Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha avvertito che dobbiamo prepararci a un lungo scontro con la Russia. Altri governanti europei parlano da settimane di guerra possibile e perfino imminente. Nel mondo si prospettano tempi bui.

C’è una certa analogia con gli anni Settanta. Anche allora si veniva da un decennio di turbolenza ideologica e caos. C’era, come oggi, la sensazione che la tensione internazionale fra Est e Ovest potesse esplodere da un momento all’altro (oggi sappiamo che ci andammo vicinissimi).

Nella Chiesa, inoltre, anche allora, l’ansia per la situazione mondiale si accompagnava alla drammatica percezione di una grave crisi e una scristianizzazione galoppante.

Era il 1976 e Paolo VI, ormai vecchio e malato, confidava all’amico Jean Guitton: “C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo e nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel vangelo di san Luca: ‘Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?’. (…) Rileggo talvolta il vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenerci sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo”.

Però, di lì a poco, l’elezione di Karol Wojtyla squarciò le nubi, tutto sembrò ribaltarsi, l’orizzonte buio si fece d’improvviso luminoso e – partendo dalla Polonia con Solidarnosc – si misero in moto eventi inimmaginabili che portarono al crollo incruento dei sistemi comunisti dell’Est europeo (dove “incruento” significa davvero miracoloso).

Sembrò la fine del Novecento come secolo dei totalitarismi e delle guerre mondiali. La Chiesa di Giovanni Paolo II visse una sua primavera. Ma subito il nuovo millennio, con gli eventi dell’11 settembre 2001, dette inizio a un’altra epoca di incubi e caos. E la Chiesa da allora ha assistito a una scristianizzazione sempre più radicale.

Lo stato d’animo che oggi si respira nella Chiesa è assai simile a quello descritto dalle parole di Paolo VI: l’ansia per la situazione geopolitica, con l’incombere di una terza Guerra mondiale, si accompagna alla drammatica percezione di una scristianizzazione senza precedenti, che fa temere addirittura la fine del cristianesimo.

Si inserisce in questa atmosfera il libro di padre Livio Fanzaga, “La Chiesa è indistruttibile” (Piemme), con il suo titolo perentorio che è un atto di fede e un tentativo di rassicurazione.

Padre Livio, storico direttore di Radio Maria, emittente cattolica ascoltatissima in Italia e diffusa in un centinaio di altri paesi del mondo, ha le antenne (è proprio il caso di dirlo) sensibili e coglie sia lo smarrimento dei cristiani davanti a un mondo che sembra ormai senza più fede, sia le angosce di un’umanità che vede precipizi davanti a sé.

Il volume di padre Fanzaga ricorda ai cristiani che la Chiesa non è una realtà solo umana e, nonostante tutte le prove, le crisi e le persecuzioni subite in venti secoli, è e sarà indistruttibile per promessa divina. Ma c’è qualcosa in più, qualcosa di molto importante che padre Livio ricorda ai cristiani.

In genere si ritiene che vi siano due possibili reazioni dei credenti di fronte alla scristianizzazione galoppante.

La prima è stata descritta, con ruvido sarcasmo, in una recente intervista, dal card. Zuppi che ha parlato di una reazione “identitaria, muscolare, ‘conflittiva’. La possiamo sintetizzare nel ‘chiudiamoci in un monastero’. Una Chiesa che deve resistere; che all’interno rimprovera a sé stessa di non essere abbastanza identitaria”.

La seconda – che pare appartenere allo stesso Zuppi – è la reazione di chi ritiene che il mondo è ontologicamente cambiato, che ha liquidato il cristianesimo e la Chiesa deve accettarlo amalgamandosi con esso, annacquandosi senza più lo “scandalo” della pretesa divina che portò Cristo sulla croce, senza più distinguersi dal mondo stesso, alla cui vita la nuova Chiesa contribuirebbe con sentimenti di bontà e iniziative filantropiche conformi alla dominante ideologia “politicamente corretta”.

Questi “cattolici progressisti” parlano di “epoca post-cristiana”, ma è un errore perché dal punto di vista cattolico non può esistere. Il grande cardinale Jean Daniélou spiegava: “Non vi è nulla al di là del cristianesimo. Esso è veramente ‘eschatos’, ‘novissimus’, l’ultimo. Esso è l’eterna giovinezza del mondo. Con la resurrezione del Cristo l’avvenimento decisivo della storia si è compiuto. Ogni possibile novità è già data in Lui”.

Quella che viene erroneamente chiamata “epoca post-cristiana” è in realtà il tempo dell’apostasia profetizzato dalla Scrittura, di cui parla il Catechismo della Chiesa Cattolica definendolo “l’ultima prova della Chiesa” (nn. 675-677).

Fanzaga nei suoi libri cita spesso questi passi del Catechismo e ritiene che la Chiesa e il mondo oggi si trovino a vivere precisamente la prova anticristica lì profetizzata e descritta.

Dalla quale – sostiene padre Livio – la Chiesa emergerà gloriosa (salvando anche le sorti dell’umanità) non per proprie strategie umane, ma per l’intervento divino (come dicono le Scritture). Nella teologia della storia delineata da padre Livio tale intervento si vede nella vicenda che va dalle apparizioni della Madonna a Fatima del 1917 alle apparizioni di Medjugorje.

Fatima – con le sue profezie relative all’arrivo del comunismo in Russia – si verifica durante la Prima Guerra mondiale che dà inizio all’epoca apocalittica, dei grandi totalitarismi, delle grandi guerre e delle grandi persecuzioni anticristiane.

Le apparizioni di Medjugorje, iniziate nel 1981, durante il pontificato di Wojtyla (che guardò con molta simpatia quegli eventi), hanno accompagnato il crollo del comunismo nell’est europeo (dove si trovava Medjugorije) e, spiega Fanzaga, con i dieci segreti, accompagneranno e illumineranno la Chiesa e l’umanità nell’epilogo di questa epoca, terribile, iniziata con la prima guerra mondiale.

Padre Fanzaga ritiene prossimo tale epilogo e sostiene che l’umanità, per salvarsi, non dovrà guardare all’Onu, ma a Medjugorje, un piccolo borgo periferico come lo era Nazaret duemila anni fa.

Cosa contengano i preannunciati dieci segreti non si sa (o meglio si sa poco). Saranno svelati al momento stabilito. Nel frattempo sotto il pontificato di Francesco sono stati autorizzati i pellegrinaggi delle parrocchie a questo luogo delle apparizioni che ogni anno attira molte migliaia di pellegrini.

Naturalmente ci sono pareri diversi su Medjugorije, ma chi conosce la storia della Chiesa sa che, in effetti, è sempre stata salvata da eventi di grazia. E chi è cosciente del momento storico che viviamo sa che l’umanità, per ritrovare la strada e scongiurare il peggio, ha davvero bisogno di un aiuto dalla Provvidenza.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 12 febbraio 2024