Il 25 marzo al G7 Trump aveva proposto di chiamare il coronavirus “Virus di Wuhan”, per sottolinearne l’origine cinese e per stigmatizzare il comportamento di quel regime. Gli altri stati hanno sdegnosamente rifiutato la proposta.

A parte la Casa Bianca, nessuno – fra i governanti occidentali e le autorità sanitarie o religiose – ha osato puntare il dito sul regime cinese per le sue gravi responsabilità nell’epidemia che sta sconvolgendo il mondo. Tutti timidi con Pechino o servili e sottomessi.

Se si pensa che, secondo indiscrezioni, Bergoglio starebbe progettando una visita in Cina proprio a Wuhan, in segno di solidarietà con Pechino (a Wuhan, non a Bergamo o a Brescia), si capisce quanto il Vaticano stesso sia ormai “cinesizzato” (del resto ha già consegnato al regime il controllo della Chiesa di quel Paese). Ed è noto che Bergoglio e il Segretario di Stato Parolin sono legatissimi a Giuseppe Conte, premier di un governo anch’esso molto amico della Cina.

Tuttavia nei giorni scorsi almeno una voce libera si è finalmente alzata per dire la verità su questa pandemia che sta facendo migliaia di morti e sta rovinandoci, distruggendo le nostre economie. Continua