Politica viene da “polis”, significa “città” e l’Angelus è l’annuncio decisivo: sta per entrare nella città degli uomini il Re dell’universo…

La preghiera dell’Angelus (che ricorda l’Annunciazione, il “sì” di Maria e l’incarnazione di Dio) è politica con la P maiuscola. Politica vera, non politichetta. E’ la politica di Dio: annuncia il ribaltamento del potere nel mondo, l’annientamento di tutti i poteri, l’inizio della loro fine (anche il presuntuoso potere degli intellettuali di cui Dio si infischia). E’ l’unica vera rivoluzione ed ha un bel volto di fanciulla: è la rivoluzione della tenerezza e dello stupore.

Nessun potere può sentirsi più sicuro da quell’attimo in cui, alla periferia dell’Impero romano (e di tutti gli imperi della storia), una bellissima fanciulla quindicenne, inerme e indifesa, ma coraggiosissima e decisa a tutto per il Signore, ha detto il suo “sì” a Dio. E’ da quel “sì” che Dio volle domandare e a cui volle sottoporsi, che tutte le donne, considerate fino ad allora nulla in quelle civiltà, acquistarono il diritto, nella storia, di poter dire “sì” o “no”, come creature libere.
v Grazie a quel “sì” è entrato nella storia l’unico vero Potente, l’unico vero Re. Pochi giorni dopo il suo sì, Maria, col cuore che scoppiava di felicità, cantando e danzando, ha svelato alla cugina Elisabetta cosa sarebbe accaduto. E’ la sua profezia: “(Dio) ha spiegato la potenza del suo braccio/ ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore/ ha rovesciato i potenti dai troni/ ha innalzato gli umili”.

Ha rovesciato i potenti dai troni? Ha innalzato gli umili? Ma quando e dove? La nostra generazione ha visto come il più vasto, duraturo e disumano degli Imperi del Male, quello che aveva provocato il più oceanico macello di cristiani della storia (più di 100 milioni di vittime), quello che si estendeva da Trieste all’Alaska e che nessuno immaginava di poter mai abbattere, in una notte si è totalmente disintegrato. Afflosciato su se stesso. La bandiera rossa è stata ammainata dal Cremlino il 25 dicembre del 1991, il giorno di Natale, quando nasce il Leone di Giuda, il vero Re. E la fine dell’Unione Sovietica era stata decretata l’8 dicembre 1991.

Vi dice niente questa data? L’8 dicembre è la festa liturgica dell’Immacolata concezione che ci porta a Fatima. Dove la Madonna apparve ai tre bambini portoghesi, proprio nel 1917, preannunciando la rivoluzione bolscevica in Russia che infatti si sarebbe perpetrata di lì a poche settimane. E, dopo aver messo in guardia da immani persecuzioni, la Vergine concluse il suo drammatico messaggio così: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. E così è stato l’8 dicembre ‘91, festa del’Immacolata. Contro qualunque immaginazione umana o calcolo politico, sorprendendo tutti. Il crollo del potere più granitico e orrendo porta il segno dell’Immacolata.

Questo è l’evento a cui ha assistito la nostra generazione. Ma da duemila anni, da quel “sì” pronunciato da una ragazzina ignota a tutti in terra, tutta la storia umana è stata ribaltata. Perché prima dominavano le tenebre più disumane e barbare. Tutti gli imperi e tutte le religioni della storia – come ha insegnato il grande René Girard – si fondavano sui sacrifici umani. Non solo quelli agli dèi, a migliaia, ma quelli decretati da re e imperatori per lotte e conquiste. Tutta la struttura sociale e civile si fondava sulla schiavizzazione di interi popoli, sull’arbitrio del potente sul debole. Donne, bambini e ammalati valevano meno di niente e la loro vita era di norma violata e soppressa.

Non a caso nel Vangelo, nell’episodio delle tentazioni, Satana dice a Gesù (e rivela a noi: è un grande scoop politico) che tutti i regni della terra sono nelle sue mani. Tutti i poteri (anche quello che ciascuno di noi impone nella dinamica dei rapporti quotidiani). E’ per spazzar via questo crudele padrone che il Re è venuto. E ha vinto. Non con la forza, ma con l’amore. Non uccidendo, ma lasciandosi uccidere. E mostrando – come ripete sempre Benedetto XVI – che a vincere nella storia non sono i crocifissori, ma i crocifissi.

