che tipo di ripensamenti sono stati. E sulle cose scritte successivamente.

Vede, negli anni Sessanta e Settanta era molto “fine”, molto chic professare “l’deale comunista”. Oggi è molto chic e “fine” quel catalogo di idee, pompate dai media, che vengono esposte anche nella vetrina del suo sito. Liberissimi voi di professarle, ma lasci anche a me e ad altri la libertà di ritenere che continuate ad essere nella corrente del pensiero dominante e dei luoghi comuni (spesso un apparato di banalità politically correct che definirei “luogocomunismo”).
Rispetto la vostra ricerca – come dice lei – di una vita “altra” dove “si possa dedicare più spazio ai sentimenti e meno alla materialità”. Ma allora si rilegga i messaggi dei suoi amici che pubblica nel suo sito, non di rado pieni di livore, rivolti a Gnocchi e a me. Vedrà che se la moda del momento (a chiacchiere) induce a parlare di “sentimenti”, poi il cuore è duro da cambiare, rischia di restare sempre quello. Prigioniero dell’ideologia del nemico. E’ il conformismo di sempre, sotto altre forme.
Lei insiste nel dirmi che anche dei religiosi seguono il Terzani-pensiero come se questo mi potesse stupire. Sapesse quante follie in questi anni sono state propalate da certe sacrestie… Parla infine di miei presunti “giudizi sommari e superficiali”. Ne prenderò atto volentieri se me li indicherà. Nel frattempo sommarietà e superficialità mi sembrano abbondare nel “popolo di Terzani”. E sinceramente anche nella “filosofia” di Terzani che ormai – anche se uno volesse evitare i suoi libri – è costretto a sorbirsi a reti unificate, visto che tre giorni fa gli ha dedicato una lunga trasmissione Rete 4 e l’altroieri è stata la volta di Rai 3. Il conformismo, il pensiero dominante, come vede, accostano Rete 4 a Rai 3.
Anche Giuliano Amato, sul Corriere della sera di domenica, pur in un ricordo molto affettuoso di Terzani, segnala la tendenza rischiosa di trasformarlo in guru. Francamente io non mi accodo al coro “Terzani santo subito”, proprio no. Preferisco altri maestri (capaci, peraltro, di parlare al cuore senza preoccuparsi di darsi un look da guru orientale).

P.S. Una richiesta finale, credo accettabile: per favore, non attribuisca a me cose scritte su di me da altri

Antonio Socci

Fonte: © Libero – 1 agosto 2006

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