Bisogna avere proprio un cuore di pietra per vedere la copertina dell’Unità di ieri senza scoppiare a ridere. C’era da scompisciarsi dalle risate.
La Sinistra escogita sempre modi diversi con cui farsi del male. E il colpo di genio con cui la “direttora” Concita De Gregorio ha pensato di convincere gli italiani a mandare definitivamente alla malora il Partito democratico è mirabile. Ha sparato in copertina le foto di alcuni freschi boccioli della politica italiana, Armando Cossutta, Dario Fo, Margherita Hack, Marco Pannella, Giorgio Bocca, Pietro Ingrao e Giorgio Ruffolo. Col titolo: “La rabbia dei padri” (nel senso di nonni). Il loro “allarme” è riassunto in queste parole: “fermare l’offensiva del premier”.

Dopo aver passato mesi a propagandare l’ideologia diepietresca, che punta ad accoppare il Pd, l’Unità passa ora a far propaganda per la lista Pannella e per quella comunista (dove è candidata e capolista Margherita Hack) che hanno lo stesso chiaro intento.
Come se non bastasse – per dare il colpo di grazia al povero partito di Franceschini – l’Unità rende noto che stavolta Cossutta voterà “Partito democratico”. Con questa strepitosa rivendicazione: “Ero, rimango e rimarrò sempre comunista”.

Berlusconi non ha che da farci un manifesto elettorale. “Il giornale dei Democratici di sinistra-DS” con questa copertina si è assicurato senza dubbio il “Premio Tafazzi 2009”.
Ma il divertimento continua se ci si addentra nelle quattro pagine dedicate a questi “padri” o nonni della patria.

L’intervista a Marco Pannella è tanto desiderosa di spezzarci il cuore da provocare sinceri sghignazzamenti. Nella zelante corsa di giornali e tv, in questi giorni, alla beatificazione in vita del capo radicale, che su certi quotidiani laici ha sfiorato quasi l’idolatra culto della personalità, pure l’Unità ha dato fiato a tutte le trombe.
Ecco l’incipit strappalacrime dell’intervista: “Il signor Hood è ancora un galantuomo. E’ pronto a dare la vita per amore. Per la cosa più cara che ha: ‘la democrazia’…”.

Suvvia, compagni, la cosa più cara che ha Pannella è se stesso, alla propria monumentalizzazione ha dedicato perfino un partito.
Il suo smisurato Ego è dogmaticamente certo che tutti non possono che essere d’accordo con lui. E se i sondaggi e le urne gli attribuiscono i voti di tre gatti, è segno che gli elettori sono stati tenuti vilmente all’oscuro dell’esistenza di Pannella da un regime dittatoriale (regime che infatti porta in palmo di mano Radio radicale).

Questa lamentazione vittimista è la specialità di Pannella. Lui neanche contempla la possibilità che gli italiani semplicemente non siano d’accordo con lui o che lo ritengano insopportabile o che magari lo vogliano mandare ai giardinetti.
Si rifiuta di prendere atto dell’evidenza perfino davanti agli eventi più clamorosi. Nel referendum del 2005 contro la legge 40, stavano coi radicali praticamente tutti i giornali e le tv, uno schieramento pressoché totalitario.
Ciononostante, quei referendum andarono incontro alla più devastante delle disfatte: 75 contro 25. Ma Pannella mai prenderà atto che è stato coscientemente bocciato dalla grande maggioranza degli italiani.

L’intervista dell’Unità tocca vertici di lirismo e di raffinatezza quando il giornalista ci fa sapere che il martire “altre volte si è sostentato col piscio” e quando chiede a Pannella: “Vuole morire? Ha fatto una bella vita, è stato ed è felice, e adesso accetta anche di crepare, magari martire, quasi con gustoso menefreghismo”. Raffinata risposta pannelliana: “Un cazzo. Sto meglio di quarant’anni fa”.

Come se non bastasse l’Unità dedica a Pannella pure un altro titolo: “La fondazione di Fini: ‘Siamo tutti figli dei suoi digiuni’ ”. Evidentemente Fini è così smanioso di far dimenticare Almirante che ora ha pensato di farsi adottare dal leader radicale: “siamo tutti figli di Marco Pannella”. Contenti loro….

Sfogliando queste pagine ci si imbatte nell’ottantasettenne Margherita Hack, candidata per i comunisti di Diliberto, che esordisce così: “C’è da vergognarsi di essere italiani”.
Secondo molti italiani c’è semmai da vergognarsi di essere stati – o dichiararsi ancora oggi – comunisti e di avere tuttora partiti che professano questa ideologia.
Ma la Hack, nel ringraziare il segretario dei Comunisti Italiani per la candidatura. ha dichiarato: “nella speranza che questo sia utile alla causa dei Comunisti e della sinistra”.

E’ fiero di essere ancora comunista, come si è visto, Cossutta. E questa è la bella e giovane Italia che l’Unità considera baluardo della democrazia e della civiltà.
C’è pure Pietro Ingrao, storico dirigente del Pci ai tempi dell’Urss, il quale – per stigmatizzare “l’offensiva reazionaria” di Berlusconi contro il Parlamento – dice: “basti pensare alla polemica di fascismo e nazismo contro la democrazia rappresentativa”.
Ma davvero a Ingrao non viene in mente un’altra ideologia che sparò a zero sulla “democrazia rappresentativa” e che fece secchi i parlamenti e le libere elezioni? Davvero non ricorda un totalitarismo che, pure in questo, è andato a braccetto di nazismo e fascismo?

Naturalmente anche Ingrao elogia Fini per la sua opposizione al premier, com’è di moda oggi a sinistra. Sennonché a fianco di Ingrao c’è la sparata di Bocca: “Ex fascisti nelle alte cariche: ecco la dittatura morbida”. Con chi ce l’ha? “Oggi nelle alte cariche troviamo tutti ex fascisti come Fini e Alemanno”.

Il lettore dell’Unità sarà disorientato. Fini è l’ex fascista della “dittatura morbida” o il salvatore della democrazia dal mostro Berlusconi? E poi: ancora con questa storia degli ex fascisti? Vogliamo davvero andare a ravanare nel passato italiano?

Suvvia. Vogliamo parlare pure dei libri di Pansa e magari degli anni Settanta, quelli del famoso documento dell’Espresso contro Calabresi, firmato, fra gli altri, pure da Bocca e dalla Hack? La storia della “sinistra intellettuale” in Italia è incredibile.
Di Dario Fo non voglio più scrivere niente. Basta. L’Unità se lo tenga, se lo vuole, come paladino della democrazia liberale. Tutta questa copertina dell’Unità è davvero un mistero buffo. Si aggrappano a storie, ideologie e personaggi del millennio scorso. Poi non si sorprendano se il Pd sarà affondato dagli elettori desiderosi di congedarsi definitivamente da questo preistorico passato di ideologie, settarismi e rancore.

Post scriptum. Della copertina dell’Unità però c’è almeno una cosa buona da dire: in quel pantheon di “salvatori della patria” non hanno raffigurato Scalfaro. Evidentemente a tutto c’è un limite. Perfino per l’Unità.

Fonte: © Libero – 24 maggio 2009

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