Abbiamo, in Italia, un centrodestra bigotto e giornali di centrodestra baciapile? Lo ha scritto Filippo Facci nel suo corsivo di qualche giorno fa su Libero e siccome quelle di Filippo sono spesso provocazioni interessanti ci ho riflettuto.

Mi sembra che la risposta sia “no”. Quanto ai cosiddetti “giornali di centrodestra”, direi che Facci ha confuso il bigottismo con il pluralismo, nel quale – finché non saranno cacciati nelle catacombe – hanno diritto di cittadinanza pure i cattolici.

La caratteristica di questi giornali è proprio la polifonia, la convivenza di culture e opinioni diverse, anche molto anticonformiste.

Infatti trovi in prima pagina il laico Facci, ma anche il cattolico Farina. Sull’eutanasia, per esempio, Vittorio Feltri ha, notoriamente, un punto di vista favorevole e si confronta di solito con opinioni diverse.

Non mi pare che capiti abitualmente nei giornali “illuminati” dal sole del progresso.

Dare spazio a idee differenti – perfino a quelle dei cattolici – non credo che si possa giudicare un disvalore o un crimine di bigottismo. Almeno per ora.

Non è escluso che lo diventi, soprattutto considerando la deriva della grande stampa, che, nella quasi totalità, è diventata ormai il megafono del pensiero unico “politically correct” e non ammette punti di vista difformi.

Si potrebbero fare esempi di mille tipi. Dal tema dell’emigrazione, al caso Trump, da papa Bergoglio al terrorismo islamico fino al cosiddetto europeismo della moneta unica.

Si sente suonare una sola campana. Tutte le altre sono ridotte al silenzio e delegittimate.

IL CASO

E – per venire ai temi evocati da Facci – consideriamo il recente dibattito sui matrimoni omosessuali. Sui giornaloni non si è dato spazio a nessuna voce dissonante, a nessun punto di vista diverso da quello dell’ideologia dominante.

Si è addirittura assistito a dibattiti televisivi con sei – dicasi sei – partecipanti, tutti a favore di matrimoni gay (con adozioni ec) e nessuno contrario.

Qualcuno ha eccepito, almeno rivendicando il semplice dovere del pluralismo? No, nemmeno i grandi intellettuali che pontificano di liberalismo dalle colonne del Corriere della sera si sono sentiti.

Eppure – e questa è la cosa più interessante – tutti i sondaggi ci mostravano un’opinione pubblica che in maniera maggioritaria (o almeno al 50 per cento) era contraria a questa “rivoluzione”.

E’ tutta un’opinione pubblica bigotta? Comunque la si giudichi avrebbe avuto diritto ad essere rappresentata.

Peraltro la componente cattolica di questa opinione pubblica era solo una parte. Chiunque viva fra la gente comune – e magari in una terra rossa come la Toscana – sa bene come la pensa in proposito il popolo, anche il popolo della sinistra.

Oltretutto – sia in Italia che all’estero – c’erano anche intellettuali laici e personalità del mondo omosessuale che avevano opinioni difformi dal mainstream (penso anche a certe femministe schierate contro l’utero in affitto), ma non hanno avuto accesso al dibattito pubblico sui media.

Ci si è trovati in una situazione generale di vero indottrinamento, a volte anche con una certa intolleranza. E questo dovrebbe preoccupare pure i laici libertari come Facci.

E’ vero che Voltaire non ha mai detto la frase che gli viene attribuita (“non condivido quello che dici, ma mi batterò fino a dare la vita perché tu possa dirlo”), ma siccome viene puntualmente sbandierata dai laici, sarebbe il caso che – senza bisogno di immolarsi – si battessero contro il pensiero unico.

UN TRIONFO STORICO

Non condivido nemmeno l’idea che il centrodestra sia qualificabile come “bigotto” e che i cosiddetti contenuti “bigotti” siano largamente minoritari.

Faccio un esempio storico: la legge 40 (sulla fecondazione assistita) che il governo di centrodestra approvò, perfino con una maggioranza parlamentare più larga della propria.

E’ una legge che non è affatto sovrapponibile alla morale cattolica (che, per i credenti, vieta “tout court” la fecondazione assistita).

