Non ho capito il senso dell’articolo di Julian Carron sul Corriere di oggi. Considero Julian un amico e per la stima che ho verso di lui devo dirgli che così non aiuta il cammino.
Capisco umanamente che si senta “dimissionato” dalla Santa Sede, ma dovrebbe forse sforzarsi di capire le correzioni della Chiesa (che sono sempre per il bene) e poi dare, con rinnovato slancio, il suo contributo, certamente prezioso, al cammino di CL e alla vita della Chiesa.
Invece il suo mi pare – da senza ruolo – la ricerca di un rifugio all’ombra del Potere: scrivere sulle colonne del “Guerriero della sera” scimmiottando, in versione clericale, il fanatismo bellicista della stampa mainstream mi fa malinconia.
Un ecclesiastico che di fatto va contro la Chiesa. Perché cerca di “coprirsi” con citazioni del Papa decontestualizzate o ovvie (come la condanna dell’invasione) ed evita la sua sacrosanta indignazione contro la guerra in sé, ogni guerra. Così come – sempre Carron – evita di far sua la giustissima denuncia che il Papa fa della mentalità bellicista degli uni e degli altri (il suo lucido giudizio contro la corsa al riarmo).
Sostenere – come fa Carron – che “la strenua resistenza degli ucraini che tanto ci stupisce” corrisponde all'”impeto del cuore” è terribilmente falso e assurdo: il cuore umano non desidera uccidere e morire, ma vivere ed essere felice. La guerra è sempre una profonda ingiustizia, del tutto innaturale rispetto al cuore umano, come ripete continuamente il Papa.

Carron nella sostanza prende la direzione opposta rispetto a ciò che il Papa e la Chiesa, con coraggio profetico, stanno cercando di far capire ai responsabili delle nazioni (a Est come a Ovest), i quali fanno i loro progetti di potere sulla pelle dei popoli.
Che abissale differenza fra questo inutile intervento dalla parte del Potere e la grande, commossa testimonianza di don Giussani che, nel 2003, intervenendo sulla seconda guerra del Golfo (l’attacco degli Usa di Bush e alleati all’Iraq) rifiutò lo schema manicheo, dei Buoni da una parte e i Cattivi dall’altra, indicando quanto è insidioso per tutti il dramma del Male:
“Ci è impossibile dare un giudizio a partire da un’analisi psicologica o naturale, mantenuto poi dal groviglio del potere concepito dalla mentalità di Saddam, ma anche di Bush. Un giudizio è possibile se si ammette che tanto quanto è certo che la colpa è da una parte e dall’altra (e ne risponderanno), altrettanto è evidente che l’origine di essa non è né nell’uno né nell’altro. La colpa originale, e quindi la possibilità del dispotismo, è un veleno che ha il suo habitat, la sua genesi in un mistero. Ed è a questo livello per noi insondabile che la misericordia di Dio pone rimedio. Ora, ciò di cui sto parlando non riguarda solamente l’aldilà, perché la misericordia di Dio pone rimedio già nell’esistenza terrena”.
C’è da imparare questo cuore e da riflettere. C’è da correggersi e da chiedere anzitutto per sé questa misericordia che rigenera. Forza Julian, ricominciamo insieme a seguire.
 
Antonio Socci
30 marzo 2022
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