Tutti dicono solo una parte della verità. Da una parte si tuona contro la pesantezza (vergognosa) delle tasse. Dall’altra contro l’enormità (scandalosa) dell’evasione fiscale. Quello che nessuno (neanche gli ecclesiastici) dicono chiaramente…

Va compresa la fatica di vivere della povera gente. In certi casi qualche lavoretto a nero ha letteralmente garantito la sopravvivenza delle famiglie monoreddito. Questo è umano, perfino eroico. Lo scandalo italiano invece è l’evasione sistematica delle categorie e delle società. Lo sciopero fiscale (dei forti e dei furbi) è in corso da anni: 270 miliardi di euro l’anno di base imponibile (oltre 500 mila miliardi delle vecchie lire, un quinto del Pil) sfuggono al fisco. Solo l’1,7 per cento dei contribuenti dichiara più di 70 mila euro di reddito. Fra le società di capitali la metà dichiara un reddito nullo o in perdita. Le dichiarazioni delle varie categorie professionali e commerciali fanno rizzare i capelli.

Gli analisti parlano di evasione di massa. Sarebbe suicida per il Centrodestra – nel dibattito sul fisco – delegittimare lo Stato, la legge e la morale e non condannare questa situazione. Devastante poi sarebbe appoggiare lo sciopero fiscale.

Sia chiaro, io giudico pessimo questo governo, siamo i più tartassati d’Europa e ritengo che l’attuale livello di tassazione (che ghermisce il 50,7 per cento di ciò che produciamo) sia una vergognosa rapina. Ma va detto che le tasse vanno pagate. Perché il legittimo sistema di autodifesa del cittadino vessato c’è (l’autodifesa è doverosa). Non è né l’evasione fiscale (che è immorale e ingiusta), né lo sciopero fiscale (che è la tomba della democrazia). Dirò dopo qual è.

Prima devo confessare la mia delusione per le parole del cardinal Bertone che ha parlato come la sibilla cumana, così ognuno l’ha interpretato al contrario dell’altro. Secondo i leghisti ha benedetto la rivolta fiscale. Secondo il governo invece ha condannato l’evasione. Così ha guadagnato dei titoli sui giornali, come desiderava, ma era meglio tacere che dare questa sensazione di “furberia” e inutilità. Sono certo che la prossima enciclica del Papa, che sarà dedicata proprio ai problemi sociali, non farà così, ma darà un orientamento preciso.

Sui principi infatti c’è chiarezza per i cattolici. Oscar Giannino ha citato S. Agostino per sostenere che si ha diritto di non pagare le tasse ingiuste. Ieri Paolo Del Debbio ha richiamato anche i pronunciamenti di San Tommaso, fino alla Scuola di Salamanca. E’ la grande tradizione della Chiesa che – pur invitando al rispetto delle istituzioni pubbliche – ha sempre opposto una forte resistenza al loro arbitrio e all’oppressione.

Ma proprio da questa resistenza della Chiesa al potere oppressivo del re è nato il vero e legittimo meccanismo di difesa dei cittadini: si chiama democrazia. E’ nata proprio come strumento di difesa dalle arbitrarie pretese fiscali del re. Nella cattolicissima Inghilterra del 1215 “una coalizione di nobili inglesi e di funzionari della Chiesa, compresi tutti i vescovi e il maestro dei cavalieri templari” scrive Rodney Stark “imposero a re Giovanni la Magna Charta”. La quale riconosceva le libertà della Chiesa e, all’articolo 13, garantiva alla città di Londra e alle altre città, borghi e porti, il diritto di non essere dissanguate dal re per dazi d’importazione e tasse. L’articolo 41 recitava: “Tutti i mercanti siano salvi e sicuri nell’uscire dall’Inghilterra e nell’entrarvi, nel dimorarvi e nel viaggiare per essa (…), liberi da ogni ingiusta tassa”. Inoltre si stabiliva una istituzione di sistematica limitazione del potere regale, la Camera dei Lord: venticinque baroni sarebbero stati eletti per assicurare il governo pacifico del regno. Nasceva la democrazia rappresentativa.