A vincere oltrecortina non è stato il feroce Stalin che sembrava onnipotente e che oggi è polvere, ma i tanti inermi martiri, macellati in odio a Cristo. Alla fine il loro amore e la loro fede hanno aperto la strada alla potenza di Dio che domina la storia e vince. Per questo i cristiani sentono la preghiera dell’Angelus con tanta commozione.

Perché è l’annuncio che la notte è finita. La storia umana secondo Hegel è una immensa macelleria. Ebbene, da quel “sì” di Maria sulla notte della storia, che gronda sangue innocente e crudeltà, è esplosa l’alba, il volto di un Re potente e buono che vince. Dante, nella Divina Commedia, racchiude in una bellissima terzina l’attimo cruciale dell’Annunciazione come il momento in cui finalmente il Cielo si apre sul mondo, soccorre gli uomini e piove una pace nuova, sconosciuta alla storia umana: “L’angel che venne in terra col decreto/ de la molt’anni lagrimata pace,/ ch’aperse il ciel del suo lungo divieto”.

Per restare a Firenze, c’è un bellissimo filmato della Rai, in bianco e nero, dove compare Giorgio La Pira che si lancia in una vertiginosa lettura teologica del pianeta terra. Il sindaco santo è inquadrato davanti all’antico convento di San Marco, dove lui viveva, e dice col suo candido sorriso: “Firenze è il centro del mondo, San Marco è il centro di Firenze e l’Annunciazione del Beato Angelico (che è affrescata lì, nda) è il centro di San Marco. Quindi l’Annunciazione è il cuore della storia”.

Da quell’Annuncio nel mondo è entrata la luce. E – di conseguenza – tutto quello che nella nostra civiltà c’è di vero, di buono e di bello. In quella terra, l’Europa, che ha accolto l’annuncio cristiano è fiorita l’umanità. E’ sbocciata la pietà per gli ammalati e sono stati inventati gli ospedali, la passione per la conoscenza (e sono nate le università e la scienza), la sacralità di ogni persona umana ed è sorta la libertà dei popoli. E la passione per la bellezza che ha fatto fiorire di arte la nostra terra, soprattutto nel ricordo di quella ragazzina di Nazaret, la donna più rappresentata e amata, in ogni angolo d’Italia e d’Europa.

La preghiera dell’Angelus – che fu carissima a Giovanni Paolo II – forse è di origine francescana. E non stupisce, considerato l’amore di Francesco per la Madre di Gesù. La prima notizia infatti è datata 1269, quando san Bonaventura da Bagnoregio, generale dell’ordine, a un Capitolo prescrisse ai suoi frati di salutare ogni sera la Madonna col suono della campana e la recita di alcune Ave Maria in ricordo dell’Incarnazione di Dio.

Fece propria questa pratica anche fra’ Bonvesin de la Riva, grande letterato milanese (1240-1313), dell’Ordine degli Umiliati, cosicché nella città di Milano si cominciò ogni sera a suonare l’Ave Maria. Da Milano questa pratica dilagò. Accade perciò che Papa Giovanni XXII (1245-1334) ordina al suo Vicario che a Roma si suonino ogni giorno le campane affinché ciascuno “si ricordi” di recitare tre Ave Maria in memoria dell’Annunciazione. La preghiera si chiamerà popolarmente “il saluto dell’Angelo”. E dal 1400 si cominciò a recitarla anche al mattino, finché nel 1456 papa Callisto III ordinò che le campane suonassero l’Angelus anche a Mezzogiorno.

Il re di Francia, a quel suono, s’inginocchiava sulla nuda terra come il più umile dei suoi contadini. In ricordo di quel “sì” di Maria. Memorabile resta il quadro del pittore francese Jean François Millet (1814-1875), intitolato “Angelus”, dove un giovane contadino e la sua giovane donna, in un campo, al tramonto interrompono il lavoro e recitano, raccolti, quella preghiera. Perché dopo quell’ “Ave” (che è l’inverso di “Eva”), la Vergine, la nuova Eva, ci ha donato il Liberatore ed è iniziata la nuova storia del mondo, la nuova creazione. Non solo “un altro mondo è possibile”, ma c’è già.

Fonte: “Libero”, 20 gennaio 2008

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