Questa è la mia riflessione – pubblicata su “Libero” – sul “caso Carron”, una pagina che CL deve lasciarsi alle spalle per tornare finalmente a Giussani e riprendere il cammino interrotto alcuni anni fa. Cammino che può essere ripreso solo – come ripete la Santa Sede – rendendosi conto degli errori che sono stati fatti e con un rinnovamento di persone che non può riguardare il solo Carron. Davide Prosperi, incaricato dalla Chiesa di guidare il Movimento di CL verso questa rinascita, merita la fiducia, l’amicizia e l’aiuto di tutti.

 

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Dal Meeting di Rimini sono passati quest’anno il presidente della Cei, molti ministri dell’attuale governo, i due vicepremier e addirittura il presidente della Repubblica.

Matteo Renzi ha scritto un articolo elogiativo cercando il dialogo con i ciellini e un gruppo di intellettuali di “cattosinistra” ha provato a usare il Meeting (grazie a Giorgio Vittadini, draghiano- carroniano) come trampolino per lanciare – secondo Avvenire – “un Piano B” per “cambiare il Paese”.

Sarà anche vero – come sostiene Nando Pagnoncelli su 7 del Corriere della sera – che il voto cattolico non esiste più, ma la potente corazzata laica del Corriere della sera – diretto da Luciano Fontana, già capo dell’ufficio centrale dell’Unitàsembra temere che quel voto torni ad esistere e a contare. In particolare se si tratta di “Comunione e liberazione” che, ai tempi di Giussani, era ben presente nella società.

Ciò spiega la pesante operazione politica che è stata fatta in questi giorni su CL: in concomitanza con il Meeting è stato sfornato il libro “La profezia di CL” di Marco Ascione, capo della redazione politica del Corriere, lanciato in pompa magna sul Corriere da Antonio Polito (altro reduce dell’Unità e già senatore Pd).

Al centro del libro c’è l’ex leader di CL, don Julian Carron: è una sorta di sua santificazione in vita e un implicito attacco a papa Francesco che lo ha “dimissionato”. Ascione – oltre a stimare Romano Prodi e il card. Zuppi – stravede per Carron perché – secondo il salotto del Corriereha l’enorme merito storico di aver “cancellato” CL dalla scena pubblica.

Così, in questo libro-beatificazione, Ascione ha evitato di parlare dell’elefante nel corridoio che è la prima cosa che un giornalista che vuole davvero “raccontare quello che vede” descriverebbe: cioè l’annichilimento di CL avvenuto negli anni di Carron con un crollo verticale della sua presenza fra i giovani universitari (passati dai 10 mila degli anni Novanta ai 2500 di oggi), la sostanziale sparizione dai licei e perfino l’emorragia di centinaia di persone dai Memores Domini.

Non sono solo dati statistici – comunque devastanti, vista la forte espansione di CL nei decenni di Giussani – perché si aggiungono alla sparizione del Movimento dalla scena pubblica, anzi peggio, alla sua radicale mutazione genetica, essendo diventato una sorta di comparsa (irrilevante) del teatrino progressista.

San Paolo insegna che bisogna preoccuparsi solo di “piacere al Signore”. A leggere Ascione sembra che invece Carron si sia preoccupato molto di piacere ai signori del salotto laicista, cercando il plauso di Corriere e Repubblica e di personalità di quell’area (Ascione cita Fausto Bertinotti, Luciano Violante, Umberto Galimberti), in genere i circoli ideologici della Sinistra, felici di constatare che CL non era più quella di prima.

Tutti costoro sono rimasti sorpresi e delusi dalla “rimozione” di Carron, nel 2021, e non capiscono perché un Papa come Francesco abbia voluto questa svolta e abbia espresso addirittura il desiderio della rinascita di CL.

È chiaro che non hanno compreso l’attuale pontificato, interpretandolo con categorie politiche, e non hanno capito che la cosiddetta “scelta religiosa” di Carron (è il Corriere stesso ad attribuirgliela) non solo va frontalmente contro don Giussani (che l’ha sempre avversata), ma anche contro Papa Francesco che fin dall’inizio ha chiesto una “Chiesa in uscita” che vada nelle periferie esistenziali e sociali (esattamente quei pilastri missionari su cui CL è nata nel 1954: quelli che Carron ha cancellato).

Peraltro Carron non ha fatto una “scelta religiosa” con un connotato spirituale: più che in chiesa a pregare ha chiuso CL in una sorta di studio di psicoanalisi a guardare l’ombelico dell’io. E tutto è appassito.

Questo è il problema, prima e più della politica (che Ascione e gli altri analisti laici, sbagliando, ritengono centrale, mentre non lo è). Qui va cercato il motivo della “rimozione” di Carron da parte della Santa Sedeche Ascione dice di non capire.

Eppure il Papa ha parlato chiaro, per esempio, il 15 ottobre 2022: “Non è il carisma a dover cambiare. Sono i modi di viverlo” disse il Pontefice “che possono costituire un ostacolo o addirittura un tradimento al fine per il quale il carisma è stato suscitato dallo Spirito Santo.

In un’altra occasione il Pontefice tuonò contro i capi dei movimenti che vogliono “eternizzare le cariche” (“nessuno è indispensabile… a te tocca andare a casa”, occorre un “rinnovamento contro le ambizioni personali”): va tenuto presente che Carron è stato a capo di CL sedici anni (ogni mandato per volere di Giussani era di tre anni), finché è stato “dimissionato” dalla Santa Sede.

Oppure basta leggere ciò che ha scritto a CL, il 10 giugno 2022, il più stretto collaboratore del Papa, il card. Farrell, capo del dicastero per i laici, dopo la “rimozione” di Carron, bocciando “la dottrina della ‘successione del carisma’, proposta e alimentata durante l’ultimo decennio in seno a CL da chi era incaricato della conduzione, come “gravemente contraria agli insegnamenti della Chiesa”.

Il cardinale aggiungeva: “Al Dicastero duole constatare che alcuni responsabili e persone influenti all’interno del Movimento continuino a suggerire e a promuovere tra i membri di CL – anche pubblicamente – un clima di sfiducia nei confronti della Chiesa e di resistenza alle sue indicazioni; un forte personalismo; divisioni interne e logiche manipolatorie; un ampio dissenso riguardo agli interventi e alle decisioni dell’autorità ecclesiastica”.

Infine il cardinale invitava tutti a prendere “coscienza degli errori del passato” per non impedire “il risanamento profondo di idee, principi e prassi più volte sollecitato dall’autorità ecclesiastica”.

Dunque la materna correzione della Chiesa riguarda la dottrina, le decisioni canoniche relative ai Memores, il personalismo e l’obbedienza. Una bocciatura chiara di Carron.

Il Papa ha fatto il possibile perché CL rinasca e ci sia discontinuità. Ora i ciellini, con la guida di Davide Prosperi, devono “invertire la rotta”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 27 agosto 2023

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