“La croce e la spada” commenta Stark “si unirono così per cominciare a dominare lo Stato e per dare agli inglesi libertà individuali e diritti di proprietà privata sicuri”. Con la democrazia qui nasce anche l’economia moderna e il nostro benessere occidentale che poteva fiorire solo su leggi e diritti stabiliti e rispettati da tutti, sovrani e sudditi. Non è stato così altrove. Stark infatti spiega che il mancato decollo economico del mondo islamico fu dovuto proprio alla mancanza di certezza del diritto di proprietà. Quando un sovrano a suo arbitrio può espropriare e rapinare, nessuno rischia i propri beni investendoli in attività economiche produttive.

Dunque la rivolta fiscale e la rivolta tout court sarebbero legittime e auspicabili in regime di tirannia, ma sono del tutto contraddittorie con la democrazia. Anzi, ne minano la legittimità. In Italia purtroppo l’autodifesa è sempre stata individuale: una colossale evasione fiscale di massa. Che faceva parte di un patto tacito e scellerato in cui ognuno aveva (o credeva di avere) il suo tornaconto: il lavoro autonomo evadeva, i politici dilapidavano e si garantivano privilegi (con varie ruberie) e i lavoratori dipendenti usufruivano di inamovibilità, mancanza di controllo e altri privilegi come le baby pensioni. Il risultato collettivo è stato un debito pubblico fra i più alti del mondo, scaricato sulle spalle dei nostri figli e uno Stato senza dignità e senza alcuna efficienza. Un altro risultato è anche l’immoralità della vita politica e della vita civile.

Un ennesimo effetto disastroso è stata l’assenza in Italia di una borghesia liberale. L’élite del grande capitalismo non è mai stata liberale. Né ha sostenuto il libero mercato, né la libertà dall’oppressione fiscale, essendo per definizione statalista: un capitalismo contrattato con i governi diccì, con il sistema bancario di Stato, con il Pci e i sindacati per garantire gli interessi forti (infatti la cultura e i mass media di questa galassia economica hanno sempre ammiccato a Sinistra).

La classe più dinamica e vivace del Paese, la piccola borghesia imprenditoriale e artigiana, quella che ha veramente arricchito l’Italia, che avrebbe potuto affermare idee liberali e pretendere un fisco mite, si è disinteressata della cosa pubblica: anziché darsi una rappresentanza politica e farsi classe dirigente scelse l’autodifesa individualistica e anarchica che è l’evasione fiscale. Così per mezzo secolo non è mai cresciuto in Italia un ceto medio produttivo che avesse un forte senso dello Stato, una forte cultura di governo e una decisa impronta liberale.

La nascita della Casa delle libertà poteva essere l’inizio in Italia di una borghesia liberale finalmente classe di governo. Ma per compiere questa missione storica e non suicidarsi, la Cdl deve dire al ceto medio produttivo che ci si deve difendere dall’oppressione fiscale non con l’evasione individuale, ma con l’impegno politico, civile e sociale per abbattere questo governo. L’unica autodifesa legittima è la democrazia.

Anche perché un Centrodestra che oggi legittimasse lo sciopero fiscale, domani – una volta a Palazzo Chigi – non potrebbe legittimamente opporsi a chi proclama uno sciopero fiscale con opposte ragioni politiche e morali. Sarebbe lo sfascio dello Stato e della democrazia.

L’evasione fiscale è immorale e ingiusta anche perché danneggia persone indifese: finisce per far gravare le tasse che non si pagano su coloro che già ne pagano troppe e non possono evadere. E’ insopportabile un simile “paese dei furbi”. Ancora di più poi se l’evasore vota pure Centrosinistra, perché in quel caso il tipo in questione evade e fa pure in modo che gli altri vengano vessati maggiormente.

Il Centrodestra invece di sponsorizzare lo sciopero fiscale o legittimare l’evasione, lanci un nuovo patto sociale, prenda un impegno serio e “giurato” di abbassare in modo drastico la tassazione, a rendere lo Stato servo e non padrone dei cittadini e di portare al governo una classe politica seria, competente e stimabile. Insomma la ricetta è semplice: pagare le tasse, ma abbattere il governo Prodi e lanciare una classe dirigente degna dell’Italia. Altrimenti è lo sfascio.

Antonio Socci

(Da Libero del 21 agosto 2007)

Fonte: Libero del 21 agosto 2007

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