Franco Monaco (già parlamentare dell’Ulivo/Pd), ha mostrato, sul “Fatto quotidiano”, che la posizione del Pd sulla guerra in Ucraina (appiattita acriticamente sulla Casa Bianca) è antitetica all’insegnamento del padre ideologico dell’Ulivo e del Pd: Giuseppe Dossetti (giurista, partigiano, membro della costituente e leader della Dc con De Gasperi nel dopoguerra).

Monaco ricorda che durante la prima guerra del Golfo (anni Novanta), Dossetti spiegò così l’articolo 11 della Costituzione di cui era stato il materiale estensore:

“Come italiano e antico costituente, noto che si è fatto dire all’articolo 11 ciò che non corrisponde né alla sua lettera, né al suo spirito, né nella prima parte, né nella seconda, la quale non attenua, ma conferma il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Dossetti arrivava a sostenere che, dato il livello apocalittico raggiunto dalla tecnologia militare, non era più concepibile nemmeno la guerra difensiva, tanto che riteneva di non poter fare più alcuna distinzione tra guerra giusta e guerra ingiusta, come si faceva un tempo… Uscire da questa prospettiva e pensare che ci possano essere delle eccezioni o delle obiezioni mi sembra stia diventando, allo stadio attuale di maturazione del pensiero cristiano, veramente blasfemo o sacrilego.

Da questi giudizi esce completamente demolita la posizione del Pd sulla guerra in Ucraina. Monaco accenna anche altri tre temi che furono toccati da Dossetti: la “decadenza” e il “fallimento” dell’Onu, l’assenza dell’Europa (“cerca se stessa e non si trova”) e l’irrilevanza dell’Italia (“l’Italia perde sempre più peso”).

Sono tutti argomenti e giudizi che si possono coniugare al presente, senza cambiare una virgola. E risultano dirompenti per il Pd.

Perché l’Ulivo e il Pd nacquero, con il dossettiano Prodi, proprio sulle due fondamentali idee di Dossetti: 1) l’incontro di cattolici e comunisti per una rifondazione dello Stato e 2) la Costituzione come impianto dottrinale per la giustizia sociale.

Lo hanno spiegato Gianni Baget-Bozzo e Pier Paolo Saleri in “Giuseppe Dossetti. La Costituzione come ideologia politica” (Ares).

Dossetti in persona – dopo anni di eremitaggio monastico – tornò ad occuparsi della politica italiana negli anni Novanta proprio per dare vita a “Comitati di difesa della Costituzione”.

Fu da questa sua ispirazione ideale che nacquero l’Ulivo e poi il Pd. Ma egli non comprese che negli anni Novanta non c’erano più i cattolici e i comunisti di un tempo e soprattutto non capì che la Costituzione veniva demolita non da Berlusconi, ma dalla globalizzazione e dalla UE.

L’Ulivo-Pd nacque dal matrimonio fra i post-comunisti che avevano abbandonato “falce e martello” e volevano farsi legittimare dagli americani accettando i dogmi del Mercato (e pure imprese militari come la guerra alla Serbia) e una sinistra DC guidata da Prodi (allievo di Andreatta) che professava un’ideologia tecnocratica indicando come meta ideale la moneta unica europea e i Trattati di Maastricht.

Come spiega Vladimiro Giacché nel libro “Costituzione italiana contro trattati europei: Il conflitto inevitabile” (Imprimatur) i trattati europei hanno un’ideologia economico-sociale antitetica rispetto alla Costituzione italiana.

Così l’Ulivo-Pd, abbracciando l’euro e il primato dei Mercati, voluti dalla UE, e il militarismo della Nato ha preso la direzione opposta a quella che, per Dossetti, indicava la Costituzione. Da qui la crisi d’identità del Pd.

 

Antonio Socci

(Nella foto Giuseppe Dossetti con Romano Prodi)

Da “Libero”, 12 novembre 2022

 

 

 

 

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