Si dice che il Pdl voglia lanciare una controffensiva per rinnovare l’immagine del governo e lasciarsi alle spalle le polemiche giornalistiche e il gossip. A mio avviso l’unica strada giusta è quella della politica vera, dell’amministrazione seria e rigorosa della cosa pubblica. La parola d’ordine dovrebbe essere: “onestà”. Che oggi rappresenta pure la vera, colossale risorsa economica per trascinare l’economia italiana fuori dalla crisi. Vale più del petrolio.

Tradotto in soldoni, col linguaggio del cittadino medio, il messaggio è questo: cari governanti, non ce ne frega niente di conoscere le preferenze sessuali di questo o quel politico, il vostro dovere è metter fine, vigorosamente, col pugno di ferro, a sprechi e corruzione, far pagare le tasse a tutti e abbassare drasticamente l’oppressione fiscale cancellando il micidiale e insostenibile dissanguamento in corso degli italiani. Così salterebbero fuori anche le risorse per la solidarietà sociale e per la ripresa.

Per intraprendere questa strada la classe dirigente di centrodestra può partire dalla relazione (o meglio la denuncia drammatica) del procuratore generale della Corte dei Conti, dottor Pasqualucci, nella quale si parla di 50-60 miliardi di euro annui come ammontare dei danni provocati dalla corruzione nella pubblica amministrazione.

E’ una cifra enorme, che – dice il procuratore – va considerata come “una tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini”.
Se già un simile cancro è da estirpare in tempi normali, lo è ancora di più in tempi di grave crisi economica, quando tante famiglie, tanti lavoratori e tante aziende sudano sangue.
Basterebbe solo immaginare cosa si potrebbe fare, con quell’enorme capitale (che equivale a tre manovre), per finanziare provvedimenti di rilancio dell’economia e misure di sostegno ai soggetti e alle famiglie più povere.

Nessun governo serio può tollerare che nella pubblica amministrazione si nascondano queste sacche di corruzione, tanto meno può tollerarlo un esecutivo la cui impronta culturale voglia essere “legge e ordine”.
Una pubblica amministrazione corrotta è un enorme dispendio di risorse, significa grave inefficienza pagata dai cittadini e dalle imprese ed è un fattore di immoralità pubblica che devasta la fiducia nello Stato e irride la correttezza e l’onestà.

Un governo che ha intrapreso già, col ministro Brunetta, la modernizzazione della pubblica amministrazione e che col decreto sicurezza ha assunto provvedimenti seri ed efficaci contro le infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni, è sulla buona strada per lanciare una forte offensiva.
Non solo un segnale di rigore giuridico, per esempio sanzioni esemplari per i colpevoli, ma – come ha spiegato il procuratore – anzitutto un’esplicita opera di moralizzazione attraverso una nuova organizzazione, nuove procedure che impongano la trasparenza e la responsabilità.

Sarebbe una risposta anche culturalmente formidabile per qualificare il centrodestra su ideali di rigore nella gestione della cosa pubblica, per recuperare risorse preziose, per dare un segnale di rinascita morale al Paese, un segnale di fiducia nelle istituzioni ai cittadini e alle imprese (questa è la moralità richiesta a politici e governanti: l’uso corretto, efficiente e trasparente dei soldi degli italiani).

Parallelamente a questo segnale di rigore verso la pubblica amministrazione il centrodestra dovrebbe lanciarne uno analogo verso i comportamenti civici, verso i doveri dei cittadini: nella stessa relazione del procuratore Pasqualucci infatti si denuncia l’altro cancro che rischia di affondare – economicamente e moralmente – il Paese: l’evasione fiscale. Quantificata in 100 miliardi l’anno sottratti all’erario. Una cifra colossale. Spaventosa. Che è una vergogna morale a cui non può essere concessa alcuna giustificazione e alcuna attenuante.

Oltretutto perché i comportamenti disonesti dei furbi vengono pagati molto salatamente da tutti gli altri contribuenti che sono letteralmente strozzati dal fisco.
Nessuna economia sana può veramente decollare e fiorire con una tale macina al collo: questa colossale quantità di risorse sottratte al fisco affonda tutta l’economia e inquina moralmente la vita sociale.
Gli italiani onesti sono stanchi di pagare per i profittatori, dissanguandosi senza alcuna speranza.

Nessuna seria politica di riduzione fiscale – che è doverosa, che è indispensabile per rilanciare l’economia e che è un caposaldo programmatico del Pdl – può essere intrapresa senza estirpare questo cancro.
Il centrodestra ha le carte in regola per lanciare un nuovo, grande patto agli italiani: insieme realizziamo una grande opera di moralizzazione del Paese. Spazziamo via la corruzione dalla pubblica amministrazione, che diventa moderna ed efficiente. Variamo un sistema di monitoraggio e di controllo sugli sprechi nelle opere pubbliche per sanare i tanti casi di megaopere abbandonate alle erbacce, con enorme dispendio di risorse e per evitare che in futuro si verifichino nuovi casi. Tutti paghiamo da subito, egualmente, le tasse e velocemente andiamo verso un alleggerimento della pressione fiscale che darà grande dinamismo all’economia.

La lotta alla crisi e la ripresa, come si vede, prima di essere un problema economico è una questione culturale, morale e politica. Una grande occasione per la rinascita civile del Paese che il centrodestra può lanciare qualificandosi così, finalmente, come una grande forza di ordine, giustizia, buongoverno e prosperità. Se il centrodestra realizza un’opera simile fa una rivoluzione pacifica nella storia italiana e sta al governo per 50 anni.

Fonte: © Libero – 27 giugno 2009

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