È passato poco più di un anno, ma tutti fingono di aver dimenticato cosa accadde fra l’autunno 2018 e la primavera 2019. Ricordate?

Il Giornale Unico del Partito Conformista Italiano (Pci), con l’establishment Ue, già dal settembre 2018 cominciò a sparare a zero perché il Def del governo gialloverde per il 2019 – su impulso della Lega – prevedeva un rapporto deficit/pil al 2,4%.

Era giustificato quell’allarme apocalittico? No, era infondato. Infatti i precedenti governi Pd, con Padoan all’Economia, nei loro Def, avevano previsto il rapporto deficit/Pil all’1,4% nel 2016 e nella realtà si era poi attestato al 2,5. Lo avevano previsto all’1,8% nel 2017 e poi era andato al 2,3%.

Dunque non c’era nulla di sconvolgente, ma fecero fuoco e fiamme e – con il diktat della Ue – riuscirono a imporre a quel governo di portare il deficit al 2,04. La Ue tedesca voleva piegare la Lega.

Con quell’operazione l’obbediente Conte cominciò ad accreditarsi come l’uomo di fiducia delle cancellerie europee per “neutralizzare” la Lega, finché Salvini – l’estate scorsa – fu costretto a mandare tutto all’aria perché non era più possibile fare una politica economica di rilancio dell’Italia(Conte aveva ormai portato il M5S fra le braccia dell’establishment).

Perché fu fatta dalla Ue (e dai suoi seguaci) quella battaglia apocalittica per uno 0,4% di deficit in più? Non c’era nessun motivo economico, erano quantità minime. Ma per una questione politica.

Infatti la Lega, con quel 2,4%, intendeva dimostrare (sia pure inizialmente) che dalla ventennale crescita zero dell’economia italiana non si usciva continuando con tagli, tasse e austerità (che ci avevano fatto precipitare in recessione e avevano aumentato il debito pubblico e la disoccupazione), ma si usciva con una politica espansiva (investimenti pubblici e abbassamento di tasse) per rimettere in moto l’economia e, crescendo il Pil, far diminuire l’incidenza del debito pubblico.

Tutto questo però era visto come la peste dall’establishment, perché avrebbe dimostrato che la strada “tedesca” dell’austerità, che ci stava affondando da 20 anni, era stata del tutto sbagliata.

I dogmi germanici, assoluti e indiscutibili, erano: il deficit – che occorreva ridurre perché altrimenti avrebbe fatto crescere il “mostruoso debito pubblico” italiano – e, appunto, il debito che – dicevano – era una voragine che stava per inghiottirci. A questa cupa divinità bisognava continuare a sacrificare lavoro, sanità, istruzione, opere pubbliche e – in sostanza – il benessere degli italiani.

Ripeto: si parlava di un deficit previsto al 2,4% del pil (portato al 2,04 dal diktat della Ue) e di un debito pubblico che si aggirava attorno al 132% del pil. Questo era “il mostro”.

E’ passato poco più di un anno, è cambiato il governo, e ora nel Documento di Economia e Finanza 2020, varato dall’esecutivo giallorosso il 27 aprile 2020, si legge: Il nuovo livello di indebitamento netto (deficit, ndr) delle amministrazioni pubbliche è quindi fissato al 10,4 per cento del PIL nel 2020… Quanto al livello del debito pubblico, lo stesso è previsto attestarsi al 155,7 per cento del PIL nel 2020”.

Capito? Dal 2,04 siamo schizzati al 10,4% di deficit e dal 132% di debito pubblico al 155,7%. E tutto con l’accordo dell’Ue, senza nessun allarme apocalittico. Venerdì scorso il governatore di Bankitalia Visco, nelle sue Considerazioni finali, ha affermato – riferisce il Corriere della sera – che “la sostenibilità del debito pubblico italiano ‘non è in discussione’, nonostante quest’ultimo, nell’anno in corso, sia previsto in aumento dal 135% al 156% del Pil”.

Ma allora il “debito mostro” al 132%? Quella divinità a cui abbiamo sacrificato 20 anni di economia e di benessere degli italiani? Non è più vero niente?

Ora ci dicono che per combattere un crollo del Pil (causa Covid) del 13% occorre indebitarci e fare politiche espansive. Ma nei 20 anni precedenti avevamo lo stesso Pil in coma: perché ci hanno fatto fare la disastrosa strada tedesca del rigore e non una politica economica espansiva?

E la Ue che adesso, per aiutare i suoi paesi in crisi, sospende addirittura il patto di stabilità e così contraddice se stessa? È la clamorosa ammissione di aver sbagliato strada.

Certo, la Ue lo fa in modo controproducente: continuano a rifiutarsi di far fare alla Bce la Banca centrale (come chiedono “i sovranisti”) e così escogitano le soluzioni sbagliate, quelle che creano più debito (anche a noi).

Ma resta il fallimento. Dunque avevano ragione i cattivi leghisti (a cominciare dai terribili Borghi e Bagnai).

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 1 giugno 2020

 

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