FUORI I NOMI

Interessante editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della sera (6/4). Le vergognose gazzarre inscenate per impedire a Giuliano Ferrara di parlare della sua lista contro l’aborto – dice Galli – non si possono liquidare “tirando in ballo le solite frange folli”. Perché c’è nelle loro azioni “l’eco del disprezzo e della manipolazione che in Italia viene regolarmente riservato a chi non la pensa come noi”.
Tale disprezzo e tale manipolazione – denuncia Galli – vengono “spessissimo dai più illustri commentatori, dai rappresentanti più accreditati della cultura”.
E cioè? Chi? Direbbe Pigi Battista: fuori i nomi.
Galli i nomi non li fa, ma rincara la dose. Spiega che alla demonizzazione dell’avversario, alla “costruzione della figura del nemico pubblico numero uno” in Italia si dedica “per lo più la crema intellettuale del Paese, uomini e donne assolutamente dabbene”.
Ma i nomi? Non ci sono. Peccato. Il coraggioso “j’accuse” si ammoscia un po’ quando è indirizzato verso anonimi.

VIA ZOLFERINO

Carlo Casini (da non confondere con Pier Ferdinando, leader Udc), oltre ad essere un grande giurista e il fondatore del Movimento per la vita, è un uomo straordinario per umanità e “santa allegrezza”: In un libro intervista con Renzo Agasso (“Sul fronte della vita”, Elledici), fornisce una quantità di prove dell’intolleranza laicista che è molto più antica della lista di Ferrara (pensate che qualcuno definì il Movimento per la vita addirittura una “multinazionale del crimine contro le donne”).
E’ una storia che potrebbe aiutare la riflessione di Galli della Loggia. Al tempo del referendum sull’aborto, del 1981, Casini andò a parlare col direttore del Corriere di allora, Franco Di Bella.
Il vice, Gaspare Barbiellini Amidei, gli disse: “io sono cattolico, stavolta sarò con voi”.
Da parte sua “Di Bella fu scostante”, ma dichiarò: “noi terremo una posizione neutrale, pubblicheremo sulla materia tre articoli vostri e tre degli avversari”.
Così un giorno Barbiellini chiese a Casini il primo articolo. L’indomani uscì l’articolo dell’avversario, ma quello di Casini no. Stessa storia tutte e tre le volte: nessuno degli articoli pro-life fu mai pubblicato sul Corriere.
Dopo il referendum – racconta Casini – “Claudio Magris, poi senatore Pds, mi mandò un ritaglio del Corriere della sera con un suo articolo intitolato ‘Da laici contro l’aborto’.
Mi spiegava che quel pezzo l’aveva mandato quindici giorni prima della consultazione e che mai era successo che il Corriere ritardasse la pubblicazione per più di due o tre giorni, mentre questa volta l’articolo era uscito dopo il referendum.
E concludeva: questo le spiega, onorevole Casini, perché abbiamo perduto”.
Si dirà che era il 1981. Certo, ma Galli ricorda l’ancor più esplicita militanza radicale del Corriere della sera durante la campagna referendaria del 2005 sulla legge 40 ?

IL TABU’

Spiega Galli che contro la battaglia antiabortista di Ferrara si è seguito lo stesso copione che “in Italia caratterizza la discussione pubblica” anche su temi come “la Costituzione, l’immigrazione o la storia del fascismo”.
Ma in realtà le “frange folli” si sono viste solo contro Ferrara. Non contro le manifestazioni del Pdl, della Lega, dell’Udc, nemmeno contro la lista Storace-Santanché o quella di Fiore. Eppure la lista di Ferrara neanche raggiungerà il quorum.
Come si spiega? Perché quelle “frange folli” non s’infiammano nelle piazze per temi come l’ “attacco allo stato sociale”, le spese per armamenti, la globalizzazione, le basi militari o la precarietà o le pensioni?
E perché nessuno s’infuria contro la casta e i suoi privilegi o contro la monnezza di Napoli? Perché scoppia l’ira e l’odio solo se qualcuno osa parlare di aborto?

Fonte: © Libero – 8 aprile 2008