TAFAZZI

Andrea Camilleri per Micromega ha scritto un racconto, bruttino, ma rivelatore. Parla di un “malandato barcone” che, comandato da Roman il Prode, andava verso il “naufragio annunciato” perché “aveva imbarcato un equipaggio eccessivo, più di cento fra ufficiali, sottufficiali e marinai” (l’allusione è alla moltiplicazione di poltrone ministeriali).
“Inoltre l’equipagio era troppo eterogeneo”, aggiunge lo scrittore, “c’erano alcuni teodem (popolazione nota per il fanatismo religioso), molti sempercoglion (popolazione famosa per la stupidità), qualche approfitt (popolazione celebre per ricavare il suo tormaconto da ogni situazione), numerosi lassafà (popolazione costituita da varie tribù ognuna delle quali pensava solo a se stessa) e perfino alcuni discendenti dei famosi tagliatori di teste del Borneo. Per di più Roman il Prode non aveva il polso necessario a mantenere l’indispensabile, ferrea disciplina”.
Il racconto continua ancora più pesantemente. Il tutto è stato pubblicato in prima pagina dall’Unità (3/11). Se lo dicono loro….

“MA ANCHE”

Il politico diceva: “Ci vuole un partito che protegga i laici, ma anche la Chiesa, che realizzi le riforme, ma protegga le tradizioni, il passato e l’avvenire.
Viva il Re, viva la Rivoluzione, viva Sua Santità…”.
Chi pronuncia questo strepitoso discorso? Pare naturale riconoscervi l’ormai mitica imitazione di Veltroni fatta da Crozza, con quell’insistito “ma anche” che mette insieme capra e cavoli. E invece è il primo comizio del principe Consalvo nei “Viceré” di De Roberto, scritto nel 1894.
Il principe discendeva dai viceré siciliani fedeli ai Borboni e ora si candidava con la sinistra nelle elezioni del Regno d’Italia sotto la corona sabauda.
E’ il romanzo che meglio mette in scena l’eterno trasformismo e l’opportunismo italico, dove il duca Gaspare può sentenziare “la destra è uguale alla sinistra”.

Roberto Faenza ne ha fatto un film e Lando Buzzanca, che ne è un protagonista, lamenta al Corriere della sera (3/11): “Goffredo Bettini (braccio destro di Veltroni, nda) ha commesso un grave errore di valutazione. Non ha invitato ‘I Viceré’ e ha privato la Festa del Cinema di Roma di una straordinaria, irripetibile occasione di confronto sull’eterno trasformismo della politica. Avrebbe capovolto le sorti della Festa da così a così”. Appunto…

CONTROPELO

Lo scrittore Vincenzo Cerami, che è stato eletto nell’esecutivo del Partito democratico (“Ho chiesto io di entrare, non so niente di politica”, Corriere della sera 5/11), rivela: “da ragazzino ero lombardiano”. Chissà se da adolescente sarà diventato nenniano.
In ogni caso ora nel Pd si occuperà di cultura anche se “ogni volta che se ne parla, nelle riunioni politiche, la gente si alza e se ne va”.
Strano, la Sinistra non è il “ceto medio riflessivo”, l’Italia che pensa, l’Italia colta, la civiltà stessa?
Andiamo avanti. Da uno scrittore ci si aspetta almeno che elevi la qualità della lingua. E’ rimasta memorabile l’invettiva di Nanni Moretti che s’intestardiva a ripetere quanto è importante come ci si esprime. Ma consideriamo l’intervista di Cerami al Corriere.
Dichiara “il desiderio di andare contropelo” (avrà voluto dire controcorrente?), intende “far capire che la cultura non è un plusvalore” e confessa qual è la cosa che gli fa più paura: “Il mondo civile in Parlamento. Tutti quegli avvocati e commercialisti…”.
In attesa di capire perché mai ce l’ha tanto con avvocati e commercialisti, urge chiarimento sul “mondo civile”. Avrà voluto dire “la società civile”? E perché non va bene? Preferisce forse il mondo (o la società) incivile? E non era la Sinistra a farsi vanto di rappresentare tale “società civile” ?

Fonte: © Libero – 6 novembre 2007

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