UNA MERAVIGLIOSA PAGINA DI DON GIUSSANI PER CAPIRE COM’E’ NATA (E COSA E’) CL. POI UNA MIA DESCRIZIONE DI QUELLA SITUAZIONE STORICA E DELL’ATTUALE
AVEVA COMPASSIONE DI TUTTI ED E’ VENUTO PER LIBERARE I FRATELLI DA OGNI MISERIA E INFELICITA’
.
Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo un brano tratto da Luigi Giussani, “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970)”, Rizzoli editore, pp. 324, euro 17 (in libreria dal 16 luglio).
.
di don Luigi Giussani
.
Vediamo, dunque, dapprima quello che significò la venuta di quell’uomo, il camminare per le strade di questo mondo di quell’uomo che era comunione col Padre. (…)
È venuto perché, attraverso il dono di Sé ai fratelli, il dono della Sua forza, il dono di qualcosa che Lui aveva dentro – pensiero, parola, potenza trasformatrice, taumaturgica –, i fratelli fossero liberati da ogni miseria. In Lui c’era una attenzione, dunque, profonda al fratello che il Padre Gli faceva incontrare. Il progetto Suo era grande come il mondo: «Venite a me voi tutti che siete stanchi e schiacciati e io vi libererò». «Senza di me nessuno può far nulla.» (…)
Egli è il centro del mondo! E l’uomo s’arrabatta a pensare, ad arzigogolare, a giudicare, a fare, a vivere e a morire, e non se ne accorge, ma tutto è per Lui: «Io sono l’Alfa e l’Omèga» (Apocalisse), l’inizio e la fine. (…) Aveva un’attenzione profonda al fratello misero. «Egli si voltò ed ebbe compassione di tutta quella folla perché era come un gregge senza pastore.»
Egli era la luce. Non era appena, dunque, la miseria del paralitico, del cieco, del sordo, di chi non aveva pane, la miseria dell’animo, della confusione e dell’oscurità, della presunzione farisaica, dello smarrimento e dell’orgoglio, ma anche la miseria della gamba da raddrizzare, dell’occhio da aprire, dell’orecchio da far udire, della fame di chi non ha da mangiare (…). Gesù vive una condivisione profonda e totale, un dono di Sé ai fratelli che il Padre Gli fa incontrare per liberarli da ogni miseria. (…)
«Comunione e Liberazione»: è la formula più bella che abbiamo trovato in tutti gli anni del nostro cammino. Comunione e quindi liberazione (…) è la comunione con Lui.
Allora, «fate questo in memoria di me» vuol dire fate un mondo nuovo, fate un mondo dove ci sia questa comunione, «in memoria di Me», perché siete uniti a Me. «Questa è la vittoria che vince il mondo: – che è tutto posto nella menzogna, dice il Vangelo – la nostra fede». (…)
Ricordiamoci la Seconda Lettera ai Corinti: «L’amore dimostratoci da Cristo ci strugge al pensiero che se uno è morto per tutti, dunque, tutti, tutti, debbono beneficiare di questa morte». (…) Vi prego di leggerli, questi brani, senza alcun timore dell’odio del mondo. (…) Ho passato di molto il tempo che mi ero prefisso, ma questa ultima lettera non la posso non leggere.
È una lettera arrivata da un posto dove il mondo schiaccia i cristiani, senza che nessun cristiano fiati neanche un centesimo rispetto a quello che si fa, e giustamente, per le torture in Spagna. Ma della Cecoslovacchia, e di quello che i cristiani hanno subito in venticinque anni là, nessuno parla, salvo qualche voce sparuta, tra cui alcuni di noi (…).
L’autore della lettera, Jozef Zverína, è uno dei preti che è stato in prigione più di dieci anni e ha subito angherie dell’altro mondo.
Lettera ai cristiani d’occidente: «Fratelli, voi avete la presunzione di portare utilità al regno di Dio assumendo quanto più possibile il saeculum, la sua vita, le sue parole, i suoi slogans, il suo modo di pensare. Ma riflettete, vi prego, cosa significa accettare questa parola» – la via nuova del socialismo –.
«Forse significa che vi siete lentamente perduti in essa? Purtroppo sembra che facciate proprio così. È ormai difficile che vi ritroviamo e vi distinguiamo in questo vostro strano mondo. (…). Abbiamo molti motivi per ammirarvi, per questo possiamo e dobbiamo indirizzarvi questo ammonimento. “E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere quale è la volontà di Dio [e la vostra vocazione], ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto” (Romani 12,2). Non conformatevi! Mè syschematízesthe! Come è ben mostrata in questa parola la radice verbale e perenne: schema.»
Non conformatevi al mondo: non prendete lo schema di altri, come dice la parola greca suschematizo, divenendone schiavi.
«L’apostolo ci impone: “cambiare il proprio modo di pensare in una forma nuova” (…). E questa è la rivoluzione: cambiare, cambiamento della creatura. (…) Come dice la parola che usa san Paolo: “Rinnovando la vostra mente”: (,,,). Quindi non contestazione, desacralizzazione, secolarizzazione, perché questo è troppo poco di fronte alla anakaínosis cristiana», al rinnovamento della mente cristiana.
