L’on Diliberto nega l’evidenza: che l’Unione Sovietica sia stata alleata della Germania nazista nello scatenare l’attacco alla Polonia e quindi la Seconda Guerra Mondiale. E dire che Stalin arrivò a chiamare Hitler “compagno”….

Giovedì scorso sfoglio Magazine del Corriere della sera e capito sulla lunga intervista all’on. Oliviero Diliberto. Il quale, dopo aver ripetuto “io sono comunista” (nell’anno 2005), senza provare vergogna alcuna, se ne esce con questa simpatica invettiva: “Socci è un invasato. A Excalibur. E’ riuscito a dire che la seconda guerra mondiale l’ha scatenata l’Unione Sovietica. Gli ho detto di rileggere il sussidiario”.

Lasciamo perdere l’insulto (“invasato”) che è la “diagnosi” tipica di chi pratica quell’ideologia verso gli oppositori…. Osservo intanto la manipolazione delle mie parole: io dissi, in quell’occasione, che la seconda guerra mondiale – come sa chiunque abbia letto qualche libro di storia (non i “sussidiari” stampati al Cremlino) – scoppiò grazie al patto Ribbentrop-Molotov (cioè il patto Hitler-Stalin) con l’attacco alla Polonia da ovest (da parte dei nazisti)) e da Est (da parte delle truppe sovietiche). Aggiunsi poi che Germania nazista e Urss furono di fatto alleati per tutta la prima parte della guerra, cioè fino al 1941, quando a rompere l’alleanza fu Hitler (non Stalin). E che questo patto infame fu tragico non solo per i polacchi e per gli stati baltici, ma anche per milioni di ebrei polacchi… Insomma riferii fatti semplicemente di dominio pubblico. Ovvietà.

Sebbene certi manuali scolastici “censurino” questa elementare verità, cionondimeno sta su tutti i libri seri. Mi riesce difficile credere che Diliberto (il quale dice: “sono uno studioso”) la ignori. Forse è uno che crede alla sua stessa propaganda perché certe verità sono troppo dure da digerire. In effetti gli sarebbe alquanto difficile spiegare come Stalin potesse chiamare “compagno” Hiltler (vedi Nazi-Soviet relations 1939-1941. Documents from the Archives of the German Foreign Office, a cura di James Sontag e James Stuart Beddie, Departement of State, 1948, p. 76).

Resta la profonda tristezza per questo nostro povero Paese dove il segretario di un partito che si candida a governare l’Italia, ancora oggi – nel 2005 – si dice “comunista”, difende l’orrendo regime sovietico e nega spudoratamente questo fatto storico che è uno dei grandi crimini di Stalin. Sono ancora fermi lì.

P.S. Chi volesse documentarsi può leggere Mihail Geller-Aleksandr Nekric, Storia dell’Urss (Rizzoli 1984), da pag. 377 a pag. 418. I due autori fanno notare che “l’Unione Sovietica aveva aperto la strada alla guerra, firmando un patto con la Germania” (p. 394), che “l’aggressione sovietico-tedesca alla Polonia si concluse con parate congiunte delle truppe tedesche e sovietiche a Brest-Litovsk” e con un “comunicato congiunto tedesco-sovietico” (p. 396) e che “nel dicembre 1939 la Società delle Nazioni condannò formalmente l’Urss per l’aggressione (alla Polonia) e la espulse. Soltanto altri tre stati avevano subito un’analoga condanna come aggressori: il Giappone militarista, l’Italia fascista e la Germania nazista” (p. 401). Soprattutto gli autori notano che “se l’Urss non avesse firmato il patto, è molto probabile che la Germania non avrebbe osato invadere la Polonia, perché sarebbe stato troppo grande il rischio di suscitare una coalizione tra l’Inghilterra, la Francia e l’Unione Sovietica” (p. 405).

Infine Nekric e Geller ricordano che il regime sovietico “si spinse fino a consegnargli (a Hitler) circa 800 antinazisti tedeschi e austriaci, fra cui ex funzionari del Komintern che erano stati rinchiusi in campi sovietici” (p. 413). E’ la vicenda terribile raccontata da una straordinaria donna ebrea, Margarete Buber-Neuman, nel libro Prigioniera di Stalin e Hitler (Il Mulino 1994)

Fonte: AnotnioSocci.it

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