Al tempo stesso è una legge che si è fatta carico di una serie di preoccupazioni (sui limiti della scienza, sulla difesa della vita e dell’integrità del concepito), che non sono preoccupazioni “cattoliche”, ma semplicemente umanistiche.

Ebbene, questa legge ha trionfato nel referendum del 2005 ed è una sconfitta che i laicisti tendono a dimenticare perché si sono trovati in forte minoranza.

In effetti il tema della difesa della vita e della dignità umana dovrebbe essere un tema laico e umanistico ed è strano che la cultura laica lo abbia regalato in blocco ai cattolici (forse perché la sinistra comunista è uscita dalla disfatta del marxismo sprofondando nel nichilismo).

LAICI “RATZINGERIANI”

Vorrei ricordare che – per esempio – contro l’aborto si espressero personalità laiche del calibro di Norberto Bobbio (il quale si diceva stupito “che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore” di questa battaglia), come Pier Paolo Pasolini e – per uscire dai confini nazionali – come Gandhi.

Detto questo, non mi pare che il centrodestra abbia mai pensato di abolire la legge 194. Ha solo cercato di realizzare la prima parte di quella legge dove si invita a rimuovere le cause che portano all’aborto, per aiutare le donne e difendere la vita. E’ una battaglia umanitaria. Nient’affatto confessionale.

E la libertà di educazione non è forse un tema liberale (direi angloamericano)? I cosiddetti “principi non negoziabili” sono temi squisitamente laici e “di ragione”.

A cominciare da quello della famiglia, perché è una sensibilità liberale che vuole tenere lo Stato alla larga dai legami affettivi: l’articolo 29 della Costituzione italiana tutela la famiglia naturale del tutto laicamente, come fondamento di ogni civiltà (non di quelle cristiane, ma di tutte) e per il servizio che le famiglie svolgono – nel crescere i figli e nell’assistere i più deboli – a beneficio di tutta la società.

Su questi temi difesi da Benedetto XVI – anzitutto sul rischio di sottomissione dell’uomo all’arbitrio del potere e della tecnica – hanno convenuto importanti intellettuali marxisti (Mario Tronti, Piero Barcellona, Giuseppe Vacca e, anni prima, Max Horkeimer), come pure intellettuali liberali quali Marcello Pera o Giuliano Ferrara.

RADICI CRISTIANE

Un centrodestra che voglia veramente governare verso il benessere questo Paese, in concorrenza con una Sinistra nichilista, non può che radicarsi nei valori della storia italiana, che è permeata di cultura cristiana.

Anche in questo caso sono i maestri del liberalismo – come Benedetto Croce – ad averlo insegnato e sono i migliori intellettuali laici della nostra generazione – come Oriana Fallaci – a testimoniarcelo.

Dunque il “senso religioso” – cioè la sensibilità alle grandi domande dell’esistenza umana e la sintonia con la storia e la cultura del nostro Paese – dovrebbe appartenere a tutti coloro, laici o cattolici, che hanno la consapevolezza della condizione umana, che hanno autentico spirito liberale e che amano l’Italia.

Anche Bettimo Craxi che – da premier – firmò il Concordato del 1984 lo fece in questa prospettiva. Non era certo un bigotto.

CLERICALISMO

Casomai il problema, caro Filippo, è il clericalismo, che è l’opposto della fede e del “senso religioso”, perché è sottomissione acritica agli ecclesiastici. Questo sì che è bigottismo.

E’ il caso del culto della personalità da tre anni tributato a papa Bergoglio da tutti i media (peraltro di ideologia laicista).

Contro un tale clericalismo dovrebbero allearsi tutti gli uomini liberi, sia laici che cattolici (i veri cattolici sono anticlericali come Dante e i santi).

Faccio un esempio. Giovedì, quando Bergoglio ha paragonato la libera stampa al “terrorismo”, dicendo che può essere un’ “arma di distruzione di popoli” quando “alimenta la paura davanti a fenomeni come le migrazioni”, nessuno è insorto.

Ma è solo nelle dittature che la libera stampa viene considerata al pari del terrorismo. Eppure chi ha protestato contro le parole di Bergoglio?

Urgono uomini liberi. Laici o cattolici.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 24 settembre 2016

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