«Riflettete su queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione per la rivoluzione, il maoismo, la violenza» (…)
Conclude Zverína: «Non possiamo imitare il mondo proprio perché dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo (Giovanni 3,16) e per questo su di esso ha pronunciato il suo giudizio. (…). Essere saggi così che possiamo discernere quali sono i segni della volontà e del tempo di Dio. Non ciò che è parola d’ordine del momento, ma ciò che è buono, onesto, perfetto», Cristo. (…)
Vorremmo che dappertutto fosse gridato ciò che dice san Paolo (…) è attraverso questo nostro mondo nuovo (…) che il mondo trarrà beneficio e incomincerà a diventare diverso anch’esso. È attraverso la nostra comunione che la giustizia nel mondo ha veramente una possibilità di più di ridiventare autentica.
.
Luigi Giussani
.
LA STRAORDINARIA STORIA DI COMUNIONE E LIBERAZIONE E IL DRAMMA ATTUALE
.
È paradossale. Dei tanti movimenti nati nella turbolenta stagione del ‘68, uno solo è ancora esistente, quello più anomalo: Comunione e Liberazione.
I gruppi che si ispiravano a ideologie totalitarie sono finiti. L’adesione a CL invece nasceva dallo stupore: molti giovani, sentendo parlare di Gesù Cristo in maniera diversa, nuova da don Luigi Giussani, ne restavano affascinati. Anche per l’amicizia che così sbocciava. Era una vita nuova.
C’era pure un’altra differenza. I gruppi estremisti volevano cambiare il mondo, ribaltarlo. Mentre Giussani prospettava il cambiamento di sé: nella comunità, seguendo Cristo – spiegava – si sperimenta un centuplo di letizia e di umanità da deriva anche un cambiamento buono nei propri ambienti e nel mondo.
Infatti il nuovo libro di don Giussani s’intitola Una rivoluzione di sé. La vita come comunione (1968-1970). La Rizzoli, che lo edita, lo presenta come “Il ’68 di don Giussani” perché raccoglie gli interventi del prete brianzolo in quei mesi di fermenti giovanili.
Nel clamore della contestazione stava nascendo una cosa nuova e imprevista, che si sarebbe chiamata “Comunione e Liberazione” e che di lì a poco avrebbe scatenato l’ostilità di media e intellettuali (ormai con l’eskimo) e la violenza dei gruppi estremisti.
Del ’68 Giussani colse e valorizzò l’iniziale “desiderio di autenticità della vita e di cambiamento del mondo”, ma, come scrive Davide Prosperi nella prefazione, “denunciando a un tempo tutta l’intrinseca contraddittorietà di una impostazione ideologica, che finisce per riproporre nelle sue mosse le stesse dinamiche di sopraffazione e di potere che intendeva contestare”.
Fu una staglione di sbandamento generale, in cui anche il mondo cattolico si fece sedurre dalle sirene marxiste.
È significativo che nel brano del libro che qui anticipiamo (tratto da una conversazione dell’8 dicembre 1970), Giussani proponga ai giovani che lo ascoltano la testimonianza di padre Jozef Zverína (1913-1990), un sacerdote cecoslovacco che era stato rinchiuso per anni nelle carceri comuniste. Egli faceva appello ai “cristiani d’occidente” perché non si omologassero all’ideologia dominante, quella comunista, e restassero fedeli a Cristo.
Quasi da sola CL per anni farà riecheggiare la voce dei dissidenti dell’Europa dell’Est, anche incontrando personalità – come il card. Karol Wojtyla o Vaclav Havel – che di lì a poco avrebbero avuto un ruolo decisivo nel crollo incruento dei regimi comunisti.
Per tutta la sua vita Giussani ha lottato perché CL non cedesse mai alle sirene delle ideologie di volta in volta dominanti e rimanesse fedele solo a Cristo e alla Chiesa. Per questa sua originalità il Movimento ha avuto un ruolo molto importante anche nella vita pubblica del Paese oltreché nella Chiesa.
Dopo la morte di Giussani, dal 2005, CL ha preso una via diversa, adeguandosi alla mentalità dominante (politicamente corretta) ed è progressivamente sparita dalla vita pubblica e dal mondo giovanile, fra gli applausi di quei media che prima l’avevano sempre avversata.
Nel 2021 la Santa Sede è intervenuta in modo severo per correggere dei gravi errori, per sostituire la leadership di CL ed esortare il Movimento a seguire Giussani. Papa Francesco ha chiesto di tornare a impegnarsi su cultura, carità e missione per far rifiorire il carisma di CL.
“Ma il cambio di passo voluto dalla Santa Sede” ha scritto Avvenire “ha incontrato resistenze, tanto da spingere il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici a intervenire” per esigere “la presa di coscienza degli errori del passato” e “il risanamento profondo di idee, principi e prassi più volte sollecitato dall’autorità ecclesiastica”.
Ci sarà un vero ritorno a Giussani? Chissà. La rinascita di CL sarebbe preziosa per la Chiesa e sarebbe importante anche per il nostro Paese.
Antonio Socci
Da “Libero”, 14 luglio 2024