Ciò che sta accadendo in Russia in queste ore è del tutto incerto. Ma, di sicuro, se Vladimir Putin avesse fatto tesoro della lezione del “Principe” di Niccolò Machiavelli non dovrebbe oggi fronteggiare la sollevazione guidata di Evghenij Prigozhin, capo della Brigata Wagner (27 mila mercenari armati fino ai denti) che, di fatto, proprio a Putin deve la sua esistenza.

Infatti, nel Capitolo XII del suo famoso trattato, lo scrittore e diplomatico fiorentino scrive: “Gli eserciti coi quali un principe difende lo Stato, o sono suoi, oppure mercenari, ausiliari, e misti. I mercenari e ausiliari sono inutili e pericolosi. Se qualcuno affida lo Stato a milizie mercenarie, resta sempre instabile e insicuro, poiché quelle milizie sono disunite, ambiziose, indisciplinate e infedeli. (…) Affidandoti a esse, rinvii la tua rovina solo se rinvii l’assalto. In tempo di pace sei depredato da esse, e in tempo di guerra dai nemici. La ragione di tutto ciò è che esse non hanno altro interesse e altra ragione di combattere che un po’ di stipendio, e questo non basta a far sì che vogliano morire per te”.

Machiavelli ricavava questa certezza dalla storia e dagli eventi accaduti nell’Italia del suo tempo: “oggi la rovina d’Italia non è causata da altro che dall’essersi essa per molti anni affidata a milizie mercenarie (…). Non appena arrivò lo straniero rivelarono il loro scarso valore, di modo che Carlo VIII di Francia poté impadronirsi dell’Italia con estrema facilità”.

Del resto – aggiungeva Machiavelli – “i capitani mercenari o sono uomini assai esperti delle cose militari, oppur no. Se lo sono, non te ne puoi fidare, perché sempre aspireranno a diventar potenti, sopraffacendo te che sei il loro padrone, o sopraffacendo altri contro le tue intenzioni. Se poi il capitano non è persona di valore ti porta di norma alla rovina. Qualcuno potrebbe obbiettare che chiunque disponga delle armi, mercenario oppur no, farebbe lo stesso. Ma io replicherei che le armi devono essere adoperate o da un principe o da una repubblica (…). L’esperienza insegna come soltanto i prìncipi e le repubbliche dotati di propri eserciti compiano progressi grandissimi, mentre le milizie mercenarie producono sempre danno. Una repubblica dotata di esercito, inoltre, ha più difficoltà a cadere sotto la tirannia di un suo cittadino, che non una repubblica dipendente da eserciti stranieri”.

Come e perché Prigozhin abbia deciso la ribellione non è ancora chiaro. Ma è emblematico che, di colpo, sulla guerra in Ucraina, abbia ribaltato anche la narrazione russa facendo propria la versione ucraina e occidentale.

Nel suo discorso di ieri Putin ha detto: “Questa è una pugnalata alle spalle del nostro Paese e della nostra gente. Fu un tale colpo che fu inferto alla Russia nel 1917, quando il paese stava conducendo la prima guerra mondiale” e “la vittoria le è stata rubata. Intrighi, litigi, politica dietro le spalle dell’esercito e del popolo si sono trasformati nel più grande shock, la distruzione dell’esercito e il crollo dello Stato, la perdita di vasti territori. Di conseguenza, la tragedia della guerra civile”.

Il “tradimento” di oggi si verifica mentre la Russia “sta combattendo la battaglia più dura per il suo futuro” con “l’intera macchina militare, economica e informativa dell’occidente che è impegnata contro di noi”.

Avrebbe dovuto parlare anche della “macchina diplomatica” della Casa Bianca che nei giorni scorsi ha riallacciato i rapporti con la Cina e l’India per isolare la Russia.

Di fatto questa guerra è ritenuta dannosa da tutti e si sta realizzando una convergenza di interessi per chiuderla. La controffensiva ucraina si è dimostrata deludente, il conflitto si sta impantanando in una guerra di trincea senza sbocchi, per questo molti – sia fra i Paesi nemici della Russia, sia fra i presunti alleati, sia all’interno della stessa Russia, delle sue classi dirigenti – potrebbero vedere nella ribellione della Wagner la possibile soluzione del problema.

Non è facile che questa rivolta porti a un rovesciamento dell’attuale governo e d’altra parte se da parte di Putin è stato un errore affidarsi a un esercito mercenario, sarebbe altrettanto sbagliato e forse anche più pericoloso volere una Russia in mano a Prigozhin e alla Brigata Wagner.

L’unica idea su cui erroneamente (a Mosca e non solo) si dà ascolto a Machiavelli è proprio quella che si dovrebbe rifiutare.

Il fiorentino infatti scrive che “un principe non deve avere altro obiettivo, né altro pensiero, né altro fondamentale dovere, se non quello di prepararsi alla guerra. Questo è l’unico compito che si addica veramente a chi comanda” perché è l’unico metodo “capace di mantenere al potere”.

Ma non è così. Forse non è mai stato vero e di sicuro non è vero oggi che la guerra è diventata una cosa del tutto diversa rispetto ad allora.

Oggi l’unica strada sensata da percorrere – nelle relazioni internazionali – è quella della politica, della diplomazia, dell’economia e del “soft power”. Lo conferma proprio la vicenda ucraina.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 giugno 2023

 

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