La scoperta, dopo tanti secoli, di un componimento inedito di san Francesco d’Assisi è una notizia importante dal punto di vista religioso e storico. Ma è anche emozionante perché di colpo siamo raggiunti dalla voce di Francesco che parla a noi di “pace”.

Cosa ancora più preziosa oggi considerando il momento storico e gli sforzi che il Papa – che porta il nome del santo – sta facendo per risparmiare al mondo un conflitto planetario e forse atomico.

La scoperta dell’inedito è stata annunciata da padre Aleksander Horowski, dell’Istituto Storico dei Cappuccini, nell’ultimo numero di“Frate Francesco. Rivista di cultura francescana” (annata 88, anno 2022).

Padre Horowski ha fatto un’approfondita analisi del testo latino, poi tradotto in italiano, e alla fine ha tratto questa conclusione: “Alla luce di questi elementi unitamente ai risultati delle fonti e del lessico dell’Oratio, possiamo considerare questa preghiera – fino alla prova contraria – come un testo di Francesco sufficientemente avvalorato”.

Questo componimento del santo – spiega padre Pietro Messa – “è una invocazione al Re pacifico, ma anche una esortazione agli uomini di buona volontà a essere operatori di pace”.

Ecco una breve citazione dal testo completo che si trova nella rivista citata:

Voi, o figli degli uomini, lodate bene il Signore della gloria sopra tutte le cose, magnificatelo e molto esaltate! E glorificatelo nei secoli dei secoli,affinché sia ogni onore e gloria nelle altezze a Dio, creatore onnipotente,e sulla terra sia pace agli uomini di buona volontà! Assai magnifico è questo nostro Re pacifico, al di sopra di tutti i re dell’universo intero,Signore Dio, nostro Creatore, Redentore e Salvatore, Consigliere e nostro ammirabile Legislatore!”.

Anche dietro questa pagina si intravede uno sfondo biblico: l’annuncio della nascita di Gesù da parte degli angeli a Betlemme (“Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà” Lc 2,14) e poi la celebre profezia messianica di Isaia (9,5): “Poiché un bambino è nato per noi,/ ci è stato dato un figlio./ Sulle sue spalle è il segno della sovranità/ ed è chiamato:/ Consigliere ammirabile, Dio potente,/ Padre per sempre, Principe della pace”.

Perché il Figlio di Dio è il “Principe della pace”? L’uomo è una creatura ferita dal male. La guerra nasce nei cuori dove allignano l’inimicizia e l’odio: gli eserciti vengono dopo. Il Salvatore è venuto a guarire i nostri cuori di tenebra, perciò la Chiesa annuncia che Cristo stesso è la pace per il mondo.

Il giovane Francesco, ad Assisi, si era appassionato all’idea di andare a combattere per diventare un grande cavaliere e trovare così la gloria mondana.

Poi – nella battaglia di Collestrada contro Perugia (dove venne fatto prigioniero) – si scontrò con la prosa crudele della guerra per scoprire alla fine che tutto nella vita è vanità. Tutto passa, nulla resta. Eccetto Gesù, il cui regno non finirà mai.

Così volle essere un povero cavaliere del “Principe della pace”, del mite Re dell’universo che si è fatto crocifiggere per amore nostro. E Francesco chiese ai suoi frati di seguire Gesù alla lettera.

Perciò nella “Regola non bollata” (1221) si legge: “Quando i frati vanno per il mondo, non portino niente per via […]. Non resistano al malvagio, ma se uno li avrà percossi su una guancia, gli offrano anche l’altra”.

E nella Regola bollata” (1223) prega i frati “di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci accusano”.

Nel “Cantico delle creature” Francesco indica in coloro che per amore vivranno così o sopporteranno malattie e sofferenze la più grande lode di Dio: “Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore e sostengo infirmitate e tribolazione”.

Ma le parole più commoventi e rivelatrici sono quelle che Francesco scrisse a un suo frate che doveva guidare altri frati dai quali ricavava molte sofferenze: “Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell’amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia. E così tu devi volere e non diversamente. E questo tieni in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio e mia per te… E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori. E questo sia per te più che stare appartato in un eremo”.

Francesco aggiungeva:

“in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 13 maggio 2022

 

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