E’ ormai l’unica persona che abbia un’autorevolezza planetaria a cui tutti guardano, papa Francesco. Lo dimostra il suo eroico tentativo di metter fine ai massacri in Siria e scongiurare una pericolosissima guerra internazionale.

Ma queste gravose incombenze non gli fanno dimenticare il suo proposito di rinnovamento della Curia. Anzi, c’è chi dice che “un ciclone è arrivato in Vaticano”.

Per capire la ventata di novità che sta portando oltretevere, dopo le decisioni relative allo Ior e ad altri organismi, oltre alla sostituzione di una serie di figure di primo piano, bisogna scoprire quello che è accaduto nelle segrete stanze durante il mese di agosto.

In passato nelle calde settimane estive in Vaticano tutto era fermo. I papi si ritiravano a Castel Gandolfo. E la Curia andava in vacanza.

Ma papa Francesco non ha fatto ferie, sente urgere i tempi. Dunque è rimasto a lavorare e ha messo in moto il vento del rinnovamento. La prima fase, insieme alle nomine, riguarda gli aspetti economici, Ha cominciato dalla cosiddetta “fabbrica dei santi”, cioè la Congregazione che si occupa di beatificazioni e canonizzazioni.

Nei giorni scorsi erano già filtrate su qualche giornale alcune indiscrezioni secondo le quali il Papa voleva “vedere chiaro nei bilanci delle postulazioni” di tutte le cause e avrebbe fatto prendere misure decise per avere il quadro della situazione.

Siamo in grado di ricostruire precisamente – documenti alla mano – quello che è accaduto nelle scorse settimane in Vaticano.

Il 18 luglio scorso il famoso chirografo del Sommo Pontefice istituisce una “Commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede”.

Una formula complessa, ma la missione è chiara. Infatti immediatamente questa commissione comincia mettendo sotto la lente di ingrandimento la Congregazione per le cause dei santi.

Quella che parte – per volontà del Papa – è una procedura così decisa e fulminea che subito – nonostante l’estate inoltrata – investe la Prefettura degli affari economici, la quale ha il compito di controllare l’amministrazione  delle diverse congregazioni.

Tale Prefettura, presieduta dal cardinale Versaldi, già il 22 luglio deve chiedere la documentazione alla Congregazione dei santi, che è presieduta dal cardinale Amato.

Quest’ultima però comunica l’impossibilità di fornire la documentazione richiesta in quanto “la Congregazione delle Cause dei Santi è completamente estranea all’amministrazione economica dei suddetti Postulatori. Questo Dicastero, quindi, in considerazione di quanto su esposto, non è in possesso della documentazione richiesta”.

Il cardinale Versaldi della Prefettura riceve tale risposta e, a sua volta, comunica questa “impossibilità” alla neonata commissione pontificia. La quale però, in data 3 agosto (attenzione alle date: è stato un agosto caldissimo per la Curia!), risponde allo stesso cardinale Versaldi con una lettera che potremmo definire di fuoco. Tre cartelle che non ammettono obiezioni.

La missiva, firmata da colui che il papa ha nominato presidente della Commissione, il Dottor Joseph F.X. Zahra (maltese), afferma che in base alle Norme fissate da Giovanni Paolo II, i Postulatori, amministrando i fondi delle cause, hanno il dovere di “tenere una contabilità regolarmente aggiornata sui capitali, valori, interessi e denaro in cassa di ogni singola causa; di avere un elenco preciso e accurato delle entrate e delle uscite”.

La lettera poi ribadisce che tutti i fondi “vanno considerati come dei fondi di cause pie” e “come tali sono soggetti” alle norme. “E’ dunque evidente che quella dei Postulatori non è un’attività autonoma, bensì, ‘delegata’ da una Superiore Autorità” a cui poi riferirsi.

Pertanto, “di concerto con questa Prefettura” vengono prospettati “eventuali provvedimenti cautelari” per mettere la Congregazione dei santi in condizioni di “svolgere il compito affidatole”.

