“Il filosofo neo-marxista Ernst Bloch ha visto in Sherlock Holmes e nel suo ‘metodo detettivo’ il frutto migliore del positivismo, l’istanza rigorosa di un metodo che osserva i fatti sfuggendo alle fantasie, che sarebbe stata portata alla sua perfezione dallo stesso Karl Marx. C’è da credere che il povero Bloch avrebbe avuto qualche delusione dagli infortuni di Sherlock Holmes con le fate di Cottingley e con lo spiritismo. Tuttavia, da un altro punto di vista, non vi è nulla di ‘strano’ nella coesistenza fra positivismo e credenza negli spiriti e nelle fate in Conan Doyle”.

Così scrivevano Massimo Introvigne e Michael W. Homer nel 1992, presentando il libro di Arthur Conan Doyle, “The Coming of the Fairies” del 1922 (“Il ritorno delle fate”, Sugarco). Varie pubblicazioni ora tornano a parlarne e “Il Venerdì di Repubblica” ha dedicato loro un articolo intitolato “Conan Doyle lo spiritista”. Continua