Come sta il Centrodestra? Qualche mese fa, su queste colonne, avevamo previsto che le amministrative del 3-4 ottobre – per come venivano affrontate – sarebbero state un disastro per questa coalizione. Era evidente. Ma Cassandra, come al solito, rimase inascoltata e sappiamo come è finita.

Il mestiere dei giornali è anche quello di fare previsioni spiacevoli quando i fatti lasciano intravedere che si è su una strada fallimentare, sebbene non sia gratificante perché in genere si prendono calci.

Secondo uno scrittore americano “Cassandra non prese neppure metà dei calci che meritava”. Dunque in attesa delle pedate supplementari dobbiamo osservare che lo stesso problema delle amministrative oggi si ripropone – per il Centrodestra – con le prossime elezioni politicheche potrebbero anche essere molto vicine, perché a febbraio, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, è possibile lo scioglimento anticipato delle Camere.

Stiamo ripetendo da qualche settimana che il Centrodestra non sembra pronto e – nonostante i suoi leader ostentino tranquilla certezza del trionfo – si cominciano a sentire scricchiolii preoccupanti su quel palco.

Si tratta anzitutto dei sondaggi che, negli ultimi tempi, rilevano il calo simultaneo di Lega e Fratelli d’Italia, con la ripresa del Pd che diventa addirittura primo partito (per esempio nel sondaggio di Ilvo Diamanti, pubblicato ieri da “Repubblica” e in quello di Nando Pagnoncelli reso noto, qualche giorno fa, a “Di Martedì”).

Naturalmente queste rilevazioni non devono essere considerate verità rivelata, ma quando si cominciano a ripetere nel tempo certi dati, da parte di sondaggisti diversi, significa che fotografano una tendenza su cui riflettere.

Del resto i sondaggi sono come il termometro che misura la febbre. Quello che conta, eventualmente, è diagnosticare e curare la malattia.

Ma qui cominciano i problemi, perché i leader del Centrodestra non sembrano consapevoli del cattivo stato di salute della loro coalizione o almeno non sono di questa opinione. Tanto è vero che neanche dopo il naufragio del voto amministrativo si è vista una riflessione seria e approfondita (né si è valutato a dovere il clamoroso dato dell’astensionismo).

Eppure i problemi ci sono e pure grossi: i tre partiti sono divisi fra governo e opposizione, manca una leadership unitaria, poi ci sono le divisioni profonde sui temi più scottanti come l’uscita dall’emergenza Covid e il rapporto con l’Unione europea (ma anche sul ruolo futuro di Draghi).

Il politologo Giovanni Orsina – non certo ostile al Centrodestra – sottolinea che “tra Forza Italia nel Ppe e Lega e FdI (sovranisti dichiarati) c’è una frattura politica vera e profonda”.

È un tema decisivo e dirompente. È possibile trovare una strada comune? È difficile, ma possibile: si potrebbe scoprire che l’opposizione sovranisti/europeisti, in fin dei conti, non è tutta la verità. Però tale strada comune dovrebbe essere cercata ora, prima delle elezioni.

Se pensano di mettere la polvere sotto il tappeto con l’illusione di vincere le elezioni e solo dopo affrontare problemi di questa portata, la “polvere” diventa esplosiva e lo diventa già prima del voto facendo saltare in aria l’alleanza e la sua possibile vittoria.

Non solo. Ieri Luca Ricolfi, analista molto serio e non pregiudizialmente avverso al Centrodestra, rilevava che entrambi gli schieramenti sembrano “drammaticamente ignari della nuova agenda della politica ed entrambi attraversati da divisioni profonde”.

Questi due anni di Covid hanno imposto nuovi temi, dalla questione energetica alla transizione ecologica, dalla “rottura della catena della logistica” all’inflazione, dalla revisione dei parametri europei all’espansione della Cina.

Il Pd sembra fuori dal mondo quando continua a sbandierare il Ddl Zan, lo Ius Soli e la patrimoniale, ma il Centrodestra cos’ha da dire su questa nuova agenda politica che è ineludibile?

Le due coalizioni sembrano concentrate ciascuna sui propri vecchi temi e – secondo Ricolfi – pure su quelli (tasse, immigrazione, giustizia, ordine pubblico) il centrodestra, a ben vedere, è diviso.

Certo, ci sono forti valori fondamentali che uniscono i partiti del Centrodestra e questo è un grande punto a loro favore, ma se poi sono divisi su tutto il resto il problema c’è e grande.

Che idea comune hanno oggi sui temi più scottanti? Quale programma concreto e condiviso propongono agli italiani? Se vogliono candidarsi alla guida del Paese, quando pensano di cominciare ad elaborarlo e concordarlo insieme?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 14 novembre 2021

 

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