È un classico e come tale, “Lo scontro delle civiltà” di Samuel Huntington, è molto citato e poco letto. Infatti tanti credono vi si teorizzi, con favore, tale “scontro”, mentre è vero l’esatto contrario. L’analisi geopolitica dello studioso americano è di un’attualità straordinariasebbene risalga al 1996.

Anzitutto mette in discussione “la certezza occidentale e americana in particolare” secondo cui “i popoli di tutto il mondo dovrebbero abbracciare cultura, valori e istituzioni occidentali perché essi rappresentano la forma di pensiero più alta, più illuminata, più liberale, più razionale, più moderna e più civile di tutta l’umanità”.

Huntington scrive: “Nell’emergente mondo di conflittualità etnica e di scontri tra civiltà, la fede occidentale nella validità universale della propria cultura ha tre difetti: è falsa; è immorale; è pericolosa”.

Si può non essere d’accordo con lui nel merito. Si può anche obiettare che non esiste una “cultura occidentale” monolitica: gli Usa sono ideologicamente spaccati in due e – quanto all’Europa – quella di De Gasperi, Schuman e Adenauer era una comunità di stati sovrani e poggiava su radici cristiane, mentre l’attuale UE, all’opposto, si pone come super-stato e poggia su un’ideologia laicista e anticristiana.

Si può infine rilevare che ognuno ha il diritto di ritenere la propria civiltà come la migliore, ma non ha il diritto di imporla a tutti con le armi o con la “colonizzazione ideologica”.

Ma la pretesa universalista dell’Occidente liberal e Neocon c’è. Huntington scrive che è interesse di Usa e UE “incorporare nella UE e nella Nato” l’Est europeo, ma anche “accettare la Russia come stato guida dell’Ortodossia e come grande potenza regionale con interessi legittimi alla sicurezza dei propri confini meridionali”.

Infine, “cosa più importante”, Usa e UE dovrebbero “riconoscere che in un mondo composto da più civiltà, l’intervento occidentale negli affari delle altre civiltà è probabilmente la fonte più pericolosa di instabilità e di potenziale conflitto planetario”.

È interessante l’analisi di Huntington sulle possibili cause di conflitto: “L’universalismo occidentale è pericoloso per il mondo perché potrebbe portare ad una grande guerra tra stati guida di civiltà diverse ed è pericoloso per l’Occidente perché da questa guerra potrebbe uscire sconfitto”.

Secondo l’analista americano “una guerra planetaria che coinvolga gli stati guida delle maggiori civiltà del mondo è altamente improbabile ma non impossibile. Un simile conflitto potrebbe scaturire dall’escalation di una guerra di faglia tra gruppi appartenenti a civiltà diverse… Un’altra e più pericolosa causa di guerra globale tra civiltà è il mutare degli equilibri di potere tra le diverse civiltà e i rispettivi stati guida”.

In particolare si cita “l’ascesa della Cina”

La conclusione di Huntington: “per evitare lo scoppio di conflitti tra civiltà su scala mondiale è necessario che gli stati guida si astengano dall’intervenire in conflitti interni ad altre civiltà. È questa una lezione che alcuni stati, in particolare gli Stati Uniti, faranno indubbiamente fatica a imparare”.

Eppure “la regola dell’astensione, secondo la quale gli stati guida si astengono dall’intervenire in conflitti interni ad altre civiltà, è la prima condizione essenziale per il mantenimento della pace in un mondo multipolare e composto da più civiltà”.

Se poi si pensa che il mondo debba essere unipolare e che uno stato guida debba dominare dappertutto, la guerra mondiale è certa.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 21 ottobre 2022