Si chiede di disporre “con effetto immediato, il blocco temporaneo dei conti dei Postulatori e delle singole Cause, in qualunque modo intestati, correnti presso l’Istituto Opere di Religione e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica con autorizzazione della Congregazione delle Cause dei Santi”.

E si esige dalla stessa Congregazione la raccolta dei “bilanci degli ultimi cinque anni di ogni singola causa in corso, gli estratti conto degli ultimi cinque anni relativi alle cause” e la “Lettera agli Attori contenente la conferma dei dati e l’approvazione dei bilanci”.

Il tutto dovrà essere acclarato e approvato dalla Congregazione dei santi e dalla Prefettura degli affari economici.

Come se non bastasse la lettera di Zahra, dopo aver analizzato le Norme in vigore, indica certi adempimenti che “sempre sotto la vigilanza della Congregazione delle Cause dei Santi… avrebbero dovuto essere realizzati dai Postulatori”.

In particolare la norma la quale impone che “per ogni causa che viene portata alla Sacra Congregazione gli Attori versino un contributo al Fondo per le cause povere”. E poi quelle altre norme che – nei passaggi canonici successivi – impongono analoghe “fonti di entrata” per “le cause bisognose”.

Fino ad oggi queste norme sono state osservate? La lettera osserva che “esaminando i bilanci relativi al Fondo per le cause povere (…) non sembra che tali adempimenti siano stati realizzati (…). Si richiede pertanto di domandare alla Congregazione interessata di motivare in modo documentato i motivi del mancato incremento del fondo”.

Il finale è pirotecnico: “si domanda, infine, di richiedere che la documentazione relativa alla contabilità delle singole cause sia resa disponibile entro la fine del mese di agosto”.

Pochissimi giorni per raccogliere, analizzare, approvare e trasmettere una grande mole di documenti economici e amministrativi. Si può immaginare il terremoto che questa disposizione ha provocato, in pieno agosto, fra quelle sacre e sonnolente mura dove si gestiscono tutte quelle cause.

Infatti il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Amato – che il 5 agosto ha ricevuto questo “missile” tramite la Prefettura degli affari economici – in data 17 agosto ha spedito in forma “urgente” a tutti i Postulatori la richiesta di fornire quella documentazione (allegando pure, per tutti, la fiammeggiante lettera della Pontificia Commissione firmata da Zahra).

Non è dato sapere cosa e come sia stato trasmesso entro il 31 agosto ed è ovvio che sia stata accordata una congrua proroga, ma quel termine temporale così vicino serviva a far capire che non è ammesso alcun tergiversare.

La materia è delicata anche perché riguarda la Congregazione che procede a fare beati, santi e ad accertare i relativi miracoli. Sta particolarmente a cuore al Papa.

E’ una vicenda ancora in corso di svolgimento che però dimostra come Francesco sia estremamente deciso e – cominciando da una parte – intenda rinnovare tutto.

Ha come un fuoco che gli urge nell’intimo, il fuoco del Vangelo. E vuole che tutta la Curia e tutta la Chiesa ardano dello stesso ardore evangelico e rifulgano dell’amore di Cristo che egli sta annunciando a tutti.

Per questo nelle stesse ore in cui sta cercando di scongiurare una grave crisi planetaria e guida il ciclone di rinnovamento della Curia, desidera abbracciare e confermare nella fede chi segue il suo appello alla conversione sia col digiuno di sabato che con l’azione missionaria (ieri ricevendo Kiko Arguello e gli altri responsabili del Cammino Neocatecumenale ha detto loro: “vi ringrazio per il bene immenso che state facendo a tutta la Chiesa”).

La “rivoluzione” evangelica di papa Francesco è solo agli inizi. Molto altro potrà accadere, nella città vaticana e nel mondo. Come ha mostrato nei primi mesi di pontificato, con le sue quotidiane e sorprendenti omelie, non vuole semplicemente cambiare le strutture, le abitudini, i ruoli o i posti di comando, ma coltiva il desiderio più alto: cambiare i cuori.

 

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”. 6 settembre 2013

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