Prendiamo un titolo del quotidiano israeliano Haarezt: “Papa Francesco su Trump: stare in guardia contro i leader populisti come Hitler che affermano di essere i ‘Salvatori’ ”.

In realtà Bergoglio non ha fatto il parallelo in modo diretto fra Trump e Hitler. Ma i media hanno colto il riferimento a Hitler come un’obliqua allusione al presidente americano e – quel che è peggio – sono passati tre giorni e il Vaticano non ha ancora sentito il dovere urgente di smentire questa enormità che viene attribuita a Bergoglio.

Colpisce però la gravità di tale insinuazione, soprattutto se paragonata alle parole lusinghiere che Bergoglio ha espresso negli anni verso tiranni comunisti che hanno calpestato e calpestano i diritti umani.

PAROLE IRRESPONSABILI

Solo Pierluigi Battista – che pure non simpatizza per Trump – ieri ha osservato che “è molto pericoloso e controproducente, questo continuo, reiterato e anche insensato stabilire una connessione tra la vittoria di Donald Trump e dei cosiddetti ‘populisti’ d’Europa con quella del nazismo”.

Battista si è stupito che “anche papa Francesco ha finito per alludere a una possibile analogia”, cosa che “è insieme una follia polemica, un’esagerazione retorica, una stupidaggine storica e un favore colossale ai nazisti veri”.

Infatti “paragonare Trump a Hitler” ha argomentato Battista “è l’aiuto migliore a chi vuole relativizzare, banalizzare, minimizzare la portata malefica del nazismo”.

Ciò che però Battista evita di considerare è un’altra cosa: Bergoglio non è uno dei tanti giornalisti o cantanti, attori, attrici, ballerine o politici che si agitano sulla scena e sui media.

E’ il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica. Non mi pare una cosuccia che si possa passare in cavalleria, perché Trump rappresenta tutto il popolo degli Stati Uniti d’America e l’offesa colpisce lo stesso popolo Americano che lo ha eletto e che egli rappresenta.

Si rischia obiettivamente un grosso pasticcio diplomatico: un’allusione oltraggiosa, fatta pubblicamente, è inconcepibile sulle labbra del capo della Chiesa che è anche un capo di stato.

Oltretutto in un momento in cui si fa un gran parlare sulle “parole dell’odio” che tracimerebbero dalla rete (deprecandole, com’è giusto) e in un momento in cui negli Stati Uniti emergono – da parte degli estremisti – forti sentimenti di rabbia contro Trump, anche con qualche manifestazione violenta, la demonizzazione (anzi criminalizzazione) del presidente americano rischia di gettare benzina sul fuoco, alimentando rancori pericolosi.

CHIARIRE SUBITO

Vogliamo pensare e sperare che papa Bergoglio sia stato frainteso, che non intendesse affatto paragonare il presidente Trump a Hitler, che tutto sia stato uno spiacevole infortunio.

Ma in questo caso Bergoglio doveva assolutamente affrettarsi a rettificare le interpretazioni errate e malevole. Invece, sebbene siano già passati tre giorni, non lo ha fatto.

Speriamo che provveda quanto prima, scusandosi per aver dato adito a quella pessima interpretazione delle sue parole.

Ma lo faccia. E soprattutto lo faccia in modo inequivocabile e convincente, per non dare l’impressione – come gli è già capitato – di lanciare il sasso e ritirare la mano, cosa che apparirebbe molto ipocrita e lascerebbe intatto il danno alla reputazione altrui e l’offesa al popolo americano.

Nel caso in cui non lo facesse dovremmo prendere atto che a capo della Chiesa c’è attualmente un uomo che – per suoi rancori politici – lancia insinuazioni irresponsabili, che non conosce le minime regole di prudenza, di galateo istituzionale e di correttezza (chi è lui per giudicare – e condannare – Trump che, oltretutto, si è appena insediato?).

Se non arrivasse una seria e convincente rettifica dovremmo riconoscere che c’è oggi un papa che senza ragioni oggettive accomuna il presidente degli Stati uniti d’America a Hitler, uno dei più infami e sanguinari criminali della storia umana (o che lascia circolare questa interpretazione).

DELEGITTIMAZIONE

Peraltro è del tutto assurdo dire che Hitler fu eletto democraticamente, perché Hitler non ha mai avuto l’unanimità dei voti di cui parla Bergoglio (“tutta la Germania vota Hitler”) e mai nemmeno la maggioranza assoluta, ma solo relativa, e prese il potere imponendosi con la violenza (diversamente da quanto crede Bergoglio).

Oltretutto Hitler non fu eletto cancelliere dal popolo, ma venne sciaguratamente nominato Cancelliere dal Presidente Hindenburg che avrebbe potuto prendere altre strade.

Voglio anche dire che è molto triste e pericoloso che un papa usi questo sgangherato esempio storico (oltretutto sbagliato) per delegittimare il voto democratico dei popoli sostenendo che esso produce gli Hitler.

Tutta questa vicenda è davvero incresciosa e inspiegabile: chi rappresenta la Chiesa Cattolica dovrebbe dare esempio di saggezza umana e carità cristiana.

COSA FARA’ TRUMP

La cosa potrebbe provocare un grave incidente diplomatico perché gli Usa avrebbero tutto il diritto di esigere delle scuse formali.

Bergoglio è purtroppo abituato a insolentire – quasi quotidianamente – chi, nella Chiesa, pensa diversamente. Egli approfitta della sua posizione per umiliare e offendere i suoi sottoposti. Lo fa perché è al riparo di una carica di sovrano assoluto a cui, nella Chiesa, non si osa ribattere o rispondere per le rime.

Ma il mondo è un’altra cosa e sulla scena pubblica non è previsto che il capo dello stato vaticano possa offendere pubblicamente altri capi di stato perché non gli piacciono o hanno idee diverse dalle sue sull’emigrazione.

Se Trump decidesse di glissare su questa infelice esternazione bergogliana impartirebbe una lezione di superiorità morale e pure di misericordia a chi – pur avanti negli anni e in una posizione istituzionale delicata – non sa controllare i suoi odi ideologici e la sua rabbia, umiliando l’istituzione che invece dovrebbe rispettare e onorare con un comportamento serio.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 24 gennaio2017

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