La Sindone continua a riportarci a una storia di 2000 anni fa. È appena stato pubblicato, sulla rivista scientifica “Heritage”, uno studio specialistico intitolato “X-ray Dating of a Turin Shroud’s Linen Sample”, realizzato da studiosi del Cnr (Liberato De Caro, Teresa Sibillano, Rocco Lassandro e Cinzia Giannini) in collaborazione con il professor Giulio Fanti dell’Università di Padova.

È stato applicato un nuovo metodo per la datazione di antichi fili di lino che permette di studiare “il grado di invecchiamento naturale della cellulosa che compone le fibre dei fili di lino del campione indagato, mediante analisi ai raggi X”.

Lo studio in questione arriva alla conclusione che il tessuto della Sindone “è molto più antico dei sette secoli proposti dalla datazione al radiocarbonio del 1988. I risultati sperimentali sono compatibili con l’ipotesi che la Sindone sia una reliquia di 2000 anni, come supposto dalla tradizione cristiana”, a condizione che nei tredici secoli che hanno preceduto i sette secoli della sua permanenza documentata in Europa, sia stata conservata a più elevate temperature ambientali secolari.

In effetti si tratta proprio delle temperature tipiche della zona medio-orientale, dove si suppone che la Sindone sia rimasta prima di approdare in Europa, nel XIV secolo, grazie al cavaliere Goffredo di Charny che fece costruire una chiesa a Lirey, in Francia, per conservare la reliquia della passione di Cristo.

Lo studio scientifico in questione peraltro fa ritenere che l’arrivo in Europa della Sindone sia stato provvidenziale ai fini della sua conservazioneperché “dal XIV secolo ad oggi, l’invecchiamento naturale della cellulosa del lino della Sindone è stato molto limitato, a causa delle basse temperature ambiente medie secolari europee, impedendo così la completa scomparsa dell’immagine corporea”.

Non così sarebbe avvenuto nelle zone geografiche in cui il telo era stato conservato nei primi tredici secoli. “Pertanto” scrivono gli studiosi “solo la storia recente della Sindone in Europa ha impedito che il lino ingiallisse completamente e che l’immagine scomparisse del tutto, preservando così un enigma molto difficile da risolvere per la scienza”.

In effetti resta del tutto sconosciuta la causa di questa immagine (non dipinta) che è di per sé un mistero, perché rimanda a un fenomeno fotoradiante di natura ignota.

La Sindone è l’oggetto archeologico più studiato al mondo. Una trentina di discipline scientifiche diverse da anni ne indagano i tanti aspetti.

Gli studi scientifici in genere indicano in circa 2000 anni l’età del telo e collocano la sua provenienza dalla zona Gerusalemme, dove Gesù di Nazaret – secondo la cronaca dei Vangeli – fu torturato e crocifisso esattamente con le stesse particolari modalità dell’uomo della Sindone.

In totale controtendenza è andata invece l’analisi al radiocarbonio del 1988, secondo cui il lenzuolo va datato al periodo 1260-1390. Tuttavia il metodo e le conclusioni di quello studio, nel corso degli anni, sono state contestate da molti specialisti di diverse discipline che hanno ripetutamente chiesto i dati grezzi dei laboratori.

Solo nel 2017 sono stati ottenuti e quattro studiosi li hanno analizzati pubblicando conclusioni critiche (su una rivista di Oxford, Archaeometry, edita per conto dell’Oxford Research Laboratory for Archaeology and the History of Art) secondo cui la datazione medievale non è scientificamente affidabile (probabilmente per la non omogeneità dei campioni selezionati nel 1988).  Il mistero continua.

 

Antonio Socci

 

Da Libero, 15 aprile 2022

 

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