Veronesi e lo scimpanzè
Un caloroso consiglio: se proprio volete venire al mondo, non nascete come essere umano. Quantomeno camuffatevi da scimpanzé, da rospo o da tafano… Sarete finalmente tutelati.
Domenica 15 maggio, il Corriere della sera ha dato eccezionale spazio al professor Umberto Veronesi (già ministro della Sanità) che – intervistato sui referendum radicali (relativi alla legge 40) – ha dichiarato che lui essendo “animalista e vegetariano” contesta la “visione antropocentrica” della Chiesa (che pare sia fissata con gli esseri umani). Veronesi, che nega la tutela all’embrione umano, chiede invece “provocatoriamente” la tutela degli embrioni di scimpanzé. E certamente avrebbe trovato grandissimo consenso nella mentalità comune, se non avesse avuto l’improvvida idea di aggiungere una folgorante rivelazione: “mi chiedo perché non tutelare anche gli embrioni dello scimpanzé, anch’essi sono progetti di esseri umani” . Ha detto testualmente così: “anche gli embrioni dello scimpanzé sono progetti di esseri umani”.
Sarebbe una rivelazione da Nobel, perché questa non si era mai sentita. Se non fosse che compromette seriamente la battaglia animalista del Veronesi. Infatti c’è un vasto schieramento ecologista e politically correct (da Sinistra a Destra) che è energicamente schierato contro la vivisezione degli animali e contro gli esperimenti scientifici sulle bestiole. E che accorderebbe tutela, con ogni probabilità, agli embrioni di scimpanzé, ma a quelli UMANI no. Ci mancherebbe!
E’ il vasto schieramento che ha portato la regione Emilia Romagna a sfornare una legge che vieta (o comunque limita molto severamente) certi esperimenti scientifici sugli animali (legge bloccata dalla Corte Costituzionale). Naturalmente gran parte di questo schieramento oggi è attivamente impegnato nei referendum che vogliono trasformare gli embrioni umani in cavie da esperimenti.
Cosicché, se si dovesse venire a sapere che gli embrioni dello scimpanzé non sono animali, ma “progetti di esseri umani” (come dice Veronesi), rischierebbero di perdere la solidarietà e la futura tutela riconosciuta alle bestiole di ogni genere e finirebbero come cavie: il trattamento che – se passano i referendum – sarà riservato ai piccoli dell’essere umano. Già oggi la legge 189 del 20 luglio 2004 inasprisce le pene (è previsto pure il carcere) per l’abbandono o il maltrattamento dell’animale e per la sua uccisione immotivata. E l’essere umano più piccolo e indifeso? Nulla. Si vota per togliergli ogni tutela.
Se qualcuno volesse documentarsi meglio sul trattamento riservato in Europa ad animali e a piccole creature umane, si legga lo splendido articolo di Gianluca Arrigoni su Tempi n. 10 del 3 marzo 2005.
Fonte: AntonioSocci.it