La foto di Fini che vota in questi referendum (tre sì e un no) è da incorniciare. Dimostra quanto abbia capito il nostro Paese. Il formidabile articolo di Franco Bechis che rilanciamo dimostra che un politico di questo genere ha perduto ogni credibilità. Per sempre. C’est Fini.

LE CERTEZZE DI UN UOMO FINIa

di Franco Bechis

IL DEPUTATO Gianfranco Fini che un tempo fu embrione risulta dalla sua scheda personale pubblicata sul sito Internet della Camera dei deputati firmatario di una sola proposta di legge. È la numero 578 presentata il 6 giugno 2001, annunziata in assemblea il 13 giugno 2001. Ha un solo articolo. Ed è questo: «L’articolo 1 del codice civile è sostituito dal seguente: “Articolo 1- (Capacità giuridica)- Ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita”». Se non ne avete capito il significato, basta leggere la relazione che accompagna quella unica proposta di legge a firma del deputato Fini: «Si tratta di riconoscere, anche nell’ambito giuridico, che embrione, feto, neonato, bambino, ragazzo adolescente, giovane, adulto, anziano, vecchio sono diversi nomi con cui si indica una identica realtà, un identico soggetto, lo stesso essere personale, lo stesso uomo». E si conclude: «Nel presentare, come primo atto del mandato ricevuto dal popolo, la presente proposta di legge, intendiamo porre l’intera legislatura incipiente sotto il segno dei diritti umani di tutti e della solidarietà verso i più piccoli e i più deboli».

Non è pensabile che Fini mettesse la sua firma e ostentasse questa firma addirittura nella scheda personale della sua attività di deputato senza avere letto e condiviso quello che aveva firmato. Molto più di quanto scritto nella legge che oggi lui vorrebbe abolire con il referendum. Ha chiesto che ogni embrione fosse riconosciuto come persona umana e che la legge riconoscesse all’embrione Fini gli stessi diritti giuridici dell’uomo Fini. Primo fra tutti quello di non essere assassinato. Oggi il presidente di An sostiene di avere cambiato idea. Non su un tema qualsiasi. Sul diritto o meno a compiere quello che lui chiamava assassinio. Permetta almeno che il suo partito e tutti noi lo si ascolti con un certo sconcerto.

© Il Tempo – Giovedì 9 giugno 2005

Fonte: Editoriale Il Tempo Giovedì 9 giugno 2005

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