Il vaticanista Andrea Tornielli ha appena pubblicato un articolo sul sito “Vatican Insider” nel quale ricostruisce il giallo della lettera della Segreteria di Stato vaticana al padre Cavalcoli, lettera privata che è stata diffusa come fosse una bocciatura – da parte del Papa – della pièce teatrale di Castellucci.

Tornielli scrive:

Le parole della lettera della Segreteria di Stato sono state presentate come un pronunciamento ufficiale della Santa Sede sullo spettacolo e fatte risalire direttamente al Papa.

In realtà, confermano a Vatican Insider diverse autorevoli fonti vaticane, quella a padre Cavalcoli era una risposta di routine, scritta dagli uffici senza coinvolgere l’entourage papale: non soltanto non è stato investito della questione direttamente Benedetto XVI, ma nemmeno il Segretario di Stato Tarcisio Bertone o il Sostituto Giovanni Angelo Becciu. Le prime righe della lettera riferite alla pièce teatrale ‘che risulta offensiva nei confronti del Signore nostro Gesù Cristo’ altro non erano che il riecheggiare, sunteggiato dall’officiale incaricato della risposta, delle parole scritte dallo stesso Cavalcoli. Non l’espressione di un giudizio meditato da parte della Santa Sede.

Allo stesso modo, il pensiero attribuito al Papa, con l’auspicio che ‘ogni mancanza di rispetto verso Dio, i santi e i simboli religiosi’ possa trovare una ‘reazione ferma e composta’, rappresentava un riferimento generico con il quale non si intendeva far pronunciare Benedetto XVI nel merito di questo specifico spettacolo.

La Santa Sede aveva tutti gli strumenti per pronunciarsi, ma la consegna era sempre stata quella di lasciare ai vescovi eventuali iniziative”.

Fin qui Tornielli. E posso dire che, anche prima di questa provvidenziale ricostruzione giornalistica, bastava un po’ di buon senso per capire come stavano le cose.

Nel seguito dell’articolo il vaticanista della Stampa ha ricostruito per filo e per segno l’iter di quella lettera che addirittura ha fatto pensare a molti “che Papa Ratzinger avesse voluto tirare le orecchie al cardinale ambrosiano per non aver reagito più duramente di fronte al previsto atto blasfemo”.  

Tornielli conclude: “L’impressione che si ricava dalla sequenza degli eventi è che il Vaticano sia stato in qualche modo ‘trascinato’ in una vicenda sulla quale non aveva intenzione di pronunciarsi, e che si sia finito così per attribuire direttamente al Papa una stroncatura dell’opera di Castellucci. Uno spettacolo che negli anni scorsi è stato rappresentato a Roma, cioè nella città in cui Benedetto XVI è vescovo, senza suscitare nessuna polemica, com’è accaduto anche in altre città italiane”.

Mi pare che ce ne sia abbastanza per riflettere da parte di chi aveva reso pubblica questa missiva proponendola come un giudizio del Pontefice e da parte di chi aveva “bevuto” questa cosa credendo di doversi unire alla “fatwa” perché questo sarebbe stato il volere del Papa.

Adesso ci sarebbe da aspettarsi che qualcuno chiedesse scusa… Anche al Papa stesso. O sbaglio?

Il bilancio della “fatwa” lanciata con enorme clamore contro Castellucci è il seguente:

1)   Una enorme pubblicità allo spettacolo che era già stato rappresentato in molte città italiane senza che nessuno se ne accorgesse: di sicuro Castellucci può ringraziare gli “indignati” cattolici perché ha il teatro pieno e sta su tutti i giornali;

2)  Una figuraccia da parte dei cattolici che sui media sono stati rappresentati come intolleranti e bramosi di censura e di bavaglio

3)  La sensazione di una divisione all’interno della Chiesa e persino fra i vescovi (come se alcuni fossero conniventi con chi tresca con Lucifero e altri fossero i puri paladini della fede….)

4)  Il Papa che è stato “trascinato” in questa faccenda, esponendo così il Magistero laddove nulla è stato detto dal Papa stesso…

5)  Tanti cattolici in buona fede persuasi che testimoniare Cristo consista nel “criminalizzare” la disperazione umana invece di testimoniare con amicizia l’amore sperimentato, la carezza del Nazareno.

Ci sarebbero altre voci in questo disastroso bilancio, ma mi fermo qui. Resta la tristezza….

Infine un chiarimento sulla merda.

Continuo a ricevere per mail la registrazione di una intervista a Castellucci in cui costui, con parole estreme e certo da artista, non da teologo, da uomo in ricerca, non da cristiano, dice il suo desiderio di stabilire un ponte fra l’escatologico e lo scatologico, cioè fra la luce di Dio e la merda della condizione umana.

Molti – avendo scambiato il cristianesimo per un galateo di buone maniere – ne traggono scandalo. Io vorrei far notare che quel ponte non deve costruirlo Castellucci, perché lo ha già fatto Dio con l’Incarnazione.

Meditiamo su quella che la teologia chiama kenosi: non solo l’Onnipotente ha “annientato” se stesso facendosi uomo, cioè carne, fango, ma – come dicevo ieri a Tornielli – ha deciso di voler nascere in una stalla, presumibilmente nel mezzo alla merda di animali (non in una profumata casa di benpensanti) e ha deciso di voler morire coperto di sputi e di sangue, macellato come una bestia, come un agnello sacrificale.

E’ Lui che ha voluto SPORCARSI con tutto ciò che l’uomo è, con tutta la sua miseria, con tutto il fango della sua condizione, eccetto il peccato!!!!

Se noi ci scandalizziamo della parola “merda”, sostanza che fino a prova contraria fa parte dell’uomo (come il sangue, la carne, il fegato, il cuore e il cervello) ed è stata creata da Dio, significa che abbiamo smesso da tempo di stupirci e di commuoverci per quello che il Signore benedetto ha fatto per noi: è Lui che, per folle amore nostro, ha voluto nascere in una stalla merdosa ed è Lui che è morto in quel modo orribile!!!!

Forse è il caso che ce ne ricordiamo… e lo contempliamo così! Altrimenti, a furia di ubriacarci di galateo, finiremo per pretendere di coprire perfino i crocifissi perché non sta bene esporre un corpo nudo, oltretutto tutto macellato e in quella posa ignominiosa!!!!!

Ora direi di mettere fine a questa assurda “guerra” riconciliandoci proprio nella contemplazione e nello stupore per l’infinita Bellezza di Gesù, che è ancor più travolgente quando si presenta come “Ecce homo”, perché è la Bellezza del Suo Amore…

Antonio Socci

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