La Sinistra politica e mediatica si contraddice di continuo. Attaccarono il premier ungherese Orban perché il 30 marzo dichiarò lo stato d’emergenza nel suo Paese (lo fece seguendo le norme di legge), ma il governo giallorosso ha egualmente dichiarato lo stato d’emergenza (anche se “la nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza”, come ha ricordato la presidente Cartabia) e ha fatto una gestione della crisi molto criticata dagli stessi costituzionalisti.

Poi, a differenza dell’Ungheria dove in giugno, finita la fase critica, il Parlamento ha revocato i superpoteri del premier, il governo Conte ha addirittura deciso di protrarre lo stato d’emergenza da adesso fino ad ottobre, senza che esista più l’emergenza. Caso unico in Europa.

Egualmente, si è attaccato il presidente americano Trump che – per l’emergenza Covid – ha ipotizzato (solo ipotizzato, non deciso) un rinvio delle elezioni presidenziali di novembre, eppure l’italico governo giallorosso – per l’emergenza Covid – ha già tranquillamente rinviato le elezioni regionali e il referendum dalla primavera all’autunno.

SEGRETISSIMO

Un’altra plateale contraddizione è di questi giorni. La Sinistra ha sempre fatto battaglie ideologiche contro “il segreto di Stato” e il M5S ha sempre predicato la trasparenza come bene pubblico essenziale.

Tuttavia gli atti del Comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, da cui è emersa la decisione governativa del lockdown, sono segreti e quando la Fondazione Einaudi di Roma ha chiesto al Tar del Lazio che fosse tolto il segreto e ha ottenuto una sentenza favorevole, il governo si è opposto chiedendo al Consiglio di Stato la sospensione di tale sentenza.

La sospensione è stata accordata dal giudice monocratico, fino al 10 settembre, per poter assumere una decisione collegiale, ma nello stesso decreto il Consiglio di Stato ha notato che quei verbali del comitato tecnico-scientifico, che “hanno costituito il presupposto per l’adozione di misure volte a comprimere fortemente diritti individuali dei cittadini, costituzionalmente tutelati (…) non contengono elementi o dati che la stessa appellante abbia motivatamente indicato come segreti”.

Perciò lo stesso Consiglio di Stato afferma che “non si comprende, proprio per la assoluta eccezionalità di tali atti” perché debbano essere inclusi “nel novero di quelli sottratti alla generale regola di trasparenza e conoscibilità da parte dei cittadini, giacché la recente normativa, ribattezzata freedom of information act sul modello americano, prevede come regola l’accesso civico”.

Le decisioni prese dal governo – a partire da quella del lockdown totale – hanno riguardato la vita di tutti gli italiani, hanno sospeso alcuni loro fondamentali diritti e hanno avuto anche conseguenze economiche enormi per milioni di italiani, anzi per tutti.

Perciò gli italiani hanno il sacrosanto diritto di conoscere i dati e le analisi sulla cui base sono state prese quelle decisioni. Perché l’esecutivo Conte si oppone?

GOVERNO DI MINORANZA

Già questo governo è nato male, senza essere stato scelto dagli elettori(perché Pd e M5S alle elezioni politiche del 2018 erano duramente contrapposti), è nato senza alcun programma, solo per impedire il voto del “popolo sovrano” (perché Pd e M5S ritenevano che avrebbe vinto il centrodestra) ed è un governo di minoranza nel Paese (come hanno dimostrato le elezioni europee dell’anno scorso e le varie consultazioni regionali).

Dunque è già carente di una piena legittimazione democratica. Se poi, dopo aver gestito lo stato d’emergenza sospendendo molti diritti ed emarginando di fatto il Parlamento, si oppone addirittura alla richiesta dei cittadini di conoscere gli atti che hanno portato al lockdown, con il conseguente blocco della nostra economia, è difficile sentirsi in una democrazia sana e autentica.

Questo atteggiamento governativo si replica anche su altri documenti fondamentali del periodo emergenziale.

COS’HANNO DA NASCONDERE?

Infatti Riccardo Luna ieri ha rivelato su “Repubblica” che analogo segreto grava, inspiegabilmente, sul piano pandemico nazionale. Il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani, dichiarò ad aprile che “già dal 20 gennaio avevamo un piano”. Però non è mai stato reso pubblico ed è stato addirittura secretato.

I piani pandemici sono strumenti di azione varati dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono sempre in evoluzione e “sono tutti pubblici i piani pandemici europei, è importante che lo siano” osserva Luna “perché siano efficaci tutti devono sapere come comportarsi”.

Quello italiano era fermo al 2010, poi “il 20 gennaio 2020, e quindi undici giorni prima che il governo dichiarasse lo stato d’emergenza un piano è stato fatto. Quale?”. Luna ieri ha ripercorso tutte le richieste formali che ha avanzato alle varie amministrazioni per conoscere – a norma di legge – questo documento. Ma si è trovato davanti un muro. Un altro segreto impenetrabile. Perché?

E’ importante conoscere tale documento perché – come osserva Luna – “quel piano serve anche a capire se nei 55 giorni che passano dalla sua approvazione alla decisione del lockdown sono state messe in campo tutte le azioni necessarie a mitigare i danni”. Eppure il piano è inaccessibile. Perché?

REGIMETTO

Il primo diritto dei cittadini è il diritto alla verità. Senza trasparenza negli atti pubblici e senza verità, una democrazia scivola fatalmente verso la cosiddetta “democratura”, un regime che ha l’apparenza della democrazia, ma con una sostanza autoritaria.

Se a tutta questa secretazione, alla sospensione di diritti fondamentali dei cittadini durante il lockdown e allo “stato d’emergenza” prolungato senza emergenza, aggiungiamo alcuni preoccupanti segnali arrivati negli ultimi tempi dalla coalizione di governo c’è di che preoccuparsi.

Mi riferisco a progetti di legge che limitano fortemente la libertà di opinione e di parola (come la legge Zan) e mi riferisco poi, specialmente, alla decisione di mandare sotto processo il leader dell’opposizione di centrodestra, Salvini, per un atto di governo, cioè per la gestione della Open Arms, che fu una scelta politica che coinvolgeva tutto il precedente esecutivo gialloverde e che fu presa in base agli indirizzi programmatici di quel governo.

La Sinistra, che quando governa il centrodestra è sempre indaffarata a lanciare allarmi democratici senza motivo, oggi digerisce tutto e anzi applaude questa preoccupante deriva.

Se fosse stato un governo di centrodestra a comportarsi come si sta comportando l’attuale esecutivo giallorosso, avrebbero scatenato il finimondo e avrebbero suonato le sirene dell’allarme democratico in tutto il globo.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 2 agosto 2020