Allungare il brodo si può, ma se si esagera si ottiene solo acqua (o brodaglia di cattivo sapore). E’ capitato ieri al “Corriere della sera” che ha costruito addirittura due pagine su poche frasette di Benedetto XVI, incontrato da Massimo Franco e dal direttore Fontana.

Fra l’altro nei pochi pensieri attribuiti a Benedetto XVI c’erano due scoop, ma il “Corriere” ha accuratamente evitato di evidenziarli nel titolo.

Anzitutto un apprezzamento per Mario Draghi. Poi, più importante, una considerazione critica su Joe Biden che è cattolico, personalmente sarebbe contro l’aborto, ma – dice Benedetto XVI – “come presidente tende a presentarsi in continuità con la linea del partito Democratico” (una linea abortista). Inoltre, ha aggiunto Ratzinger, “sulla politica gender non abbiamo ancora capito bene quale sia la sua posizione”.

Parole che – lo riconosce lo stesso “Corriere” – “danno voce alla diffidenza e all’ostilità di buona parte dell’episcopato Usa verso Biden e il suo partito, considerati troppo liberal”.

Visto che invece Bergoglio è un acceso sostenitore di Biden, come si è visto anche in campagna elettorale, le parole di Benedetto XVI sono un vero scoop e avrebbero meritato il titolo.

Del resto si aggiungono alle considerazioni critiche di Benedetto XVI nei confronti del presidente Obama (“ha determinate idee che non possiamo condividere”) contenute nel suo recente libro-intervista “Ultime conversazioni”.

Giudizi critici che fanno capire qual era il contesto ideologico dell’Impero americano (con la presidenza Dem) al tempo della “rinuncia” di Benedetto XVI e dell’elezione di Bergoglio, un “progressista” che ha rotto con il magistero precedente (clima e migranti al posto dei “principi non negoziabili”). Anche se lo stesso Bergoglio oggi è fuori linea sulla Cina, nei confronti della quale Biden sembra voler confermare la linea di Trump.

Il “Corriere”, dicevo, ha evitato di evidenziare nel titolo la dichiarazione di Benedetto XVI su Biden: sarebbe stato uno scoop “politicamente scorretto”. Così, in prima pagina, ha titolato la foto notizia: “Mi dimisi in piena coscienza”.

L’OVVIO DEI POPOLI

Cosa arcinota che il papa emerito ha sempre detto. Casomai, la sua lucidità, anche oggi mirabile, e il suo stato di salute, che dopo otto anni non registra patologie nuove e gravi, sollevano molte domande sul perché nel 2013 abbia rinunciato. Resta un mistero.

Nell’interno, le due pagine del “Corriere”, iniziano con questa frase virgolettata: “Il papa è uno solo”. Ma questa espressione di Benedetto XVI non è affatto uno scoop e non è nemmeno una notizia.

Infatti che “il papa sia uno” lo dice la dottrina cattolica da duemila anni. Inoltre non è nemmeno una notizia che lo dica Benedetto XVI perché lo ha già detto altre volte, ultimamente anche nelle dichiarazioni a Peter Seewald per la sua biografia.

Il fatto stesso che da otto anni si debba ripetere che “c’è un solo papa” è surreale, “anche perché – notò tempo fa Fabrizio Grasso – a rigor di logica, se ci fosse un solo papa, in realtà, non ci sarebbe nemmeno bisogno di sottolinearlo e ribadirlo a più riprese”.

UN SOLO PAPA. MA IL NOME?

Quello del “Corriere” sarebbe stato uno scoop se Joseph Ratzinger, oltre a ripetere “il papa è uno”, avesse anche fatto il suo nome. Ciò che tanti sostenitori di Bergoglio, da otto anni, vorrebbero sentir dire a Benedetto XVI è questa semplice frasetta: c’è un solo papa ed è Francesco, mentre io non sono più papa e non ho più nulla a che veder col papato.

Ma questa frase Benedetto XVI non l’ha detta al “Corriere” né ad altri in questi otto anni. Se la dicesse s’imporrebbero nuove domande, che forse il “Corriere”, ragionando giornalisticamente, avrebbe già potuto porgli in questa occasione (ma si è ben guardato dal farlo).

Provo a formularle:

perché lei si veste di bianco e viene chiamato “Santo Padre Benedetto XVI” se il papa è uno solo?

Perché è qualificato ufficialmente come “papa emerito” se non esiste definizione giuridica o teologica di tale titolo?

Perché impartisce tuttora la Benedizione apostolica (o Benedizione papale) che è una prerogativa del papa (a cui è annessa l’indulgenza plenaria)?

Del resto c’è chi ha notato in certi suoi libri recenti la sigla “Benedetto PP XVI”, con quella sigla PP (Pastor Pastorum) che è il titolo riservato al papa. Inoltre nelle cerimonie pubbliche a cui il papa emerito ha partecipato alcuni cardinali si sono inchinati davanti a lui baciandogli l’anello, cosa che avrebbero dovuto fare solo con il papa.

Il vaticanista Saverio Gaeta ha notato che “sullo stemma di papa Bergoglio è assente il pallio, presente invece su quello di papa Ratzinger: un elemento decisamente non trascurabile nella simbologia vaticana”.

Che significano queste e altre cose simili?

“MUNUS” IRREVOCABILE

Nella sua ultima udienza pubblica, il 27 febbraio 2013, Benedetto XVI dichiarò il suo “per sempre”: “non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo”.

Quindi il “munus” petrino resta. E tutto fu confermato, con ricchezza di argomenti, dalla clamorosa conferenza alla Gregoriana di mons. Georg Gänswein, che è un po’ la voce pubblica del papa emerito, quando (era il 21 maggio 2016) disse: egli non ha abbandonato l’ufficio di Pietro – cosa che gli sarebbe stata del tutto impossibile a seguito della sua accettazione irrevocabile dell’ufficio nell’aprile 2005”.

Torna dunque il concetto di un ministero petrino “irrevocabile”. Poi mons. Gänswein spiegò:

Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale ‘ministero petrino’. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune. […] non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è ‘Santità’; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano”.

IL TEMPO SVELERA’

Infatti un grande esperto di cose di Chiesa, Vittorio Messori, il 28 maggio 2014, pubblicò un articolo che proprio il “Corriere della sera” titolò così: “Ratzinger non si è ritirato a vita privata. Ecco perché abbiamo davvero due papi”.

Messori sa meglio di chiunque altro che, teologicamente parlando, può esserci un papa solo, ma ci sono cose che sapremo solo in futuro. Mons. Gänswein, nella sua conferenza, evocò la categoria schmittiana dello “stato d’eccezione” e parlò di “pontificato d’eccezione” per definire la situazione di Benedetto XVI dall’11 febbraio 2013.

Dunque è vero: c’è un papa solo. Il tempo dirà quale. Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni che erano ritenuti papi durante il loro regno e anche dopo, ma che – in seguito – la Chiesa ha riconosciuto non essere tali. Vedremo.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 2 marzo 2021