È stranamente passato inosservato un intervento sul “Fatto quotidiano”(29/3) del professor Maurizio Viroli, professore emerito di filosofia politica alla Princeton University e già consulente del presidente Ciampi per le attività culturali.

Sosteneva che “da alcuni decenni è in atto un’operazione di rimozione dei fatti e degli ideali che sono a fondamento della nostra Repubblica democratica ed è stata soprattutto la sinistra a condurla in porto”.

Viroli criticava per primo Togliatti che “ha insinuato l’idea di ‘malinteso’ fra i giovani comunisti e fascisti”, poi il presidente della Camera Violantequando parlò dei giovani che si schierarono con Salò, quindi il presidente Scalfaro per il suo intervento sulla “pacificazione nazionale”.

IL CASO

Viroli vede nell’aria un “revisionismo pericoloso”. In questo contesto evoca il caso del Museo Diffuso della Resistenza di Torino che, per le poche risorse, “molto probabilmente sarà assorbito dal Polo del 900” cosa che gli sembra sminuire il grande contributo di Torino alla lotta contro il nazifascismo: “Come è possibile” si chiede “che la giunta di centrosinistra si appresti a commettere un errore così macroscopico, e resista persino alle proteste di un assessore della Lega in Regione Piemonte, del capogruppo di M5S in Consiglio comunale e di associazioni del territorio?”.

E conclude: “Elly Schlein non ha nulla da dire su questa operazione del suo partito?”.

Non ho visto (a meno che mi siano sfuggite) risposte a questo intervento. Ma è singolare che sui media sia passato inosservato, viste le recenti polemiche su fascismo e antifascismo.

DEL NOCE E FORTINI

Andiamo alle idee. Augusto Del Noce ha studiato i nessi esistenti fra il pensiero di Giovanni Gentile, quello laico-liberale e quello di Antonio Gramsci, nonché la linea di continuità fra hegelismo, fascismo e marxismo.

Nel “Suicidio della rivoluzione” afferma questa tesi: “l’antifascismo azionista e comunista si è formato a quella stessa cultura che non accidentalmente si era collegata col fascismo”.

Ed ancora: “Si può dire che Gentile fu il notaio del nichilismo: l’atto di morte della teologia, la riprova della vittoria di Nietzsche”.

Il pensiero cattolico è estraneo a questo orizzonte immanentistico e infatti Del Noce scrive in consonanza con un pensatore come Giacomo Noventa, intellettuale straordinario di cui fu amico e collaboratore anche (il mio maestro) Franco Fortini.

Intellettuale marxista, critico letterario e poeta, Fortini citava Noventa in un suo articolo del 1982, raccolto poi nel volume “Insistenze”, in cui criticava gli errori che “avevano indotto la sinistra storica a negare che fascismo e nazismo fossero stati anche risultati d’una cultura talvolta grande, con la quale si sarebbero dovuti fare seriamente i conti. Inascoltato, Noventa aveva avvertito sino dal primo dopoguerra che il fascismo non era stato solo un errore contro la cultura ma anche un errore della cultura”.

Fortini, per esempio, considerava “non senza sgomento” la fascinazione a sinistra per autori come Heidegger e Nietzsche (sbagliava?) e attaccava “l’incapacità, della sinistra, di comprendere e autocriticare la propria subalternità culturale”.

Sono voci di un dibattito alto, ben al di sopra delle baruffe mediatiche di questi giorni. Un dibattito oggi dimenticato a sinistra, a destra e fra gli intellettuali. Nella cultura cattolica poi una personalità come Noventa è addirittura sconosciuta. E’ urgente che il confronto delle idee lasci i social e torni ai libri.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 29 aprile 2023

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