PAROLE PAROLE PAROLE

Mentre tutti i riflettori dei media sono puntati sulla corsa al Quirinale, i possibili candidati se ne stanno nascosti nel più rigoroso silenzio. Timorosi di qualsiasi voce che possa “bruciarli”.

Ma nei palazzi della Roma politica il Grande Orecchio è attivissimo e il clima è quello descritto secoli fa da Paolo da Certaldo: “Guardati da le siepi e da gli alberi, e da le grotte o mura o canti di vie, e da tutti i luoghi dove uno, uomo o femina, grande o piccolo, si potesse nascondere e stare a udire”.

Forse proprio la letteratura fornisce la migliore descrizione dei tipi umani che si agitano in queste giornate e popolano il panorama politico.

Per esempio il trasformista, o comunque colui che fa diverse parti in commedia, sembra ritratto nei versi del Marino: “Mostra viso benigno e dolci sguardi/ or salta, or vola e non ha stabil loco./ Forma falsi sospir, detti bugiardi,/ spesso s’adira e volge in pianto il gioco”.

L’attuale incertezza alimenta dietrologie, teoremi, ipotesi, ambizioni, strategie. Si sente e si legge tutto e il contrario di tutto: “Varii al mondo son gli umori/ché, si come gira il mondo,/similmente anco i cervelli/ van girando a tondo a tondo,/ come ruote o molinelli;/ ed in aria fan castelli/ pien di fumi e di vapori” (Giulio Cesare Croce).

Tutto questo è fisiologico, vista la strana modalità prevista dalla Costituzione per l’elezione del presidente della Repubblica. Ed è anche ovvio che i media raccontino i fatti con brio.

Una cosa però sarebbe auspicabile (e forse oggi realizzabile) sia per i politici che per i media: riuscire a vivere questi giorni di elezioni presidenziali con dignità e decoro: con rispetto, non solo per le persone e le istituzioni, ma anzitutto per l’Italia che ne ha tanto bisogno, perché non potrà averlo dagli altri popoli se essa per prima non ha rispetto di sé.

PATRIOTTISMO

Ciò da cui bisognerebbe guardarsi è un certo costume che – secondo Giacomo Leopardi – nel XIX secolo era il più devastante vizio nazionale: “gl’italiani posseggono l’arte di perseguitarsi scambievolmente colle parole, più alcun’altra nazione… Gl’italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue. Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non vi può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuol conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi”.

Leopardi faceva questa osservazioni nel suo “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani”. E aggiungeva: “Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismoNon rispettando gli altri non si può essere rispettato”.

Del resto questo disprezzo degli altri deriva da “un abito di disistima e disprezzo e indifferenza somma verso se stesso”.

Il poeta concludeva: “E’ certo che il principal fondamento della moralità di un individuo e di un popolo è la stima costante e profonda che esso fa di se stesso, la cura che ha di conservarsela… la gelosia, la delicatezza e sensibilità sul proprio onore”.

Anche questo è “patriottismo”. La politica deve chiederlo a se stessa e, soprattutto oggi che il Paese vive il dramma della pandemia, può donarlo all’Italia.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 21 gennaio 2022

 

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