Si può pensarla come si vuole sulla Costituzione (personalmente tornerei al suo testo originario), ma i partiti dovrebbero essere coerenti.

Periodicamente (anche di recente) la Sinistra e certi giornali esaltano a parole la Costituzione, considerandola intoccabile. Eppure è proprio la stessa Sinistra che, nel 2001, l’ha cambiata (in peggio): si trattava del titolo V della parte seconda della Carta. In seguito, nel 2016, il Pd ha provato a cambiarla di nuovo con Renzi premier, ma non ce l’ha fatta.

Dobbiamo dedurne che la Sinistra può tentare di cambiare la Carta quanto vuole mentre per gli altri deve essere intoccabile? Sono sempre la Sinistra e certi giornali che bocciano come “sovranisti” coloro che – in polemica con la UE e non solo – sottolineano il primo articolo della Costituzione sulla sovranità degli italiani: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Chi oggi ricorda questo fondamentale pilastro della democrazia – dicevo – lo fa anche per polemica nei confronti di una UE sempre più invadente e specialmente di certe direttive europee che gli italiani non approvano. Invece la Sinistra e certi giornali preferiscono spesso enfatizzare la cosiddetta “sovranità europea” che però non si capisce cosa sia in mancanza di uno Stato europeo e di una Costituzione.

Tuttavia anche per l’Unione Europea – come per la Costituzione – si nota un atteggiamento ondivago. La evocano ogni momento, ne hanno fatto una specie di religione, ma poi in questi giorni criticano la premier italiana che, proprio per difendere l’UE (il principio dell’unità europea di fronte alla guerra in Ucraina), ha definito “inopportuna” la fuga in avanti di Macron e Scholz dei giorni scorsi, che di fatto ha diviso l’Unione.

La Meloni ha spiegato: “credo che la nostra forza in questa vicenda sia l’unità e la compattezza. Io capisco il fatto di privilegiare le proprie opinioni pubbliche interne, ma ci sono momenti nei quali privilegiare la propria opinione pubblica interna rischia di andare a discapito della causa. E questo mi pare che fosse uno di quei casi”.

Hanno criticato la premier italiana pure per questa presa di posizione europeista. Sono strani. Si proclamano sempre europeisti, attaccano il presunto “sovranismo” italiano e poi minimizzano il nazionalismo francese e tedesco che è il vero problema della UE.

Oltretutto quell’incontro Macron-Scholz è stato il disperato tentativo di darsi un ruolo in una crisi, quella ucraina, nella quale entrambi non contano nulla. Anzi la Germania è la vera sconfitta del conflitto.

Macron, con questo protagonismo, voleva far dimenticare gli scioperi e l’esplosiva crisi sociale della sua Francia, dove lui – come scrive Giulio Sapelli sul “Sussidiario” – è “un presidente dimidiato” che “non ha più maggioranze parlamentari possibili”. Così “cerca la soluzione per sopravvivere nella politica estera e vira contro l’Italia stropicciando il Trattato franco-italiano proprio quando esso, invece, dovrebbe essere messo in atto per migliorare il Pnrr e unire l’Ue e l’Europa per meglio rispondere alla guerra imperialista russa contro l’Ucraina”.

Del resto “anche Scholz cerca una soluzione al suo declassamento: suo e del suo partito nella politica estera”, vedendo vacillare il duopolio Ppe-Socialisti “che ha consentito alla Germania” conclude Sapelli “di dominare l’eurocrazia burotecnocratica senza rivali, cedendo le briciole del potere ai francesi”.

I due infatti sono uniti dall’avversione alla premier italiana che ritengono leader di una nuova possibile maggioranza in Europa (fra Conservatori e Ppe) in cui socialisti e macroniani sarebbero i perdenti.

La stampa italiana conosce queste dinamiche e le ha colte, ma dà la sensazione di privilegiare la sua pregiudiziale opposizione al governo Meloni. Per esempio Massimo Giannini, sulla “Stampa” di ieri, ha curiosamente attaccato l’esecutivo perché “per liberarci dalla dipendenza energetica da Putin, firmiamo contratti con i suoi amici africani (vedi l’ultimo, in Algeria). Non è il modo migliore di farci apprezzare dagli alleati”.

Giannini dimentica che quella via è stata aperta da Mario Draghi, lo stesso Draghi che lui esalta come un leader stimato nel mondo e amato dagli alleati. Il giornale che dirige, “La Stampa”, il 18 luglio scorso, titolava: “Draghi in Algeria. Intesa da 4 mld di dollari per gas a Italia. ‘L’amicizia tra i nostri paesi essenziale per la transizione energetica’. Fornirà 30 miliardi di metri cubi l’anno, mentre Mosca ha iniziato a chiudere i rubinetti”. Se Draghi fece bene ad aprire in luglio la via algerina, com’è possibile che la Meloni sbagli a seguire la stessa via

L’approvvigionamento energetico del Paese del resto è una questione vitale, qualunque sia il governo che abbiamo. Nella difesa del nostro interesse nazionale l’Italia dovrebbe essere unita. Questo principio andrebbe ricordato prossimamente anche per la revisione del disastroso “Patto di stabilità e crescita” della UE.

Proprio sulla “Stampa”, Lucio Caracciolo – un analista autorevole del Gruppo Gedi – lo ha giustamente definito “patto di (in)stabilità e (de)crescita”, aggiungendo che “il ‘miracolo’ della clamorosa crescita italiana” degli ultimi due anni è avvenuto “proprio quando il patto è stato sospeso” e questo fatto – ha aggiunto – “qualcosa dovrebbe insegnarci. Su questo gli interessi di Italia e Francia parrebbero allineati”.

È un argomento su cui ricostruire un dialogo. Sperando che anche giornali e opposizioni interne tengano presente la considerazione di Caracciolo, perché, facendo (legittimamente) opposizione all’attuale governo, non si trovino – come dice la Meloni – a fare pure opposizione all’Italia senza rendersene conto.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 13 febbraio 2023

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