Il risultato delle elezioni del 3-4 ottobre per il Centrodestra forse non è una Caporetto, ma di sicuro è un fortissimo segnale di allarme.

Prima di vedere le ragioni dell’allarme però va detto che tale risultato, pur avendo anche un significato generale e alcune conseguenze nei palazzi della politica, non può essere proiettato automaticamente, con le sue percentuali, su scala nazionale.

Anzitutto perché le amministrative riflettono sempre uno scenario locale, ma soprattutto perché – là dove si votava – si è presentato ai seggi solo il 54,7 per cento degli aventi diritto.

A Roma, Milano, Torino, Trieste e Napoli ha votato addirittura meno del 50 per cento. Quindi il risultato trionfale dei candidati della Sinistra a Milano e Napoli va ridimensionato. In questi casi si dimostra soprattutto che il Centrodestra non è riuscito a presentare candidati capaci di convincere ad andare alle urne i propri elettori.

Ma il problema riguarda tutti. Il dato del 54,7 per cento dei votanti è in caduta verticale anche rispetto al precedente (61,6 con un solo giorno di voto) e dimostra l’attuale crisi dei partiti, la loro incapacità di interpretare i bisogni degli italiani e di mobilitare i propri stessi sostenitori.

È una crisi che riguarda anche il Pd se si pensa che nel collegio di Siena, dove si è presentato il segretario Enrico Letta, ha votato solo il 35 per cento. È vero che si trattava di suppletive, ma ormai avevano acquisito  una rilevanza nazionale per la vicenda Mps, con un candidato di primissimo piano come il leader del Pd.

Letta non è riuscito ad ottenere un risultato trionfale neanche in quel 35 per cento di votanti, perché non arriva al 50 per cento (si è fermato al 49,9), mentre il candidato del Centrodestra è al 37,8 per cento, pur essendo, Marrocchesi Marzi, un nome debole, pressoché sconosciuto alle cronache e mai entrato in partita.

Sul caso Mps, il Centrodestra – che già ha vinto il Comune di Siena – avrebbe avuto l’occasione, con un candidato più competitivo, di fare una campagna elettorale vincente, provocando un terremoto a Sinistra.

Infatti così sarebbe caduta la segreteria del Pd e il senso generale di queste elezioni sarebbe stato rovesciato. Ma il Centrodestra non ha capito la portata strategica della partita, così il malcontento dei senesi per la vicenda Mps si è manifestato con l’astensionismo.

Nel complesso molti condividono l’opinione di Romano Prodi secondo cui il Centrodestra sembra quasi abbia voluto perdere queste elezioni. Non solo perché non ha presentato i propri esponenti di primo piano (che potevano essere vincenti) e ha scelto (in ritardo) nomi spesso sconosciuti.

Anche Berlusconi – domenica – ha manifestato riserve sul metodo di scelta dei candidati del suo schieramento, tuttavia sembra che non ponga alla sua coalizione solo un problema di nomi, ma anche di visione politica, di strategia e di leadership.

Peraltro va segnalato che, nel Centrodestra, sono risultati vincenti il candidato governatore della Calabria, Occhiuto, e il candidato sindaco di Trieste, Di Piazza, entrambi di Forza Italia. Anche Damilano, che va al ballottaggio a Torino, appartiene all’area moderata della coalizione.

Esce dunque premiato il Centrodestra di governo. Dopo due anni di tempesta Covid, che ha terremotato il Paese, gli italiani manifestano il bisogno di essere rassicurati e di ritrovare serenità.

Per questo le percentuali di consenso al governo Draghi sono alte. L’attuale premier dà sicurezza. L’Italia oggi è apprezzata e considerata a livello internazionale, la sua economia ha ritrovato slancio e le misure di contenimento pare stiano scongiurando l’ondata autunnale (e scolastica) della pandemia.

L’elettorato del centrodestra – che è maggioritario nel Paese – vuole essere rappresentato da una classe politica responsabile, seria e preparata (non vuole seguire le urlanti e marginali frange NoVax).

Perciò il compito che aspetta i partiti del Centrodestra è costruire questa classe dirigente e sintonizzarsi con il Paese reale.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 5 ottobre 2021

 

 

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