La “Trinità” di Rublëv e la guerra in Ucraina
In Russia è scoppiata una controversia perché, il 15 maggio scorso, Putin ha decretato il trasferimento della famosa icona della “Trinità” di Andrej Rublëv.
La Galleria statale Tretjakov di Mosca, dove si trova oggi, dovrebbe consegnarla alla Chiesa ortodossa russa: il Patriarca Kirill ha annunciato che l’icona sarà esposta per un anno, dal 4 giugno, festa della Trinità, nella Cattedrale di Cristo Redentore a Mosca. Poi dovrebbe essere riportata nel luogo originario per il quale fu dipinta: il Monastero della Trinità di San Sergio di Radonez.
Le polemiche scoppiate per questa decisione però sono molto accese. Anche personalità vicine al governo si oppongono a causa delle condizioni attuali dell’opera e dei rischi di un’esposizione pubblica. Quindi non è ancora chiaro come andrà a finire.
È però facile intuire che la decisione di Putin possa essere letta come un gesto di gratitudine verso la Chiesa ortodossa russa per il suo appoggio alla guerra in Ucraina.
La “Trinità” di Rublëv infatti ha un enorme significato simbolico per l’ortodossia russa. Basti dire che il Concilio dei cento capitoli, nel 1551, la dichiarò “l’icona delle icone” e definì Rublev – peraltro venerato come santo – “modello di pittura”.
L’importanza dell’icona è legata anche al tempo in cui fu dipinta (attorno al 1422) e al motivo: il trasferimento delle reliquie nel monastero della Trinità e la successiva canonizzazione di san Sergio (1452). San Sergio è con San Serafino di Sarov il più venerato dei santi russi (è riconosciuto come santo anche dalla Chiesa Cattolica). Ma cosa significa oggi quell’icona?
San Sergio (1322-1392) visse in un’epoca dura e violenta. La Russia subiva l’Orda d’oro dei Tataro-Mongoli e le lotte intestine della nobiltà russaa cui si sommavano carestie ed epidemie.
Molti aspiravano a entrare in un monastero, scrive Victor N. Lazarev, e “si formò addirittura l’opinione che nel mondo in genere non fosse possibile salvarsi. Si cominciò a guardare al mondo come ribellione e malvagità… fra il 1340 e il 1440 nella Rus’ furono fondati circa 150 nuovi monasteri”.
San Sergio, dal monastero della Trinità che aveva fondato vicino a Mosca, rappresentò una luce di vita spirituale per il popolo. Ma – pur vivendo da asceta – ebbe anche un ruolo “politico” importante quando incoraggiò la rivolta contro l’Orda d’oro che porterà alla vittoria di Kulikovo (1380). Gli storici ritengono che egli desiderasse la liberazione e l’unione delle terre russe per arrivare a una pacificazione.
Quando – alcuni anni dopo – il monaco Andrej Rublëv dipinse, in onore di San Sergio, la “Trinità”, si viveva sempre in un’epoca terribile e violentaed egli voleva esprimere con quell’icona l’ideale dell’armonia e della pace a cui il popolo russo dolorosamente aspirava.
“La Trinità di Rublëv non simboleggia solo la bellezza, ma anche la speranza, perché si può notare uno stridente contrasto fra la vita che Rublëv visse e la Trinità che esprime quiete, serenità, ordine, armonia”.
Così il regista russo Andrej Tarkovskij spiegava il grande film che nel 1966 aveva dedicato proprio a Rublëv. Tarkovskij morirà esule a Parigi nel 1986. Nella sua patria, da lui amatissima, gli era diventato impossibile lavorare.
Anche oggi la vita del popolo russo attraversa un tempo di sofferenza e di prova. La Trinità esprime pace, non guerra. La coppa di vino che sta al centro rappresenta il sacrificio salvifico di Cristo che libera l’umanità dal male e dalla morte. È il cuore dell’icona.
Antonio Socci
Da Libero, 3 giugno 2023