Francesco Merlo, su “Repubblica”, ha ironizzato sui surreali auto elogi di Giuseppe Conte: “alle 18 una breve conferenza stampa con un’autocelebrazione davvero imbarazzante: ‘siamo stati d’esempio’, ‘ci è stato riconosciuto di avere indirettamente salvato vite umane in Europa’. E via con l’ elogio del proprio coraggio”.

In effetti è stupefacente che il premier di uno dei paesi più colpiti e danneggiati dal Covid-19 si autoincensi con toni così trionfalistici e addirittura arrivi a rivendicare dei (non meglio precisati) meriti continentali.

Ma è ancora più sorprendente che gli auto elogiatori governativi finiscano col credere davvero alla propria propaganda cosicché – come si dice a Roma – “se la cantano e se la suonano da soli”, senza preoccuparsi della realtà dei fatti.

Goffredo Bettini, che “Il Fatto quotidiano” definisce “padre nobile” del Pde – a quanto scrivono tutti i giornali – è il grande stratega di Zingaretti, in una recente intervista ammette che, nella gestione dell’emergenza Covid, “errori ce ne sono stati”, ma dichiara testualmente: “Conte è apparso un gigante rispetto ai vari Johnson, Bolsonaro, Trump, che per difendere una ideologia inumana e di destra hanno sacrificato migliaia di vite dei loro connazionali. Se da noi ci fossero stati Salvini e Meloni avrebbero fatto lo stesso”.

Dunque Bettini, incredibilmente, definisce Conte “un gigante” (in base a cosa non si sa) e addirittura lo contrappone a statisti non di sinistra che – senza addurre alcun argomento fattuale – liquida con parole inaudite: “hanno sacrificato migliaia di vite dei loro connazionali” per “difendere una ideologia inumana e di destra”.

Quale ideologia sia non viene detto da questo politico proveniente dal Partito comunista italiano di cui è stato segretario a Roma fino al 1990, quando il Muro di Berlino (con tutta l’orribile storia dell’est europeo) crollò sul partito di Togliatti, di Berlinguer e di Occhetto.

Ma – non contento – Bettini boccia drasticamente pure Salvini e la Meloniche non hanno avuto responsabilità di governo perché – a suo insindacabile giudizio – se avessero governato durante il Covid avrebbero agito pessimamente come Trump e Bolsonaro (una sorta di processo alle intenzioni e una sentenza di colpevolezza ipotetica che ricorda i canoni giudiziari del vecchio stalinismo: colpevoli a prescindere).

Di fronte a un tale uso della propaganda, nella speranza che la matematica continui a non essere un’opinione, proviamo ad andare a scoprire i veri dati sulle vittime del Covid per un confronto reale fra ciò che è accaduto in Italia e ciò che è accaduto altrove.

Per evitare polemiche sulle fonti prenderemo questi dati dalla sintesi che ne fa “Limes”, la rivista di geopolitica della Gedi (la casa editrice di Repubblica, della Stampa e dell’Espresso).

Ecco cosa scrive “Limes”, partendo dal caso brasiliano, nell’articolo di Carlo Cauti datato 15 giugno 2020:

“Lo scenario dell’epidemia in Brasile è molto diverso da quello di Europa o Usa… basandoci solo sul numero di decessi, appare evidente come a tre mesi dall’inizio dell’emergenza globale il Brasile registri meno vittime in termini relativi di molti altri paesi. I morti per milione di abitanti sono circa 206, contro 353 negli Usa, 627 nel Regno Unito, 568 in Italia, 580 in Spagna e 438 in Francia [dati Statista]. In termini assoluti, il Brasile ha ‘appena’ 15 mila vittime in più dello Stato di New York (19 milioni di abitanti).

È ovvio che il gigante sudamericano, con i suoi 210 milioni di abitanti, avrà più morti di Italia o Francia. Le quali di abitanti ne hanno meno di un terzo del Brasile e tuttavia sono arrivate a cifre molto superiori di decessi in molto meno tempo”.

Nel sito statista.com, a cui attinge “Limes”, la classifica aggiornata al 17 giugno dei morti di Covid per milione di abitanti in effetti è ben diversa da quella immaginata da Bettini: al primo posto c’è il Belgio (cuore delle istituzioni europee) con 845 morti per milione di abitanti. Seguono, in ordine, il Regno Unito (631), la Spagna (580), l’Italia (569), la Svezia (485), la Francia (440), gli Stati Uniti (357), l’Olanda e l’Irlanda (352), l’Ecuador (232), la Svizzera (229), il Canada (223), il Perù (220) e il Brasile (215). Significativi i dati di Israele (34), Polonia (33) e Giappone (7).

Di fronte a questi numeri e a questa classifica in cui l’Italia appare fra i paesi di testa, cioè quelli più devastati, è davvero stupefacente sentire Bettini che definisce Conte “un gigante” contrapponendolo “ai vari Johnson, Bolsonaro, Trump, che per difendere una ideologia inumana e di destra hanno sacrificato migliaia di vite dei loro connazionali”.

I numeri dicono tutt’altro. E’ perfino incredibile che un esponente politico di primo piano del Pd scagli parole simili contro altri capi di Stato e di governo democratici, di cui – fino a prova contraria – dovremmo essere ancora alleati.

D’altra parte un altro esponente politico proveniente dal Pci, come Bettini, cioè Massimo D’Alema, ha appena sfornato un libro in cui elogia la Cina, nonostante le colpe di quel regime nella diffusione planetaria del virus.

D’Alema arriva a scrivere che la Cina ha saputo “fronteggiare questa prova in modo più efficace rispetto a noi”, in quanto “ha fatto la differenza un grado minore di individualismo, una maggior coesione sociale e l’esistenza di reti comunitarie”.

E’ appena il caso di far presente che la Cina – dove il numero vero di morti per Covid è ignoto – è di nuovo, proprio in queste ore, alle prese con un’altra ondata del virus, stavolta addirittura a Pechino.

Hanno cantato vittoria troppo velocemente (per motivi propagandistici) e non hanno mai chiarito veramente l’origine del Covid-19 e di questa pandemia.

Nonostante la propaganda la realtà dei fatti continua a essere inclemente. Ma chi viene dalla storia comunista fa sempre fatica ad anteporre la verità dei fatti alla propaganda.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 18 giugno 2020

Nell’immagine: il grafico di “Libero” a corredo del mio articolo