Scrive Eugenia Roccella: “Domenica scorsa il Sunday Times ha riportato una richiesta ufficiale dell’associazione dei ginecologi inglesi, il Royal College of Obstetricians and Gynaecology. Il titolo dell’articolo, serenamente esplicito, è: ‘Lasciateci uccidere i bambini disabili’. La surreale motivazione offerta dai medici è che in Gran Bretagna ci sono troppi aborti tardivi; se le mamme sapessero che un bambino con gravi problemi si può sopprimere anche dopo la nascita, forse sarebbero più disposte a portare avanti la gravidanza a rischio. Oggi invece, sempre dall’Inghilterra, patria della deregulation antropologica in Europa, arriva la notizia che due centri di ricerca hanno chiesto alla Human fertilisation and embriology authority, il permesso di creare embrioni ibridi, con ovociti di mucche o altri mammiferi.

Lord Richard Harries, il presidente dell’Authority, che tra l’altro è un vescovo anglicano, si è già espresso favorevolmente, dichiarando in un’intervista al Times che in fondo si tratterebbe di una creatura umana al 99 per cento, dunque ‘prevalentemente’ umana” (Dal Giornale, 8 novembre). Anche Avvenire lancia l’allarme in prima pagina: “Una follia inglese: vogliono creare l’emrbione chimera”.

Non so se siano più sconcertanti le notizie che provengono da certi laboratori o quelle che provengono dagli anglicani inglesi che ormai da tempo hanno imboccato questa china…. Ma di fronte a questo cupo futuro che avanza, la Chiesa Cattolica resta l’unico vero baluardo di difesa per la creatura umana….

Vorrei sottoporre questo spunto anche a Joaquìn Navarro-Valls: sarebbe una riflessione interessante da leggere sulla Repubblica…

Da Libero 8 novembre 2006

NAVARRO, DA PORTAVOCE DEL PAPA AL CORO DI SCALFARI…. PERCHE’ ?

Dal Papa all’Antipapa? Da portavoce di Giovanni Paolo II a voce del coro di Scalfari? Sono rimasto allibito lunedì scorso quando sulla prima pagina della Repubblica ho letto il primo editoriale di Joaquìn Navarro-Valls che bersagliava, come un qualsiasi Curzio Maltese, Giuliano Ferrara e i teocon. Se non è un omonimo si tratta di quel Navarro che per 22 anni ha diretto la Sala Stampa vaticana ed è stato l’ “uomo-immagine” di Papa Wojtyla.

Già la settimana scorsa aveva fatto una strana gaffe. Una caduta di stile che contrasta con i suoi modi signorili. Rilasciando un’intervista a “Panorama” su “I miei progetti per il futuro” (ce n’ era proprio bisogno?) ha fatto sapere che quando è scoppiato il finimondo per il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, la sua posta elettronica si è riempita di messaggi che dicevano: “Se fossi rimasto, forse tutto questo non sarebbe accaduto”.

Insomma Navarro non ha resistito a prendersi la sua piccola rivincita personale dopo essere stato pensionato. Voleva far sapere che se c’era lui l’ “incidente” non ci sarebbe stato. Purtroppo Navarro non si è reso conto che la cosa è suonata come una sciabolata a Papa Ratzinger. Un messaggio del tipo: te la sei cercata, così impari a fare a meno di uno come me. Oltretutto il suddetto Navarro – pur fra mille parole di apprezzamento formale – quando gli è stato chiesto se, in riferimento a Ratisbona, “c’è un problema di comunicazione con i media”, ha risposto: “Sì, ci sono stati diversi problemi da diverse parti, anche con i media, ma non soltanto con essi”. E’ umano, il risentimento, ma non è molto elegante. Chi per due decenni ha avuto l’onore di “rappresentare” il papa, e, nonostante tutto, l’ha fatto con bravura e stile, chi è stato a questi livelli, dovrebbe evitare di sciupare tutto, poi, con piccole recriminazioni pubbliche quando arriva il momento del naturale avvicendamento. Forse dovrebbe evitare anche di annunciare – seppure fra diversi anni – “un libro di memorie” (con la civetteria di elencare le case editrici che lo richiedono). D’altra parte Navarro è già molto indaffarato visto che insegna nell’università dell’Opus Dei e – c’informa Panorama – “oltre a ritirare premi e tenere conferenze, coltiva le passioni sportive, tennis e kayak, e conserva il suo posto nel comitato etico della Geox, l’azienda di calzature fondata da Mario Poletti Polegato”. Ora addirittura “a corteggiarlo” c’è nientemeno che “Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio permanente giovani-editori che lo vorrebbe alla prossima edizione del convegno ‘Crescere fra le righe’ ”. Richiestissimo com’è, a questi alti livelli, finirà a Sanremo al pari di Gorbacev ? Chissà. L’isola dei famosi – almeno quella – ci sentiamo di escluderla. Ma purtroppo non La Repubblica. E non so cosa sia peggio per l’ex portavoce di papa Wojtyla. Fare l’editorialista per il giornale che per 27 anni ha sparato a zero, a palle incatenate, contro Giovanni Paolo II, era proprio necessario? Dalle cannonate di Repubblica contro il “papa polacco” nei primi anni di pontificato fino alla fine, il livore laicista e antipapale del quotidiano di Scalfari non è mai venuto meno. Anno scorso, a fine gennaio, due mesi prima della morte di Wojtyla, a proposito del referendum sulla legge 40 (che rappresentò l’ultima battaglia pubblica del Papa), il fondatore-direttore di Repubblica è arrivato al punto di rimpiangere il Concordato di Mussolini dove “era formulato il divieto a ogni sacerdote e organizzazione religiosa di occuparsi di politica”, lamentando i cambiamenti portati da Craxi e Spadolini al nuovo Concordato che sarebbero “peggiorativi” perché consentono più libertà alla Santa Sede e alla Chiesa (Scalfari arrivò ad auspicare comunque l’intervento della Corte Costituzionale contro la libera espressione del pensiero da parte di Ruini perché, a suo dire, rappresentava una “macroscopica invasione di campo”).

