Sono la maggioranza nel Paese, ma si sentono trattati come italiani di serie B. Stiamo parlando dell’elettorato di centrodestra, quello a cui non piace la sinistra. Quello che vorrebbe un cambiamento in Italia.

Già alle elezioni autunnali ha manifestato il suo malessere con una forte astensione (un segnale non capito) e potrebbe rifarlo in modo più devastante alle prossime elezioni politiche, non solo per le candidature sbagliate (com’è accaduto in autunno) o per le divisioni fra i leader del centrodestra. Ma anzitutto perché ritiene inutile votare sentendosi trattato come un’Italia di seconda categoria.

È una sensazione fondata? In effetti sì, se si considera cosa è accaduto inquesti dieci anni. L’ultimo governo di centrodestra (che è anche l’ultimo deciso dagli elettori, essendo uscito dalle elezioni del 2008) dovette dimettersi nel 2011 in un modo davvero insolito. Era accaduto di tutto in quelle settimane: la lettera della Bce, la conferenza stampa di Sarkozy e della Merkel e poi la crescente pressione dello spread…

Si erano sfilati alcuni parlamentari, il governo Berlusconi se ne andò senza una formale sfiducia delle Camere e poi il Paese ebbe la sensazione di venire “commissariato” con il governo Monti (gradito a certe cancellerie straniere, ma mai votato dagli italiani).

Alle elezioni del 2013 non uscì una maggioranza chiara, quindi l’alleanza di centrodestra si divise perché una parte decise di appoggiare il governo Letta. Ma, quando Forza Italia ritirò la fiducia, subì una scissione e gli ex azzurri usciti da FI permisero al Pd di continuare a governare (con buona pace degli elettori di centrodestra).

Nelle elezioni del 2018 il centrodestra fu di nuovo la coalizione maggioritaria, ma non ebbe neanche un incarico esplorativo per tentare di formare un governo (è vero che i suoi voti da soli non erano sufficienti, ma poteva provarci).

Si formò il governo gialloverde a cui la Lega partecipò dopo aver chiesto il nulla osta agli alleati. Quel governo cadde dopo un anno di fatto perché si fece sentire la pressione di un certo establishment “europeo” e il M5S abbandonò le posizioni che aveva in campagna elettorale per politiche più prossime ai voleri della UE.

Del resto qualcosa era già accaduto alla formazione di quell’esecutivo, quando – come scrive sul “Fatto quotidiano” l’insospettabile Barbara Spinelli“Mattarella respinse Savona ministro dell’economia, ingiustamente sospettato di volere l’uscita dall’euro”.

Nel popolo di centrodestra si è consolidata la convinzione che – pur essendo l’Italia un paese democratico – per andare a governare non bastino i voti e occorra anche professare le idee “ammesse” e “timbrate”: ma allora perché votare?

Che il meccanismo democratico sia un po’ inceppato o rischi di incepparsi del resto lo ha fatto capire lo stesso presidente Mattarella nel discorso del secondo insediamento, quando ha detto che “poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”.

Sembra proprio quello che accadde nel 2011 quando dovette andarsene un governo democraticamente scelto dagli elettori (l’ultimo).

Mattarella ha anche chiesto che “il Parlamento sia sempre posto in condizione di poter esaminare e valutare con tempo adeguati” i provvedimenti del governo, cosa che spesso non accade. Un altro segnale preoccupante per la democrazia.

Ma la frustrazione del popolo di centrodestra ha anche altri motivi. Un anno fa, anziché andare ad elezioni anticipate, si è formato il governo Draghi e i partiti del centrodestra si sono divisi, senza mai discutere come coalizione, sulle loro scelte.

Inoltre Lega e Forza Italia sono state umiliate perché alla sinistra è stato permesso di decidere (e confermare) i suoi ministri, ma quelli di centrodestra li ha decisi Draghi (ignorando i leader di Lega e Forza Italia). Secondo alcuni con l’intento di dividere quei partiti e delegittimarne i leader.

Poi, per tutto il 2021, la Sinistra ha continuato a godere di un occhio di favore. Inoltre i partiti di centrodestra si sono spaccati duramente pure sul problema della vaccinazione e sulla gestione della pandemia.

Arrivati all’elezione del nuovo presidente della Repubblica è di fatto passato il diktat del segretario Dem Enrico Letta che, dopo il ritiro della candidatura di Berlusconi, definita “irricevibile”, ha tuonato: Ulteriori candidature di centrodestra faranno la stessa fine di quella di Berlusconi.

Questa intimazione appare ancor più sconcertante se si pensa che il centrodestra aveva il maggior numero di “grandi elettori” (451, a una manciata di voti dalla maggioranza assoluta), mentre il Pd ne aveva solo il 15 per cento.

Il “messaggio” arrivato al popolo di centrodestra – volenti o nolenti – è questo: la vostra parte non è abilitata a esprimere il Capo dello Stato, anche se è maggioritaria, perché sulle istituzioni decide il Pd (come ha sempre fatto per decenni), anche se è minoranza.

Letta probabilmente negherebbe di pensare questo (e vogliamo credere che davvero non lo pensi), ma le parole e i fatti hanno indotto gli elettori di centrodestra a farsi quella convinzione e a sentirsi cittadini di serie B.

D’altronde il Pd ha solo una parte della responsabilità, in quanto il centrodestra non ha potuto eleggere una sua personalità, né negoziare un nome di area, anche perché decine di parlamentari eletti proprio nel centrodestra hanno affondato la candidatura della presidente del Senato, provocando negli elettori sentimenti di sconcerto e delusione.

Infine sulla riconferma di Mattarella il centrodestra si è di nuovo spaccato: non solo sul voto, ma poi anche nelle polemiche e le reciproche accuse fra i suoi leader. Ora la divisione sembra davvero grande.

In queste ore poi vediamo parlamentari, ministri e presidenti di regione, eletti dal popolo di centrodestra, che annunciano l’adesione a nuovi gruppi fuori dal centrodestra, o che dichiarano ai giornali di rottamare il bipolarismo e il centrodestra, per riconoscersi in “quello che la coppia Mattarella-Draghi incarna”. È facile immaginare il sentimento degli elettori di centrodestra che li avevano votati…

Del resto il Pd lavora all’idea di una nuova legge elettorale proprio per impedire al centrodestra di vincere nel 2023 e consentire al Pd di continuare a dominare, malgrado i voti, com’è accaduto finora.

Se non ci sarà una rapida e vigorosa svolta, il popolo di centrodestra vedrà svanire la possibilità di esprimere il prossimo governo e cambiare il Paese secondo le proprie idee. Resterà al potere la Sinistra.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 6 febbraio 2022

Print Friendly, PDF & Email