Consiglio a Bertone: mea culpa e penitenza
E finalmente il 13 maggio, festa della Madonna di Fatima, tutti hanno capito come stanno le cose del Terzo segreto e del nostro futuro. Il Santo Padre, Benedetto XVI, nella forma più solenne, nell’omelia della Santa Messa, celebrata al Santuario, ha chiarito, apertis verbis, in poche parole, ciò che aveva preannunciato sull’aereo per il Portogallo (come potevo avevo provato ad anticiparlo).
Il Corriere della sera ha sintetizzato così le sue parole: “Profezia Fatima non si è compiuta, ci saranno ancora guerre e terrore”.
Ma l’espressione usata dal Papa è ancora più significativa perché contiene un ammonimento a chi non vuol sentire e non vuol capire. Ha detto testualmente: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”.
Parole di Benedetto XVI che – chiunque ha potuto constatarlo – sono l’esatta antitesi delle balle che da anni, tristemente, il cardinal Bertone va propalando (soprattutto prendendosela con me). Ecco infatti cosa diceva Bertone: “La profezia non è aperta sul futuro, si è realizzata nel passato”.
Così ha scritto a pagina 79 del suo libro, ripetendolo mille volte in quelle pagine e anche in interviste a giornali e tv, dove non ha esitato a insolentire chi semplicemente diceva la verità e chiedeva amore per la Verità e per la S.S. Madre di Dio.
Ora, finalmente, il Papa ha parlato e tutti possono capire. Che Bertone, di fronte all’evidenza (e alla figuraccia), si sia precipitato a contattare i vaticanisti per tentare una tragicomica retromarcia (senza mea culpa), aumenta solo la tristezza. Scrive Andre Tornielli sul Giornale: “ora Bertone ha adeguato le sue parole dicendo che la profezia si può estendere anche al ventunesimo secolo”.
Fra un po’ dirà che lui l’ha sempre detto… Ogni commento è inutile. C’è solo da constatare i tanti problemi che l’attuale Segretario di stato ha provocato al papa che meriterebbe di avere accanto collaboratori all’altezza del compito e del momento storico.
Collaboratori (parlo anche dei vescovi) che aiutano la sua missione. Collaboratori umili e competenti come lui e non arroganti e inadeguati. Collaboratori che evidentemente non trova.
Questo dice la drammaticità della situazione della Chiesa e la solitudine del Papa. Perciò il gesto del 16 maggio a Roma, il Regina coeli con il Papa, può aiutarlo: fargli sentire che il popolo cristiano è con lui. Che la Chiesa è con lui. E che lo ascolta e lo segue.
Ascolta e segue anzitutto il suo appello alla conversione, al pentimento e alla penitenza. Appello che vale anche per prelati e cardinali. Soprattutto per loro….
Bertone compreso che potrebbe utilmente approfittare del raggiunto limite di età per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione sugli ammonimenti e la sollecitudine materna della Regina del Cielo.
Infatti le cose di questo mondo passano presto e per sempre (compreso il potere e soprattutto le menzogne). Solo la Verità resta, cioè Gesù Cristo. Che è la Verità fatta carne. E che ha detto: “Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che non venga alla luce” (Mt 10,26, Mc 4, 22, Lc 8, 17).
Antonio Socci