Guardi i siti economici e rabbrividisci: “Crollano le aspettative economiche tedesche ed europee. Futuro molto fosco”. Sfogli “Il Sole 24 ore” e ritrovi gli stessi scenari riferiti alle politiche monetarie della Fed e alla recessione incombente: “Borse sull’orlo del precipizio, rendimenti obbligazionari in fibrillazione e dollaro sul punto di sferrare un colpo da knock-out alle altre divise mondiali”.

Se poi si considera il conto della guerra in Ucraina pagato dall’Italia c’è da mettersi le mani nei capelli: a giugno, dopo quattro mesi, è stato calcolato in 70 miliardi fra mancate esportazioni e boom dell’inflazione, con la previsione di 180 miliardi a fine anno.

Lo stato dell’economia dopo diciotto mesi di esecutivo guidato da Mario Draghi (fra tracollo del Pil e del surplus commerciale, esplosione dell’inflazione e debito) è disastroso, con un sistema industriale che, per i prezzi dell’energia, rischia il naufragio (se si fermano le filiere produttive il costo sarà incalcolabile) e milioni di famiglie che si ritrovano in un’economia di guerra.

Se la nostra bolletta nel 2019 ammontava a 17 miliardi, quest’anno arriverà a 100 miliardi (solo come bolletta elettrica, senza considerare il gas). Gli addetti ai lavori dicono che così il “sistema Italia” non può reggere.

Ecco perché Draghi ha colto un pretesto insulso, il 14 luglio, per dimettersi (pur avendo ancora la maggioranza) e il 20 luglio ha fatto di tutto per non proseguire a Palazzo Chigi: con la tempesta in arrivo e il possibile naufragio autunnale, lui è sceso di corsa dalla nave in estate.

Se a questo si aggiunge il rischio di un ritorno del Covid (in due anni non è stato fatto nulla per prevenirlo e affrontarlo meglio) viene da chiedersi dove trovino il coraggio, i leader del Centrodestra, per prendere la guida di un Paese in questa situazione.

Se vincono le elezioni saranno subito investiti dalle emergenze. Dovranno: (1) mettere la firma su una legge di bilancio di fatto già scritta da quelli di prima; (2) affrontare il ciclone del caro-bollette senza avere i mezzi (e con una UE che, dopo aver provocato il disastro, se ne infischia): la Cgia di Mestre sostiene che il governo Draghi lascia al nuovo la cambiale di almeno 35 miliardi da erogare entro la fine dell’anno, altrimenti il 30 per cento di famiglie e Pmi potrebbe non essere in grado di pagare le bollette; (3) poi gestire urgentemente problemi come Ita, Mps, Tim, rete unica. Tutto questo subito.

Ci vuole un fisico bestiale. E ci vuole un coraggio da leoni per prendere il timone di una nave in questa situazione.

Anche perché, dal giorno in cui entreranno nelle stanze di governo, avendo tutti i giornali (e i poteri forti) contro, si troveranno sul banco degli accusati (anche nelle piazze) per la situazione catastrofica provocata dagli altri, da quelli che hanno governato per anni senza neanche aver avuto il mandato degli italiani.

Nel Centrodestra scommettono che proprio loro, quelli che ci hanno ridotti così, urleranno di più contro il nuovo governo che ovviamente non ha la responsabilità della situazione che trova.

Sono certi che quelli che hanno governato fino a oggi, che hanno gestito male la pandemia, che hanno impoverito il Paese e l’hanno reso meno libero e suddito di Mercati e UE, saranno quelli che più accuseranno il nuovo esecutivo accollandogli i loro errori.

Al Centrodestra occorre davvero molto coraggio – o un amore profondo verso questa povera Italia – per afferrare quel timone.

In effetti – stando al clima della campagna elettorale – è ben difficile che quanti hanno governato finora collaborino a risolvere i problemi. Se continua l’atmosfera avvelenata di oggi aizzeranno il malcontento(dovuto agli sbagli dei governi precedenti) e probabilmente soffieranno pure sul fuoco a livello internazionale, dove hanno interesse ad avere ancora un’Italia sottomessa.

Lo fanno pensare le ripetute ingerenze arrivate dalla Germania, dagli Stati Uniti e dalla Commissione europea negli ultimi giorni di campagna elettorale.

A proposito delle discusse esternazioni di Ursula von der Leyen, un analista autorevole come Wolfgang Münchau, sul sito Eurointelligence, ha firmato un editoriale molto interessante.

Il problema delle istituzioni UE, spiega Münchau, è che guardano e giudicano la politica italiana con gli occhiali del PD, che però oggi è minoritario e non ha il polso del Paese: “il grande pericolo nei prossimi cinque anni è che una UE, guidata da una narrativa PD-centrica, metta alle strette Meloni. Il mio consiglio è di non farlo, se non altro perché non si ha il controllo di ciò che accadrà dopo”.

Se la Commissione europea dichiarasse guerra a un futuro governo di centrodestra, nota l’analista, ripeterebbe il disastroso errore che fece con la Gran Bretagna sulla Brexit (in cui la UE uscì sconfitta).

Oltretutto, spiega Münchau, Bruxelles non può imporre né “le riforme strutturali” né le “procedure d’infrazione” come verità scientifiche, perché in realtà sono scelte politiche.

Possono attivare la procedura d’infrazione contro un paese piccolo come l’Ungheria, ma – osserva l’analista “non lo farebbero mai con la Germania o la Francia. Chiediti: perché la Francia non ha mai ricevuto una sanzione per ripetute violazioni del Patto di stabilità? Le sanzioni sono sempre politiche”.

Negli anni passati l’Italia è stata relegata fra i paesi deboli a cui la Commissione poteva dare ordini. E la possibilità che adesso a Roma arrivi un governo che rivendichi per l’Italia lo stesso rango politico di Francia e Germania, crea malumori.

Ma l’Italia – paese fondatore, contributore netto e seconda potenza industriale – ha tutto il diritto di rivendicare quel rango politico e di esigere il rispetto delle istituzioni europee, facendo pesare la sua volontà e i suoi interessi nella definizione delle proprie politiche.

Anche questa è una sfida colossale per un possibile governo di Centrodestra. Ma se dovesse vincerla l’Italia potrebbe ricominciare a vedere la luce in fondo al tunnel. E sicuramente anche la UE diventerebbe migliore.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 25 settembre 2022

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