In questo bell’ambientino, rispettoso e tollerante, Navarro è andato a portare il punto di vista alternativo, dei cattolici? Non si direbbe. Il suo editoriale di lunedì in realtà sembra avere il vero bersaglio (non nominato) nel solito Giuliano Ferrara (o comunque i teocon), già incubo del cardinal Tettamanzi e di tutti i cattoprogresisti. Non che l’intervento di Navarro manchi di interesse e di intelligenza. Parlando delle elezioni americane (e avendo come sfondo l’Europa), rileva la strana asimmetria morale per la quale i Repubblicani sono sensibili ai valori della vita, ma non a quelli della pace e dell’ambiente e i Democratici l’esatto contrario (in realtà hanno fatto più guerre dei Repubblicani).

Ma la posizione di Navarro sembra particolarmente dura verso Bush, manifesta prevalenti simpatie per i progressisti, esalta soprattutto il valore della pace e non quello della vita (laddove Giovanni Paolo II, con Madre Teresa, sosteneva che la soppressione della vita bambina è il più grave attentato alla pace). Infine strapazza esplicitamente “certi teocon”. Tutto questo dalle colonne del quotidiano più scatenato contro Bush, contro la “cultura della vita” e contro i teocon (il mezzo è il messaggio, caro Navarro). E in un’Europa e un’Italia dove la cultura dominante nei media e nelle élites è quella ecopacifista che vuol proteggere il pomodoro e le uova di ranocchio, ma vuol usare come cavie gli embrioni umani. E vuole imbavagliare la Chiesa.

La quale è accerchiata da tale cultura nichilista ed è per questo che Benedetto XVI, a Verona, ha corretto Tettamanzi che aveva attaccato i “teocon”. Il Papa ha benedetto questi nuovi laici che potranno avere alcune posizioni diverse dai cattolici (sulla legittimazione dell’intervento armato), ma che non hanno un odio pregiudiziale verso la Chiesa (come i vecchi laici) e anzi manifestano un pregiudizio positivo, pieno di stima e interesse. Anche questi “importanti uomini di cultura”, ha detto il papa, avvertono “la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà”. Dunque “la Chiesa e i cattolici sono chiamati a cogliere questa grande opportunità”, perché è provvidenziale l’emergere di una nuova cultura laica in Occidente.

E’ inevitabile pensare che la sortita di Navarro, arrivando 15 giorni dopo questo intervento del Papa al convegno di Verona, volesse essere critica con Benedetto XVI. E’ passato all’opposizione? Proprio in questi giorni anche alcuni vescovi francesi hanno espresso critiche al pontefice per la sua decisione di ridare la libertà di celebrare la Messa anche con il rito tradizionale della Chiesa. Il potere clericale non vuol sentir parlare di libertà. Se ne infischia della sete di Dio che dilaga in Occidente, è interessato solo al proprio potere. Invece il Papa vuole che quanti cercano Dio possano abbeverarsi anche alla bellezza dell’antica liturgia.

L’atteggiamento dei clericali intolleranti che si oppongono al Papa è ben espresso da un’acuta metafora di Susanna Tamaro: “Da una parte c’è un popolo di assetati, una folla allo sbando, come quella che fugge da un paese in guerra. Dall’altra ci sono i custodi dell’acqua, i padroni della fonte, che si rifiutano di spalancare le dighe, di aprire i rubinetti. Mentre la folla grida ‘acqua’ loro fanno riunioni su riunioni: ‘Di che colore deve essere l’acqua per essere veramente acqua?’; ‘Quanti centilitri vanno versati su ogni lingua?’; ‘Con il contagocce?’, ‘Con una brocca?’. Intanto la folla intorno agonizza, muore, o cerca altre fonti. Fonti che non dissetano, ma che danno almeno un temporaneo sollievo”.

La vera battaglia, caro Navarro, è questa: contro il clericalismo. Con il Papa.

Print Friendly, PDF & Email